12.08.2025
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Sports

ecco perché il Psg vuole liberarsi di Gigio


Niente da fare, il rotolare della storia ama seguire inesorabilmente le stesse traiettorie. Da Icaro a Simon Mago sappiamo tutti che l’arte del saper volare non assicura alcun tipo di immunità, figuriamoci poi se qualcuno pretendesse addirittura di desiderare la riconoscenza, se non l’amore. Non sarà un caso, forse, che Karol Wojtyla o Albert Camus decisero di abbandonare promettenti carriere da portiere per dedicarsi alla fede e alla letteratura con risultati senz’altro da benedire. L’amarezza di questa epifania, adesso, la sta vivendo Gigio Donnarumma, che a 26 anni si scopre sempre più signore dei cieli e nel frattempo, a sorpresa, mal tollerato esubero della squadra più forte d’Europa — il Psg di Luis Enrique — che giorno dopo giorno lo sta mettendo ai margini, nonostante debba essenzialmente a lui aver raggiunto il tetto continentale che i vari Messi, Neymar, Ibrahimovic, Mbappé e nobiltà assortita non sono stati in grado di garantire.

SULL’OTTOVOLANTE

A poco sembra valere l’essere inserito — unico italiano — nella lista dei candidati al Pallone d’Oro, come la quasi certezza di essere il solo azzurro di avere una sicura rilevanza internazionale. Insomma, piaccia o meno, non è certo una bestemmia dire che Donnarumma possa essere considerato il portiere più forte del mondo. Eppure le strategie del club parigino lo stanno indirizzando malinconicamente nella categoria degli esuberi di lusso, visto che il ds Campos ha acquistato dal Lilla il 23enne Lucas Chevalier per 40 milioni, che salirebbero a 55 se tutti i bonus fossero centrati. La domanda è: perché? In tempi di Financial Fair Play una riserva non meriterebbe un investimento così oneroso. E allora le voci che raccontano la promessa di Campos al nuovo arrivato («il titolare sarai tu») cominciano credibilmente a lievitare, così come quelle che da mesi spiegano come Gigio non fosse l’estremo difensore ideale per Luis Enrique, che desidererebbe un portiere assai più bravo con in piedi. E, puntualmente, il club ieri ha presentato Chevalier descrivendolo appunto come «dotato di un ottimo gioco con i piedi».

Ma nel calcio con c’è nulla di definito e così per Donnarumma la vita ora sembra essere una specie di viaggio fra corsi e ricorsi. Anche all’inizio della sua avventura parigina ha dovuto masticare esclusioni, quando Keylor Navas gli veniva preferito per status e anzianità, così come contestazioni e polemiche, quando qualche suo intervento poco felice faceva precipitare il Psg dall’olimpo della Champions. Tutto già visto. D’altronde non era lui il “Dollarumma” accusato di ingratitudine da milioni di tifosi milanisti per avere lasciato il club a parametro zero? Non era lui a non poter mettere piede a San Siro neppure con la Nazionale proprio per via del “tradimento”? Non era lui a essere crocifisso nel 2017 per avere rinunciato all’esame di diploma da ragioniere per andare in vacanza a Ibiza?

CONTRATTO

Morale: se occorre un paradigma del fatto che nella vita non ci si può mai fermare, allora l’avventura dell’ex enfant prodige che esordì al Meazza a 16 anni grazie all’occhio lungo di Sinisa Mihajlovic può essere presa in considerazione. Del resto, dopo l’addio al Milan nel 2021, il trasferimento a parametro zero è una storia che corre il rischio di ripetersi. Vinta la Champions infatti, col contratto in scadenza nel 2026, Donnarumma pensava che il rinnovo con relativo aumento — adesso guadagna circa 10 milioni netti — fosse questione scontata. La risposta del club è stata chiara: l’ingaggio di Chevalier. Quanto basta per supporre che il 13 agosto, quando Psg e Tottenham si sfideranno a Udine per la Supercoppa Europea, Gigio non sarà neppure convocato, nonostante ques’ultimo abbia postato due giorni fa una torta con su scritto “Numero 1” che gli è valsa nuova baruffa social. Davanti a sé perciò, a meno di terremoti tecnici, pare esserci un anno da separato in casa prima di approdare alla terra promessa di un nuovo svincolo gratuito. Già adesso in Premier. — dal City in giù — tanti farebbero carte false per averlo, ma chissà che l’ultimo sberleffo non sia alle viste, cioè l’approdo all’Inter fra dieci mesi. L’ultimo tassello di un mosaico emozionante e spietato, che racconta come tra l’essere stimati e l’essere apprezzati, a volte, ci sia un abisso così vasto che neppure chi sa volare riesce a estinguere.


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