12.05.2025
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Politics

«Democrazia più forte». Via libera in Senato alla riforma della Costituzione


Mani sul petto e tricolori al vento, bandiere e canti liberatori. Fratelli d’Italia festeggia il primo sì al premierato arrivato ieri al Senato — 109 voti a favore, 77 contrari e un astenuto — e brinda anche la premier Giorgia Meloni su twitter: «Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo».

Fila tutto liscio per il governo e la maggioranza riuniti in grande schiera a Palazzo Madama per evitare brutte sorprese nel giorno clou della riforma. Che per le opposizioni è fumo negli occhi, «li fermeremo», tuona la segretaria del Pd Elly Schlein da Piazza Santi Apostoli a Roma, dove le minoranze si sono date appuntamento per dire no alle riforme del centrodestra, mentre il presidente dei Cinque Stelle Giuseppe Conte denuncia «un patto scellerato» nella maggioranza fra premiato e l’autonomia cara ai leghisti.

C’è anche questa, la riforma federalista firmata dal ministro Roberto Calderoli, al centro dei riflettori in una giornata di grande movimento in aula. Mentre davanti al Senato gli onorevoli di FdI improvvisano un flash mob e intonano l’inno d’Italia per festeggiare il primo via libera al premierato, a Montecitorio inizia la lunga maratona d’aula per la legge autonomista. Una seduta fiume che si protrae a notte fonda e punta, nelle intenzioni del centrodestra, ad ottenere un semaforo verde al testo entro domani. Ritornata da un Consiglio europeo di fuoco a Bruxelles, la premier — che ufficialmente si concede una giornata di relax famigliare — si informa e segue da vicino i lavori parlamentari. C’era una certa attesa, mista ad ansia, per il ritorno in aula dopo una settimana segnata da zuffe e risse, non solo verbali, in un ramo e l’altro del Parlamento. Culminate nell’aggressione del leghista Igor Iezzi al deputato grillino Leonardo Donno e a una colluttazione che ha costretto la Camera a sospendere dodici onorevoli di tutto lo schieramento politico. Chiusa la seduta al Senato, mentre i colleghi stappano bollicine, il presidente Ignazio La Russa rivendica di esser riuscito a mantenere legge e ordine a Palazzo Madama: «Oggi c’è stato un comportamento adeguato», sorride. Tutti precettati per la grande festa al Senato e il via libera alla «madre di tutte le riforme» che, esulta Meloni, «restituisce ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati» con l’elezione diretta del premier. La strada sarà lunga e tutti al governo attendono al varco il referendum costituzionale e le urne che si apriranno sul finire della legislatura.

LE REAZIONI

Intanto è grande festa al governo. «Una riforma storica che farà dell’Italia un Paese stabile, competitivo e credibile», esulta la ministra Elisabetta Casellati mentre Luca Ciriani, ministro ai Rapporti con il Parlamento, si augura che d’ora in poi «cambi l’atteggiamento delle opposizioni». «Abbiamo rimesso le chiavi della democrazia nelle mani dei cittadini», dice invece Andrea De Priamo, senatore di FdI e gran negoziatore del testo costituzionale. Anche da Forza Italia e Noi Moderati è un continuo scroscio di mani, «abbiamo mantenuto gli impegni con gli elettori», nota il capogruppo Maurizio Gasparri e il leader dei Moderati Maurizio Lupi è convinto che la riforma «renderà più efficiente la nostra democrazia». È un entusiasmo assai più contenuto fra le file della Lega che non ha mai nascosto dubbi e remore sulla riforma-bandiera della destra meloniana.

Quando il tabellone del Senato segnala l’ok compatto della maggioranza, dai banchi di Fi e FdI issano cartelli tricolori, le opposizioni agitano in mano la Costituzione. Niente si muove invece fra gli scranni del Carroccio, dove si presenta il leader Matteo Salvini. Interviene il capogruppo Massimiliano Romeo e garantisce che da parte leghista «ci sarà massimo rispetto dell’accordo politico» sulle riforme anche se non manca di notare che «sono possibili miglioramenti» per «togliere frecce all’arco delle opposizioni». Poi parla di autonomia, punta i riflettori sull’aula della Camera dove Forza Italia ha presentato quattro ordini del giorno per chiedere «garanzie» sulla legge leghista. E cita il senatore di FdI Marcello Pera, scettico sul testo finale del premierato. «Cosa ne penso?», risponde ai cronisti all’uscita, «non roviniamo questa bella giornata di festa».

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