25.10.2025
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Economy

Cresce la centralità di badanti e Caregiver. Stanziati 207milioni


In manovra entrano 207 milioni di euro necessari per dare un riconoscimento alla figura dei caregiver familiari. Il termine in inglese si riferisce ai circa 7 milioni di cittadini che, n modo volontario e gratuito, si prendono cura e assistono parenti, costretti alla non autosufficienza per malattie, disabilità o per la vecchia.

L’obiettivo è quello di favorire le famiglie che affrontano il problema delle persone anziane che non possono badare a loro stesse e hanno bisogno di assistenza. Un numero consistente, secondo le statistiche. Gli over 65 non autosufficienti erano nel 2023 circa 4 milioni. E con una popolazione italiana che invecchia nei prossimi anni il problema e le esigenze delle famiglie rischiano di farsi più pressanti.

Una situazione aggravata dal fatto che cresce il numero e la percentuale di persone che vivono da sole e fanno nucleo familiare a sé. Perciò gli interventi. Secondo le prime bozze del disegno di legge di Bilancio, nel 2026 ci sarà un primo assaggio di risorse: 1,15 milioni che inizieranno ad alimentare il Fondo destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi di iniziativa governativa finalizzati alla definizione della figura del caregiver familiare delle persone con disabilità. Il riferimento è a un prossimo disegno di legge per dare un contorno preciso e una definizione di assistente familiare e domiciliare. Dal 2027 la cifra salirà a 207 milioni l’anno. La volontà è dare un riconoscimento sociale, ma soprattutto economico, a chi per necessità (e per più della metà dei casi si parla di donne) deve formarsi e affrontare difficoltà lavorative per assistere qualcun altro. Allo scopo esiste già un bonus da 850 euro.

LE POLIZZE

La politica spinge inoltre per favorire la stipula di polizze che offrono sostegno economico e assistenziale nel caso in cui l’assicurato perda l’autosufficienza. Una delle strategie punta a forme di coperture per l’assistenza a lungo termine da garantire agli iscritti a forme di previdenza complementare.

L’Ivass, l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni, ha a sua volta avviato uno studio in collaborazione con Università Cà Foscari di Venezia e La Sapienza di Roma per calcolare l’esposizione al rischio di non autosufficienza degli italiani e stimare il costo di una copertura universalistica per tutta la popolazione che garantisca nel contempo efficienza e sostenibilità del sistema. L’analisi è propedeutica a un possibile intervento legislativo. Ma capire quale possa essere la soluzione migliore è complicato, perché il mercato è piccolo e i casi da analizzare limitati. Secondo i dati dell’Ivass, nella sua relazione sul 2024, le polizze attive negli ultimi sette anni hanno generato complessivamente poco più di un miliardo di premi. Il 20,8% si riferisce a contratti collettivi o convenzioni (3,7 milioni di teste assicurate), il 75,7% deriva da contratti individuali (400 mila persone) e il 3,6% è raccolto tramite casse di previdenza e assistenza.


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