18.05.2025
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Politics

Detenzione preventiva, da Renzi ok alla revisione. Ddl Nordio, Colle verso il sì


Riformare la custodia cautelare. Mettere un tetto alla permanenza in carcere di chi è solo indagato, limitarla ai reati più gravi. Il centrodestra ci pensa. E lo fa sulla scia del caso Toti, l’ex governatore ligure finito agli arresti domiciliari per tre mesi con l’accusa di corruzione e ora tornato in libertà. È una materia incandescente, che richiede molta prudenza: se ne riparla in autunno, è la linea concordata tra via Arenula e Palazzo Chigi in un vertice mercoledì presieduto dalla premier Giorgia Meloni, che nutre più di un dubbio a riguardo. Ma intanto qualcosa si muove, anche fra le opposizioni. Dopo l’assist di Azione, ecco Matteo Renzi aprire alla revisione del carcere preventivo: «Mi si chiede se è giusto che per reati minimi non ci sia la custodia cautelare, mi va benissimo», ha detto ieri l’ex premier e leader di Italia Viva.

IL VIA LIBERA

Sono giornate convulse per il governo sul fronte giustizia. Ieri il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha promulgato il decreto carceri, il provvedimento con cui il centrodestra vuole mettere un argine all’emergenza sovraffollamento. E nelle prossime ore dal Quirinale arriverà un altro importante via libera: la firma sul Ddl Nordio.

A più di un anno dal parto in Consiglio dei ministri, la riforma intitolata dietro al Guardasigilli che abolisce l’abuso di ufficio vedrà la luce del sole. Mattarella è pronto a siglare, come è sua prerogativa, la riforma giudiziaria più discussa — e contestata dalle opposizioni — del governo Meloni. Si è preso tutto il tempo a disposizione, l’inquilino del Quirinale, quasi un mese intero per esaminare il testo. Delicatissimo perché abolisce un reato, l’abuso di ufficio, che l’Europa ha a più riprese indicato come importante mezzo per combattere la corruzione.

Tempi lunghi che hanno trattenuto il fiato al governo e perfino fatto pensare, nelle ultime ore, a un intervento pubblico di Mattarella sulla riforma con un messaggio scritto da inviare a Palazzo Chigi. Nell’esecutivo c’è chi spiega diversamente il temporeggiamento del presidente. Mattarella ha aspettato per evitare che si creasse un vuoto normativo: il decreto carceri firmato ieri infatti inserisce una fattispecie di reato nel codice penale, il peculato per distrazione, che in parte ricalca il reato abolito. Fatto sta che la firma ci sarà. Una buona notizia per il governo con le valigie estive in mano. Peraltro il testo di Nordio interviene anche sul fronte più caldo della cronaca giudiziaria e politica, la custodia cautelare appunto, tornata in auge con il caso Toti.

Due novità. La carcerazione preventiva sarà disposta non più solo dal gip, ma da un collegio formato da tre giudici. E prima di dare l’ok alla misura cautelare, il giudice dovrà ascoltare l’indagato in contraddittorio. Possibile che si pensi ad altri ritocchi, dopo l’estate. Il diavolo però è nei dettagli. Nella riunione con i responsabili giustizia del governo e Nordio due giorni fa, la premier Meloni nei dettagli non è entrata. Salvo fissare paletti chiari. Uno: bisogna fare di più per risolvere l’emergenza carceri, su cui il Quirinale ha chiesto un’accelerazione. Due: un provvedimento “svuotacarceri” come quello chiesto da Azione e una parte delle opposizioni non è un’opzione. Parola da sempre tabù per la destra italiana, incline a costruirne di nuove, di carceri, piuttosto che a svuotare quelle esistenti.

I DUBBI

Quanto alla custodia cautelare, si diceva, è una materia politicamente incandescente. Nitroglicerina. Per questo Meloni e Nordio prendono tempo. Del resto sul tema la maggioranza parla a più voci. Da un lato Lega e Forza Italia, determinate a mettere un freno alla carcerazione preventiva. «Sul piano normativo, la Lega da tempo segnala la necessità di una riforma in tema della custodia cautelare e un intervento su questo inciderebbe ovviamente anche sulla popolazione carceraria», spiegava ieri Giulia Bongiorno, presidente leghista della Commissione Giustizia.

Dall’altro lo scetticismo di Fratelli d’Italia. La linea è «conciliare la non colpevolezza dell’indagato con l’esigenza di sicurezza». Possibilmente, come va chiedendo ai suoi la premier, evitando di aprire un nuovo fronte tra governo e toghe dopo un anno di montagne russe. Si vedrà. Intanto Nordio ha chiesto (dopo averlo annunciato) un incontro a Mattarella sull’emergenza carceri. Utile per discutere con il presidente del Consiglio superiore della magistratura di un round di assunzioni di giudici ordinari nei tribunali di sorveglianza per accelerare le pratiche e snellire il carico dei penitenziari italiani. Ci sono più di 5mila detenuti a un passo dalla liberazione che rimangono in cella perché le pratiche si ingolfano nei tribunali e rimangono ferme. Uno stillicidio burocratico che spesso sfocia in dramma e a cui il governo vuole dare un taglio.

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