22.05.2025
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Politics

cosa sono, dove si trovano e come verranno utilizzati


«I due centri di accoglienza dei migranti, costruiti dall’Italia in Albania, sono da oggi operativi e siamo pronti ad accogliere i primi» che arriveranno. Lo ha annunciato l’ambasciatore d’Italia a Tirana, Fabrizio Bucci, nel corso di un sopralluogo con la stampa nel centro di Shengyin.

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I centri in Albania

A Shengyin è stato allestito il centro di prima accoglienza. È qui che, appena scesi dalla nave, i migranti saranno sottoposti agli accertamenti sanitari, all’identificazione e saranno anche rifocillati. Da Shengyin, in giornata, i migranti saranno poi trasferiti al centro di accoglienza di Gyader, a poche decine di chilometri di distanza. Il campo di Gyader è diviso in tre sezioni: quella più grande ospiterà i migranti che hanno fatto domanda di asilo e sono in attesa della risposta. La seconda è un Cpr (Centro per i rimpatri). Qui alloggerano quelli la cui domanda di asilo è stata respinta. La terza sezione, invece, è dedicata ad un piccolo penitenziario nel quale dovrebbe essere rinchiuso chi compie reati all’interno del campo.

Le reazioni

«Con l’apertura dei due centri per migranti in Albania si concretizza un tassello importante del nostro impegno sulla politica migratoria. Questi centri consentiranno non solo di alleggerire il peso sulle nostre strutture di accoglienza, troppo spesso congestionate ai limiti del collasso, ma avranno al contempo l’effetto di combattere l’immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani, disincentivando le partenze. Gli scafisti, infatti, non potranno più assicurare a chi parte l’arrivo in Italia». Così la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli. «Dopo anni in cui l’Europa non ha saputo offrire nessuna risposta convincente sulla gestione condivisa dell’immigrazione, dal governo arriva un’iniziativa concreta ed efficace per evitare che i mari continuino ad essere invasi da barchini e barconi della morte, costruiti solo per far arricchire i trafficanti di uomini», conclude. 

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