18.05.2025
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è il futuro del territorio»


Ha lavorato in Fiat, sulla linea di montaggio e alla logistica in quella che è stata la sua seconda casa per 42 anni e 10 mesi, ormai in pensione dal 2019 ora che la crisi morde il Gruppo Fca-Stellantis e lo stabilimento di Piedimonte San Germano solidarizza con gli ex colleghi e lancia un appello: «Non fate morire lo storico stabilimento di Piedimonte San Germano». Arturo Papa l’operaio di Pontecorvo icona dello stabilimento Cassino Plant che, nel novembre 2016, fu protagonista di un estemporaneo colloquio con l’allora premier Matteo Renzi e l’Ad Sergio Marchionne interviene nelle ore precedenti la grande manifestazione nazionale dell’automotive in programma questa mattina a Roma. «Sento troppe cose brutte sulla “mia Fiat”, potrei fregarmene, sono in pensione e vivo serenamente la mia vita, ma non è questo lo spirito che ho vissuto per tanti anni stando nello stabilimento che mi ha garantito per una vita la sicurezza economica. Sento di esprimere tutta la mia solidarietà e vicinanza ai tanti colleghi, molti dei quali sento ancora quotidianamente. Legate a quello stabilimento ci sono storie personali e di famiglia, c’è l’economia del territorio e c’è il futuro dei giovani», dice Arturo. In Fiat ha trascorso tutta la sua vita professionale. Assunto il 15 gennaio 1976 — quando si produceva la mitica 131 Abarth e la popolarissima 127 e quando il clima di contestazione era ancora caldo e due anni dopo ci fu un omicidio firmato delle Br- ha svolto la sua mansione di operaio prima al Montaggio e poi nella Logistica, come carrellista, con intermezzi in trasferta a Pomigliano e in Serbia. «L’esperienza in Serbia è stata la più gratificante, si lavorava, ma c’era un clima di fratellanza anche dopo la fine del turno». Arturo di aneddoti da raccontare ne ha molti. «Un giorno mi ritrovai, accanto durante una visita Giovanni Agnelli, l’avvocato, ma che io ho sempre chiamato in segno di riconoscenza per quello che ha dato al territorio “Zio Giovanni”, aveva un vestito gessato, una scena che ancora mi fa emozionare».

IL CAFFÈ

Ma il ricordo più intenso che Arturo ha è sicuramente la stretta di mano con Marchionne e il caffè sorseggiato insieme. «Era il 24 novembre 2016, Marchionne e Renzi erano in visita allo stabilimento, il premier mi avvicina e mi chiede da quanti anni ero in fabbrica, gli risposi da oltre 41 anni. Poi si avvicina Marchionne e le uniche parole che mi uscirono furono: Sono fiero di far parte della famiglia Fiat». Parole non senza un effetto pratico, Arturo venne chiamato in direzione per un formale ringraziamento, ma non finì lì. «Il mese dopo — dice con voce ancora emozionata — mi furono date mille euro di premio oltre allo stipendio, offrii pizza e panini a tutto il reparto». Il periodo più bello vissuto in Fiat per l’ex operaio sono stati gli anni 90. «Si produceva la Croma una gran bella macchina, si lavorava consapevoli di essere in fabbrica, ma c’era prospettiva, si guardava al futuro e c’era solidarietà tra tutti noi. Ora, a quanto mi dicono, si va in fabbrica, ma non c’è mai la certezza di lavorare, troppi turni persi, troppa evoluzione con l’elettrico che la gente ancora non ha ben compreso. Con la fine di Marchionne è iniziato il declino, con lui c’era stato il rilancio del marchio e la giusta visione internazionale dell’espansione del Bisscione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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