era il giornalista che raccontò l’atletica

Il giornalismo sportivo piange Giorgio Lo Giudice. La sua firma ha raccontato per decenni lo sport e in particolar modo l’atletica del nostro Paese. 
Questa disciplina l’aveva pratica anche da ragazzo a scuola, fino a diventare tecnico ed insegnante di educazione fisica. Prima della sua scomparsa, ad 88 anni, aveva ottenuto la carica di presidente del Club Atletico Centrale. 
Lo Giudice verrà omaggiato con un minuto di silenzio allo Stadio Olimpico in occasione del Golden Gala Pietro Mennea che inizierà venerdì 6 giugno. 

La carriera

La storia professionale di Giorgio prende il via nel 1961, quando inziò a collaborare con Il Paese poi due anni più tardi passò alla Gazzetta dello Sport dove rimase fino al 2003.  Da inviato ha seguito ben cinque Olimpiadi, compresa quella di Roma 1960.

Di questa edizione, ricordava a memoria aneddoti, risultati e statistiche. Nel corso degli anni ha pubblicato diversi libri: come «La Rivoluzione di Bikila — una storia d’amore fra l’Etiopa e l’Appia Antica» dedicata al corridore africano, che vinse la maratona di Roma 1960.

Il cordoglio

La notizia della sua morte ha ovviamente scosso tutto l’ambiente sportivo, tantissime le dimostrazioni di affetto verso il giornalista romano e la sua famiglia. Tra le tante note pubblicate, quella della Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali: «Nel suo costante impegno per uno sport inclusivo, Giorgio ha promosso attivamente la presenza degli atleti FISPES in progetti dal grande valore sociale ed educativo come la Corsa di Miguel e il Mille di Miguel» e quella di Fidal Lazio, che ha affidato il suo ricordo al presidente Fabio Martelli: «Perdiamo un uomo di grande cultura sportiva, un testimone della storia dell’atletica italiana, ma soprattutto un amico generoso, sempre disponibile e pronto a dare il suo contributo per far crescere il nostro movimento. Il suo esempio resterà una guida per tutti noi».