23.05.2025
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Technology

così si ridurranno i costi


Per i presenti, ieri, la vista nell’area di Boca Chica, nel sud del Texas, al confine con il Messico, è stata a dir poco unica. Il razzo “Super Heavy”, il booster appartenente alla navicella Starship di Space X, decollata alle 8 e mezza di mattina ora locale, è atterrato sette minuti più tardi in modo insolito e rivoluzionario. Invece di cadere a terra, è stato infatti “preso al volo” a mezz’aria da due gigantesche tenaglie meccaniche, parte di un sistema chiamato Mechazilla, il nuovo lanciatore di 140 metri costruito da Space X per la sua Starbase texana (il nome si ispira proprio a “MechaGodzilla”, la versione hi-tec del mostrone giapponese dei film).

IL SECONDO STADIO

Chi si è radunato sulla costa per osservare la scena al limite della fantascienza urlava di gioia e stupore, come mostrano alcuni video pubblicati su X. Il quinto tentativo del programma Starship è stato trasmesso interamente in diretta proprio sulla piattaforma social di Elon Musk, anche capo della compagnia aerospaziale. E l’entusiasmo è stato palpabile, sia per chi si è fermato a guardare in lontananza lo spettacolo sia per i tecnici, che al rientro perfetto del booster — al primo tentativo – urlavano di gioia. Il secondo stadio, cioè la navicella Starship vera e propria, ha poi concluso il suo tragitto un’ora più tardi, ammarandosi – come previsto – nell’Oceano Indiano, completando gli obiettivi prestabiliti. «È un traguardo clamoroso partito da un’idea folle», spiega al Messaggero Martina Carnio, 41 anni, mission manager di D-Orbit e divulgatrice scientifica con il progetto Link2Universe, guidato da Adrian Fartade. «Space X ha un suo paradigma, ovvero il “prova, sbaglia, modifica e ritenta”. È una metodologia che hanno sempre utilizzato, anche per il razzo Falcon 9, dopo tanti anni di errori e perfezionamenti. Questo successo è incredibile anche per loro, che con Starship sono riusciti a recuperare al primo tentativo i booster. Così aggiungono un altro importante tassello per quanto riguarda il recupero e il riutilizzo dei materiali coinvolti nei lanci, che possono quindi essere conservati per successive missioni».

SpaceX, il razzo Starship supera il quinto test: il booster «super heavy» recuperato «al volo»

IL PIANETA

Per gli utenti e i commentatori su X, tutto è già scritto: sarà il controverso tycoon a portare gli esseri umani su Marte. Il progetto Starship, cioè il razzo più alto e più potente mai creato, punta proprio a questo genere di missioni spaziali, anche molto lunghe vista la sua grande capacità di carico. Ma non solo. L’obiettivo principale di Starship, spiega Carnio, è anche quello di abbattere i costi dei lanci e l’inquinamento.

IL CARBURANTE

Motivo per cui l’aggancio perfetto del Super Heavy Booster è il più grande successo recente di Space X, perché quel primo stadio di Starship potrà essere ora riutilizzato per raccolta dati, test e altri lanci. «Sono riusciti ad alleggerire molto il peso del booster, il che significa che possono portare in orbita molto più carico utile. Anche carburante: quindi possono andare anche più lontani in termini di viaggi spaziali». Centoventidue metri di altezza, due stadi, 5 mila tonnellate: Starship è la scommessa che Elon Musk porta avanti da dieci anni, e che nasce per essere flessibile in base alla missione, potendo quindi servire sia per viaggi sub e orbitali, sia per tratte interplanetarie. 

IL PROGRAMMA

Il ritorno sulla Luna e la colonizzazione di Marte sono infatti al centro del programma Artemis, della Nasa, ai quali Space X sta lavorando sviluppando un alternativo Human Landing System per il prossimo ritorno sul satellite della Terra, che dovrebbe avvenire nel settembre 2025 con Artemis 2, e poi nel 2026, con Artemis 3, nel polo sud lunare. «Qualsiasi cosa faccia Elon Musk con Space X, è tutto nuovo ed è tutto un record», continua l’esperta, sottolineando che l’azienda del tycoon ha «una potenza di “fuoco” incredibile a livello economico e mediatico. Ci sono anche altre aziende che stanno spingendo verso grandi innovazioni, ma appunto non hanno le stesse capacità economiche di Musk e Space X». 

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L’AZIENDA

Far atterrare un razzo, insomma, è estremamente difficile. Non è come nei film. «Anzi, è anche peggio», aggiunge Carnio. «I razzi è difficile farli partire, figurarsi i ritorni. Loro sono praticamente gli unici che riescono a farlo. È un marchio di fabbrica, possibile anche grazie a una cultura aziendale diversa rispetto ad altre concorrenti, più improntate verso il profitto che verso il progresso. La loro è una tecnologia che funziona, ripetibile». Space X negli anni ha infatti investito molto nell’atterraggio dei razzi, compiendo molteplici tentativi, raccolti anche in simpatiche compilation su YouTube, con il Falcon 9, che dopo vari fallimenti era riuscito, nel 2016, ad effettuare uno storico atterraggio su una piattaforma nell’Oceano Atlantico, e solo l’anno prima sulla terraferma.

I RECORD

Il successo di Mechazilla e del super heavy booster non sono però gli unici colpi messi a segno di recente da Space X. Polaris Dawn, ad esempio, è stata una delle ultime missioni a battere alcuni record. Partita il 10 settembre dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral, in Florida, la navicella Crew Dragon è tornata cinque giorni dopo. Quattro gli astronauti a bordo, tra cui il miliardario Jared Isaacman e altri tre civili: Kidd Poteet, Sarah Gillis e Anna Menon. La missione Polaris Dawn ha voluto aggiungere un tassello importante a un settore ancora tutto da esplorare come quello del turismo spaziale, completando anche la prima “passeggiata spaziale commerciale” ed eseguendo un concerto a metà tra lo spazio e la terra, con l’ingegnera, astronauta e violinista Sarah Gillis che ha suonato la colonna sonora di Star Wars in videocollegamento con un’orchestra a terra.

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