Un calcio di rigore può cambiare la vita. Chiedetelo a Francesco Totti che dagli undici metri ha fatto magie. E chissà se quello calciato da Christian Comotto, facendo il cucchiaio, nella tournée asiatica del Milan contro gli australiani del Perth sia solo il primo di una lunghissima serie. Il suo gol in poche ore è diventato virale sui social, un gesto tecnico che i romanisti conoscono bene che, per la sua irriverenza, non ha mancato di alimentare qualche polemica. «Si è già montato la testa», twittano i soliti odiatori seriali. E, invece, è un segnale incoraggiante in un calcio italiano che negli ultimi anni ha perso estro e fantasia. È figlio di Gianluca Comotto, ex difensore di Fiorentina e Torino, Allegri lo ha voluto con sé per il ritiro sapendo che dopo la tournée finirà in prestito allo Spezia in Serie B. Non sempre essere figlio di, significa avere il lascia passare per il mondo dorato del calcio. Chiedetelo all’altro Cristian, figlio di Totti che qualche settimana fa ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo e di dedicarsi alla carriera da dirigente. Sempre nel calcio ma nella società del papà e dello zio dove imparerà i segreti del mestiere. Diventare calciatore di Serie A, avendo un papà famoso nel mondo del pallone, non è scontato. Di certo c’è una corsia preferenziale da poter sfruttare ma se poi le qualità non emergono è meglio lasciar stare.
LA DINASTIA MALDINI
Non è il caso di Daniel Maldini, figlio di Paolo e nipote di Cesare, che è riuscito ad esordire in Azzurro e ad attirare l’attenzione prima nel Monza e da febbraio scorso nell’Atalanta. Sempre in Serie A, all’Inter, ci sta Marcus Thuram, figlio del campione del mondo francese Lilian ex difensore di Parma, Juventus e Barcellona. Nella Juve c’è Timothy Weah terzogenito di George, nel Napoli Giovanni Simeone figlio di Diego (sta per traferirsi al Torino) e altri come Conceição e Terracciano. Nella Roma è passato Justin Kluivert con pochissime fortune, il papà Patrick appena il figlio è arrivato in giallorosso si è lasciato sfuggire che a distanza di qualche anno sarebbe diventato un fuoriclasse del Barcellona. E, invece, dal 2023 dopo una serie di prestiti infruttuosi è finito in Premier League nel Bournemouth. Shane, il fratellastro minore, al Barcellona ci è arrivato con il sogno di calcare le orme del padre.
EREDITÀ PESANTE
Forse, il punto è proprio questo: il peso di tanta bravura, probabilmente, limita questi ragazzi che si sentono quasi in obbligati a fare qualcosa di grande come i loro padri. Nella storia del calcio pochissimi figli sono riusciti a eguagliare, e ancor meno a superare, un papà campione. Questo accade perché un vero fuoriclasse non si crea a tavolino: nasce con qualità innate, con un talento grezzo che nessun allenamento, per quanto duro, e nessun consiglio, per quanto prezioso e privilegiato, possono davvero replicare. Il carisma, l’istinto e la capacità di incidere nei momenti decisivi sono doti che appartengono a pochi eletti e che non sempre si trasmettono per eredità familiare. A diventare un campioni come il papà ci proveranno Louis Thomas Buffon, primogenito di Gianluigi, attaccante del Pisa e della nazionale U18 della Repubblica Ceca, oppure, Tobias Del Piero, figlio di Alex, è un centrocampista centrale classe 2007 che gioca nella Sanremese assieme a Oan Djorkaeff (centrocampista). Resta viva anche la speranza di poter rivivere le emozioni di un tempo. A far sognare i tifosi ci ha pensato un video diventato virale sui social, che mostra Luca Celico Leite, 17enne figlio del Pallone d’Oro e campione del mondo Kakà. Nei suoi dribbling e nel modo di accarezzare il pallone c’è tanto del padre prodigio, e chissà che non sia proprio lui a riuscire nell’impresa di superarlo.
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