19.05.2025
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Politics

Elezioni Liguria e il campo largo. Schlein, Conte e Calenda: «Basta bugie sulla Sanità»


Applausi, abbracci, foto opportunity sul palco. La deputata Elena Bonetti di Azione che chiama con affetto il candidato «Andy», il leader Cinquestelle Antonio Conte che per l’occasione ha girato «in lungo e in largo la Liguria», Carlo Calenda videocollegato che non si tiene: «Mi sono rotto le scatole delle cretinate di Marco Bucci». Andrea Orlando, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Liguria, chiude la campagna elettorale e al teatro Politeama va in scena il campo largo. Che entusiasma la segretaria del Pd Elly Schlein: «Che bello vedere le nostre bandiere una accanto all’altra», dice occhieggiando gli striscioni appesi in galleria. «Le cose più belle sono quelle che facciamo insieme».

COMPATTEZZA

A Genova, dal 1995 a oggi, nelle elezioni regionali il centrosinistra ha vinto tre volte e altrettante il centrodestra. Ma nel 2015, con l’onda arancione di Giovanni Toti, la Liguria è tornata a destra dopo dieci anni e alle ultime europee di giugno il Pd, con il 26,3%, era dietro Fratelli d’Italia. Dunque, urge compattezza e a insistere è proprio Schlein: «Ogni forza di questa bella coalizione porta un valore aggiunto. Così abbiamo costruito un progetto di cambiamento concreto che parla dei bisogni delle persone. Stavolta in Liguria si cambia e con Andrea Orlando è la volta buona». Schlein vuole «una Liguria che sia governata nell’interesse di tutti e non di Toti», perchè «Bucci è la piena continuità con un sistema di potere che dobbiamo lasciare alle spalle. Perché non è andato tutto bene». Giuseppe Conte è sulla medesima linea: «Qui in Liguria chi governava ha ascoltato solo qualche imprenditore amico, non i cittadini. E ascoltando pochi imprenditori ha danneggiato gli altri. Per Salvini è necessario confermare quanto fatto da Toti. No, dobbiamo cambiare». Dopo la vittoria in Sardegna con la grillina Alessandra Todde, Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli e Calenda ripropongono a Genova la stessa formula, quella dell’alleanza. «Siamo sul palco insieme perché qui c’è un progetto serio su obiettivi specifici e programmi comuni marchiati positivamente dall’etica pubblica. Su queste basi possiamo trovare delle sintesi. Ci fidiamo di Andrea Orlando», ribadisce Conte. E Angelo Bonelli di Europa Verde rimarca l’esistenza di «un palco più ampio, più allargato e più forte per liberare la Liguria da un totismo che prima di tutto ha calpestato l’interesse pubblico».

LA MANOVRA

Discontinuità con gli ultimi due mandati e affondi alla legge di Bilancio rappresentano la cifra comune della coalizione. Benché ieri pomeriggio, da Bologna, Schlein abbia aperto uno spiraglio: «Nella discussione sulla prossima manovra faremo la nostra parte e speriamo di poterla fare appunto in uno spirito di collaborazione anche con le altre forze politiche». Ma dal palco di Genova, in sintonia con gli alleati, non risparmia critiche. Afferma Schlein: «La presidente Meloni dice che noi non sappiamo fare i conti, lei da giorni dà i numeri sulla sanità pubblica, mente sapendo di mentire. Con Meloni la spesa sanitaria in rapporto al Pil scenderà al 6,5%, il minimo storico negli ultimi quindici anni. Anziché vantarsi dei dati sull’occupazione, che sostiene non sia mai andata così bene dai tempi in cui Garibaldi ha unito l’Italia, lasci stare gli eroi repubblicani come Garibaldi e pensi invece ai suoi amici nostalgici repubblichini». Quanto a Conte, rivendica i meriti del modello Genova. «Bucci se ne vanta tanto, ma chi l’ha creato? Chi ha messo i miliardi a Palazzo Chigi per le infrastrutture in Liguria? Noi dei Cinquestelle», afferma. «Non distrarremo le nostre forze tra amici, amichetti, parenti e familiari come sta succedendo». Mentre Orlando, assicura Elena Bonetti, «questo lavoro lo sa fare: con lui ho governato, è un uomo che sa dialogare, anche discutere, ma sempre per trovare soluzioni per il bene comune». Coesi per Orlando, quindi. «Noi siamo insieme perché abbiamo delle idee, voi perché siete contro», si rivolge al governo il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Che esorta gli elettori a uscire dalla «sindrome dell’imbarazzo: essere contro questa destra è un formidabile programma politico».

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