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è in vantaggio in tre degli Stati-chiave


Kamala Harris guadagna terreno in tre stati chiave, lasciandosi Donald Trump alle spalle di quattro punti percentuali. Un sondaggio condotto dal New York Times e dal Siena College rivela che la vicepresidente ha il sostegno del 50% degli elettori in Wisconsin, Pennsylvania e Michigan, mentre Trump si ferma al 46%. Con probabile disappunto di Trump, gli elettori definiscono la vicepresidente «più intelligente» e «caratterialmente più adatta» a guidare il Paese, quando lui ha finora tentato invece di sostenere che sia «stupida» e «inetta».

Trump accetta il dibattito Tv con Harris, e si trova a rincorrerla

A tre settimane dall’abbandono di Joe Biden, la situazione appare dunque sempre più dinamica per Harris che punta a consolidare il suo vantaggio con comizi ogni giorno nel cuore del Paese, mentre Trump sembra deciso a concentrarsi sul suo elettorato di riferimento. Un sondaggio Ipsos, condotto tra il 2 e il 7 agosto, conferma la leadership di Harris anche al livello nazionale, con un margine del 42% contro il 37% di Trump, e 4% per Robert Kennedy.

LO SCENARIO

Questi numeri rappresentano un serio margine di vantaggio, perché vanno oltre il 2,5% del margine di errore dichiarato. Tuttavia ci sono fronti su cui Trump conserva un vantaggio ancora forte: nella gestione dell’economia, ad esempio, supera Harris 52% a 46% in Wisconsin e Pennsylvania, e 51% a 45% in Michigan. Nonostante l’economia stia andando bene e l’occupazione rimanga a livelli invidiabili, negli ultimi due anni l’Amministrazione Biden è stata considerata colpevole dell’alto tasso di inflazione, e Harris ne paga lo scotto. E anche sull’immigrazione, tema centrale nella campagna presidenziale, Trump appare più forte, sebbene i severi provvedimenti assunti da Biden dallo scorso marzo abbiano drasticamente ridotto gli attraversamenti.

Non c’è dubbio comunque che al momento il ticket Harris-Walz stia godendo di una classica “luna di miele” che presumibilmente durerà fino a dopo la Convention di Chicago del 19-22 agosto. Kamala e Tim stanno attraversando gli Stati in bilico del Midwest, con comizi che attirano decine di migliaia di persone entusiaste. Ieri il ticket ha ricevuto l’endorsement del potente sindacato “Culinary Workers Union” in Nevada, formato in maggioranza di elettori ispanici, una fetta dell’elettorato che Biden stava progressivamente perdendo. Harris ha anche ricevuto il sostegno della sorority Alfa-Kappa-Alfa, il potente club studentesco di cui ha fatto parte all’università, il più ricco e numeroso dei “Divine Nine”, i nove club studenteschi afro-americani storicamente impegnati in attività civiche e politiche.

LA SITUAZIONE

Nel pubblico si sono contati peraltro anche indipendenti ed elettori repubblicani moderati che avevano votato per Nikki Haley, ma non la vogliono seguire nel rientro nelle file Maga. Negli Stati in bilico che Harris sta visitando – Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Nevada, Arizona – basteranno poche migliaia di voti a decidere chi vincerà, e attirare questi elettori può segnare il successo del ticket. Ma è saggio non valutare il possibile risultato della campagna sulla base di questi dati e questi giorni. La “luna di miele” finirà, ci sarà un primo dibattito Harris-Trump il 10 settembre e Trump sta preparando un feroce battage pubblicitario negli stessi Stati e oltre, con 37 milioni di dollari in sola pubblicità televisiva in Georgia.

D’altro canto, Harris ha dei vantaggi che Biden non aveva: ha molto tempo libero, ha una energia invidiabile, ha collezionato un record di centinaia di migliaia di volontari pronti a battersi per lei e si è scelta un vice che ha grande esperienza umana, legislativa e esecutiva. Vantaggi che valgono un Perù, come dimostrò Barack Obama nel 2008.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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