21.05.2025
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«È un po’ Agassi e un po’ Djokovic, gli avversari non sanno come batterlo»


Flavia Pennetta, da regina degli US Open 2015, non si è meravigliata della pacata esultanza di Sinner?
«È vero, sembrava che avesse vinto un torneo qualsiasi: lui è composto nelle reazioni, facciamocene una ragione, è così. Magari al suo interno vive le cose intensamente, non possiamo saperlo. Diciamo che è più austriaco come comportamenti: in Alto Adige sono più pacati e controllati. E’ la sua cultura. Però in quel lungo sospiro subito dopo il match point ho percepito tutta la difficoltà di questo risultato».

Jannik è il numero 1 dell’intero sport italiano.
«Il tennis oggi è il secondo sport più seguito dal pubblico, anche grazie alla tv, ai tornei tutte le settimane. Mi auguro che sia d’ispirazione sempre più dai bambini. Speriamo che prendano tutto da lui».

Campioni si nasce o si diventa?
«Si nasce e si diventa. Un giocatore così fenomenale ha una base naturale e poi tanto lavoro quotidiano. Certo il campione non lo costruisci da zero, ha qualcosa di innato in più».

Sinner, in campo, non mostra emozioni.
«In campo è una macchina che non vedi mai in difficoltà: avrei tanto voluto esserlo io quando giocavo, per non dare punti di forza all’avversario».

Taylor Fritz ha privato a batterlo, ma non ha mai dato l’impressione di potercela fare.
«Sapevamo tutti che avrebbe dovuto giocare per 3 ore come quei 3 games in cui ha tirato a tutta. Poteva anche vincere un set, ma avrebbe potuto tenere. Gli leggevo in faccia: «Ma io come glielo faccio il punto?».

Sinner è un mix di grandi giocatori da fondocampo del passato: è Agassi o Djokovic?
«E’ davvero un mix, forse tecnicamente è più Andre, ma fa anche sempre la scelta giusta, ti chiude qualsiasi via e recupera in fretta come Djokovic».

Qual è la qualità che più apprezza di Jannik?
«Ha avuto coraggio di costruirsi presto e continua a farlo. Anche a rete, insiste ad andarci, anche se sbaglia, perché sa che contro certi avversario, come Medvedev, altrimenti da fondo potrebbe incartarsi».

Sinner sembra fragile di fisico.
«Non lo è veramente, è alto e mingherlino, ma è tutto fibra, non sarà mai muscoloso, ma è forte, agile, elastico e resistente. Deve solo stare molto attento alla prevenzione, per non farsi male».

Che suggerirebbe all’avversario di Sinner?
«Mah, ho in mente un paio di rovesci da giocatore di baseball che ha fatto con Fritz, con tutta la spalla aperta, e tutti i colpi Gli direi: «Tira sulle righe e spera che Jannik non sia in giornata».

Con le altre magiche ragazze di Fed Cup, Schiavone, Errani e Vinci avete aperto al Rinascimento di Sinner
«Sì, certo. Come per noi erano state di grande riferimento Farina, Grande e le altre».

Che dice di Paolini ed Errani?
«Fantastiche. Sono strafelice per Sara che ha passato 3 anni tosti: aveva giocato i tornei più grandi e ha dovuto giocato quelli più piccoli, ma ha perseverato, testarda. Una volta le ho detto: «Ma chi te lo fa fare?». Ha avuto ragione lei. E Jasmine pure, come Sinner, ha avuto il coraggio di cambiare e costruirsi un gioco più aggressivo col supporto di un grande coach come Renzo Furlan. Anche il doppio l’ha aiutata tanto».

Olimpiade-Us Open-Davis: è sempre Grand’Italia.
«A Bologna, senza Sinner e Musetti, schieriamo la squadra B, ma nei maschi abbiamo anche tre squadre sempre competitive. Il gruppo è forte e ha questa sana competizione interna che sprona. E’ quello che manca a Jasmine: le altre ragazze giocano bene e hanno pure fisico, ma devono crederci di più».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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