A sinistra il leader di Forza Italia Antonio Tajani, giacca e camicia. Al suo fianco, a destra, la segretaria dem Elly Schlein. Sopra, a caratteri cubitali: «Il Pd rilancia lo Ius Soli, FI apre un varco a sinistra». È metà pomeriggio quando una grafica postata su X dall’account della Lega accende uno scontro nella maggioranza. Risveglia la politica dal torpore di Ferragosto.
Ius Soli, Sanguinis e Scholae: cosa sono? La legge sulla cittadinanza al centro del dibattito (dopo il vandalismo al murale di Paola Egonu)
LO SCONTRO
L’oggetto del contendere è lo Ius Scholae, il diritto alla cittadinanza per chi, straniero, ha studiato in Italia. Fumo negli occhi per Matteo Salvini e il Carroccio. Non per Forza Italia che invece apre, sulla scia del dibattito nato intorno agli insulti razzisti a Paola Egonu e gli altri “nuovi italiani” tornati da Parigi con una medaglia al collo. Lascia aperta una porta il partito azzurro. E fa anzi presagire che di qui a breve, magari al rientro a settembre, dalle sue fila in Parlamento potrebbe prendere vita una bozza di riforma. «Siamo contrari allo Ius soli, ma siamo aperti allo Ius Scholae, siamo per favorire l’integrazione e la scuola ne è il motore» mette a verbale Raffaele Nevi, a capo della comunicazione e fedelissimo del segretario.
Non se ne parla per i leghisti, che attaccano lancia in resta gli alleati. Dura la nota a corredo del fotomontaggio con Tajani e Schlein. «La legge sulla cittadinanza va benissimo così, e i numeri di concessioni (Italia prima in Europa con oltre 230mila cittadinanze rilasciate, davanti a Spagna e Germania) lo dimostrano, non c’è nessun bisogno di Ius soli o scorciatoie». È insomma indigestissimo l’assist forzista sui diritti al “Capitano” Salvini che dalla Puglia dove è in vacanza fa dettare la nota al vetriolo. Gli fa subito eco Andrea Crippa, braccio destro e vicesegretario a via Bellerio: «Polemiche inutili, siamo il Paese che concede più cittadinanze».
Tace sul punto Fratelli d’Italia. Chi è addentro al quartier generale del partito conservatore a via della Scrofa però considera molto improbabile un via libera di Giorgia Meloni alla riforma dello ius scholae. Difficile insomma che una proposta del partito azzurro, già a settembre, abbia l’avallo di Palazzo Chigi. Resta la determinazione di Forza Italia a porre il tema sul tavolo, trovare un punto di caduta tra l’indigeribile Ius soli caro al Pd e i veti leghisti. Che sia la fase due sui diritti concordata dalla dirigenza del partito con la famiglia Berlusconi, auspicata a più riprese dai figli maggiori del Cavaliere Pier Silvio e Marina?
Presto per dirlo. Intanto nelle opposizioni colgono al volo l’assist dei forzisti. Ed ecco ripartire il coro per mettere al centro dell’agenda il diritto alla cittadinanza. Lo Ius scholae, interviene il senatore dem Alessandro Alfieri, è «un tema di civiltà che solo in Italia fa fatica a trovare spazio». Allunga una mano anche Carlo Calenda, leader di Azione: «Il sostegno di Forza Italia a una normativa sullo Ius Scholae è un’ottima notizia. Fondamentale cercare una convergenza su questa proposta» e anche l’ex partner Italia Viva apre alla collaborazione. Sì all’unisono dal campo larghissimo del centrosinistra, se è vero che i Cinque Stelle hanno già depositato Pdl a favore della cittadinanza per gli stranieri che completano un percorso di studi in Italia. Il diavolo ovviamente è nei dettagli. C’è chi, come i pentastellati in Parlamento, limita a cinque il numero minimo di anni di studio per ottenere il documento e chi invece, come i forzisti, chiede si estenda fino al liceo. Si vedrà.
I PROSSIMI PASSI
Meloni, dalla Puglia dove è in vacanza, si risparmia la polemica ed evita di intervenire. Tuttavia la linea della timoniera del centrodestra è nota e vale per tutti i dossier così divisivi nella maggioranza: la priorità va data a quel che c’è nel programma del centrodestra. Che non fa menzione invece dello Ius scholae. Il nodo è anzitutto politico.
Riguarda i rapporti tra Fi e Lega e i rispettivi leader e la nuova fase, più arrembante e di lotta, in cui sembra entrato il partito di Tajani dopo il buon bottino alle elezioni europee di giugno. Qui e lì le schermaglie fra alleati proseguono. Ad esempio sul generale Roberto Vannacci, l’ex parà catapultatosi fra le fila della Lega all’Europarlamento con mezzo milione di voti e finito nel mirino del veterano forzista e capogruppo al Senato Maurizio Gasparri. In serata ieri, la replica piccata di fonti leghiste: «Attacchi inutili che non servono a nessuno».
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