Non c’è soltanto lo smart working o il south working, la possibilità cioè di lavorare dal proprio paese di residenza nel Mezzogiorno. Per rendere più appetibile la Pubblica amministrazione per i giovani, il ministro per la Funzione pubblica Paolo Zangrillo, sta preparando anche una riforma delle carriere. Una delle ragioni che tiene lontano dal pubblico impiego i giovani, soprattutto i talenti specializzati nelle nuove tecnologie, non è soltanto la difficoltà a spostarsi dalla propria città di residenza, quanto la percezione di una minore possibilità e, soprattutto, velocità di carriera rispetto a quanto è in grado di offrire il mondo delle imprese private. C’è la percezione che nella Pubblica amministrazione, l’avanzamento avvenga più per anzianità che per merito. Un paradigma che il governo vuole provare a scardinare attraverso un disegno di legge al quale sta lavorando lo stesso Zangrillo e che potrebbe vedere la luce già nelle prossime settimane. L’idea di fondo è semplice quanto delicata nella sua attuazione: rivedere il principio per cui nel pubblico impiego si può diventare dirigenti soltanto vincendo un concorso pubblico. C’è insomma, da “ammorbidire” l’interpretazione rigida dell’articolo 97 della Costituzione secondo il quale «agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge».
Fino ad oggi il precetto costituzionale è stato inteso nel senso che anche alla posizione di dirigente si può accedere soltanto passando per la selezione pubblica. Anche per chi è già nei ranghi delle amministrazioni, come i funzionari di livello più elevato. In realtà si tratta di dipendenti pubblici che sono entrati negli uffici passando già per il concorso. Per loro, insomma, l’articolo 97 della Costituzione sarebbe rispettato anche nel caso di una “promozione” interna alla funzione dirigenziale. L’intenzione del governo, insomma, è quella di permettere una crescita interna dei funzionari più meritevoli, assegnando la possibilità di proporre una loro promozione al grado superiore direttamente ai dirigenti dei vari uffici. Tuttavia per evitare che si possa abusare di questa prerogativa, nel provvedimento allo studio del governo, sarà posto un ulteriore paletto: soltanto il 20 per cento delle posizioni dirigenziali vacanti all’interno delle piante organiche delle singole amministrazioni, potrà essere occupato utilizzando il canale delle promozioni interne.
IL PASSAGGIO
La riforma delle carriere del pubblico impiego è stata tra l’altro, inserita all’interno del Piano strutturale di Bilancio presentato dal governo alla Commissione europea, ed è stata indicata come una di quelle fondamentali per ottenere l’allungamento da quattro a sette anni del piano di rientro sul debito pubblico dell’Italia. Questo significa che si tratta di una riforma che dovrà necessariamente essere portata a termine. Nella stessa riforma dovrebbero trovare spazio altre due misure pensate sempre per rendere più attrattivo il lavoro negli uffici pubblici. La prima è un «bonus produttività», un premio legato alla maggiore efficienza del singolo lavoratore o dell’ufficio nel quale presta la propria opera. Il secondo è un incentivo per i dipendenti che decidono di spostarsi da un’amministrazione ad un’altra.
LE DISPARITÀ
Sarà importante vedere come questa misura sarà declinata. Oggi, solo per fare l’esempio del comparto delle Funzioni centrali, ci sono delle amministrazioni che vendono ritenute più appetibili, come l’Agenzia delle Entrate o l’Inps, mentre in altre si fa sempre più fatica a trovare lavoratori, come per esempio nel caso dei cancellieri nei tribunali o per i dipendenti comunali.
Non va dimenticato che, riforma a parte, anche il contratto si occupa di possibilità di carriera dei dipendenti pubblici. Ma lo fa in maniera contraddittoria e con poca fortuna. Da un lato è stata introdotta una nuova area, quella delle elevate professionalità, con stipendi di partenza da 70 mila euro. Ma dall’altro questa possibilità finora è stata davvero poco usata dalle amministrazioni. Rompere il muro delle progressioni per anzianità non è semplice.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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