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La chiama diplomazia soffice, Gaetano Manfredi, rinunciando alla più nota formula di «soft power». Quasi a rendere plastica la differenza che la allontana dalla diplomazia ufficiale dai tratti talvolta più crudi e muscolari. Napoli ne sarà megafono tra il 26 e il 27 maggio, in occasione della sesta conferenza internazionale del Soft power club diretto da Francesco Rutelli, dal titolo «Un nuovo soft power dal Mediterraneo allargato verso il mondo in cambiamento”. Un’iniziativa che il sindaco di Napoli e l’ex primo cittadino di Roma hanno presentato, fianco a fianco, nella Sala stampa della Camera.
«In un mondo un cui tutto sembra orientarsi verso il conflitto, le guerre e le contrapposizioni più aspre, è importante dimostrare che ci sono delle personalità che credono dal potere che deriva dalla persuasione», spiega Rutelli, ricollegandosi al pensiero dell’intellettuale John Nye che già negli anni ’90, con la fine della contrapposizione dei due blocchi, aveva intuito la necessità di una collaborazione che non fosse solo dominata da aspetti militari, ma che integrasse le scelte della sicurezza a quelle economiche, con quelle del potere della persuasione e della reputazioni.
Tre i filoni della due giorni: Connettività economiche e digitali; il ruolo trasformativo della diplomazia culturale e dell’industria creativa e il dialogo strategico e le soluzioni per la Regione del Mediterraneo Orientale.
Temi che calzano quasi come un vestito su misura indosso al capoluogo partenopeo. Lo riconosce anche il primo cittadino: «Tenere a Napoli la sesta conferenza sul soft power mi è parso quasi naturale, innanzitutto per la storia: ricorrono 2500 anni dalla fondazione simbolica della città da parte di greci trasferiti nella nostra Penisola in seguito alle guerre nell’area del Mediterraneo».
Ma poi c’è lo sguardo all’oggi: «Il Mediterraneo allargato rappresenta uno scenario di grandi conflitti ma anche di grandi opportunità. La nuove relazioni dell’Europa con l’Africa e l’Indo pacifico rappresentano una prospettiva centrale per i nuovi equilibri geopolitici», ragiona il presidente dell’Anci, convinto che «al fianco diplomazia ufficiale sia sempre esistita una diplomazia soffice, fatta di relazioni commerciali culturali e di capacità di comprensione, che va al di là degli Stati nazionali e che mette in campo soggetti che influenzano le decisioni e l’opinione pubblica».
L’obiettivo, ambizioso, è quello di una nuova stabilità globale capace di delineare percorsi di pace mediante l’utilizzo del soft power. Ma non si tratterà solo di un momento di confronto: al termine, ha anticipato Rutelli, verrà stilata una dichiarazione ufficiale, con proposte e indirizzi.
Mentre il Club che presiede è già al lavoro per la definizione di un Soft power index italiano, sul modello di quello già messo a punto dal Fondo monetario internazionale e basato su sei parametri: Forza commerciale, proiezione culturale, qualità delle istituzioni e dell’educazione, autorevolezza riconosciuta sulla scena interazionale.
A Napoli verrà indicato come l’indice verrà sviluppato ma, ha ribadito Rutelli, è nell’interesse italiano che questi valori supportino la crescita economica del nostro Paese.
Il programma
Lunga la lista degli interlocutori del convegno che si terrà a Napoli: sul primo panel, dopo l’intervento inaugurale di Gaetano Manfredi, ci sarà il saluto del rettore della Federico II e quello del ministro del made in Italy, Adolfo Urso. Tra gli speaker: Alberto Trippi, presidente di Almaviva; Enrico Maria Bagnasco, ceo di Tim Sparkle; Fatih Birol, capo dell’Agenzia internazionale dell’Energia, al centro dei temi più dirompenti; Aureliano Cicala, direttore generale di Msc Italia, Yuan Ding, vicepresidente della china Curope international business school — Ceibs, Fatou Jeng, Climate Advisor to the United Nations Secretary General (YAG), Executive Office of the Un Secretary General, Lord Charles Powell, Foreign Affairs Adviser to Prime Minister Margaret Thatcher, Barbara Quacquarelli, Professore, Università di Milano Bicocca.
Nel panel dedicato alla diplomazia culturale, interverranno tra gli altri il ministro Alessandro Giuli, ma ci sarà anche anche il capo di Hollywood Charlie Rivkin, che fa parte del soft power club, e che, ha detto Rutelli, «ci dirà cosa ne pensa dei dazi di Trump».Nella parte dedicata al Medioriente, ci sarà il principe di Giordania, El Hassan Bin Talal, ovvero il titolare del tentativo di mediazione per i luoghi santi, che guiderà la conversazione». Atteso anche il messaggio del primo ministro francese François Bairou.
Uno sguardo oltre i confini, a partire dall’Italia che, parola di Rutelli, «ha molto da dire» e puà diventare ancora più centrale in queste settimane così difficili per il mondo».
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