Sono passati 30 anni da quando Eni si è quotata alla Borsa di New York. E nel frattempo, in questi tre decenni, è cambiato il modo in cui usiamo l’energia e le fonti da cui la prendiamo. E ieri l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha voluto celebrare l’anniversario, partecipando alla cerimonia di apertura di Wall Street ai manager del gruppo italiano.
LO SVILUPPO
«La transizione energetica deve assolutamente continuare, ma non in modo esasperato e ideologico», ha detto Descalzi parlando con i giornalisti poco dopo l’evento a New York. «Dobbiamo arrivare a una condizione che riesca a creare interesse negli investitori, per soddisfare la domanda di oggi e anche quella di domani: se invece è esasperata rischiamo di avere l’effetto opposto», ha continuato l’amministratore delegato, che ha ricordato come il gruppo continua a investire in esplorazione e produzione ma sta anche «sviluppando la diversificazione del mix energetico, della presenza geografica, delle rotte di approvvigionamento e degli ambizioni di decarbonizzazione, attività che nel futuro garantiranno un business sostenibile».
LA DOMANDA
Il ceo del gruppo ha poi ricordato quanto sia importante il settore energetico e quanto la domanda oggi sia guidata dall’intelligenza artificiale: «Senza energia non ci sono infrastrutture e non c’è sviluppo», ha detto Descalzi. Parlando delle sanzioni sul petrolio russo, Descalzi ha rassicurato che non hanno avuto alcun impatto su Eni: «Non compriamo più da tempo dalla Russia. Per l’Europa un po’ di più perché probabilmente ci sono paesi che sono costretti o comunque hanno fatto la scelta di continuare a prendere anche con le sanzioni precedenti il petrolio dai russi».
C’è poi la questione della Libia: «Siamo in una situazione sicura», ha detto, aggiungendo: «In Libia produciamo gas che va tutto al Paese, questo ha permesso loro di passare dal carbone al gas. Siamo diventati essenziali e questo ci ha permesso di salvaguardare la nostra produzione. Stiamo risparmiando, stiamo investendo, siamo gli unici investitori nel Paese per qualcosa che serve a loro».
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