Antonio Tajani non ci gira troppo attorno e la mette giù dura. «Credo», dice, «che debba essere corretta una norma priva di qualsiasi senso, voluta forse da qualche burocrate del Mef». La norma in questione è quella che obbliga tutte le imprese, pubbliche o private, che accedono a contributi pubblici in maniera diretta o indiretta, di aprire i loro collegi sindacali ad un funzionario del Tesoro. è Roba da Germania dell’est, secondo il ministro degli Esteri. «I revisori dei conti», spiega Tajani, «devono fare il loro lavoro. Non serve un sistema che rischia di trasformare il Mef nella Stasi. Non è questo certamente l’intendimento del Governo». Insomma, come è già successo per la tassa sulle banche, poi trasformata in un contributo discusso e contrattato direttamente con il sistema bancario, anche in questo caso Forza Italia prova a fare da argine a una misura dirigista uscita dalle stanze del governo. «Ho già parlato con il ministro Giorgetti», ha detto ancora Tajani, «che mi ha assicurato che verrà rimodulata quella norma che, per quanto mi riguarda, non ha senso». Il Tesoro insomma, avrebbe aperto a delle modifiche ma, spiegano fonti dello stesso ministero, mantenendo e tutelando il principio contenuto nel testo. Qual è questo principio? La norma introduce una misura «di potenziamento dei controlli di finanza pubblica». Al fine di rafforzare le funzioni di controllo e monitoraggio della finanza pubblica, si legge nel testo «è assicurata la presenza di un rappresentante del ministero dell’Economia e delle finanze nei collegi di revisione o sindacali di società, enti, organismi e fondazioni, che ricevono anche in modo indiretto e sotto qualsiasi forma, contributi a carico dello Stato di entità significativa». In realtà, poi, la soglia indicata come quella da considerare nella prima applicazione non è poi così elevata: 100 mila euro.
Probabile che le modifiche del governo possano intervenire sia sulla soglia, alzandola, sia sul perimetro della norma stessa, oggi decisamente generico e dunque, ipoteticamente applicabile a un gran numero di imprese e a qualsiasi tipo di contributo ricevuto.
Contro la norma si è schierata anche l’associazione dei Commercialisti, secondo cui l’articolo 112 della manovra economica, che prevede l’obbligo di inserire un revisore nominato dal ministero dell’Economia nei collegi sindacali delle società che beneficiano di risorse pubbliche superiori a 100.000 euro, «costituisce una sostanziale modifica nel sistema di vigilanza delle imprese, che desta non poche perplessità». Per il presidente Marco Cuchel, «l’incarico di revisione è svolto da professionisti i cui requisiti evidentemente costituiscono già una garanzia per lo Stato». La richiesta dunque è che la norma «non sia confermata in sede di approvazione della Legge di Bilancio 2025». Il deputato del gruppo misto Andrea de Bertoldi, componente della Commissione Finanze, ha reso noto di aver «scritto ai presidenti dei gruppi e ai capigruppo in commissione Bilancio alla Camera per chiedere loro di firmare il mio emendamento per abrogare la disposizione che prevede l’obbligatorietà per le imprese che ricevono contributi pubblici di dover nominare un sindaco di indicazione ministeriale», perché «è illiberale, non coerente con la libertà d’impresa e irrispettosa verso la professionalità dei commercialisti e revisori contabili».
IL MECCANISMO
Ma cosa dovrebbero fare esattamente i controllori del Mef nei collegi sindacali delle imprese? Secondo la relazione tecnica della Manovra dovranno “rendicontare” alla Ragioneria generale dello Stato l’uso dei soldi pubblici. L’altra domanda è se il ministero abbia abbastanza funzionari per svolgere questo compito e, soprattutto, chi li pagherà? I loro compensi, spiega la relazione tecnica della Manovra, saranno a carico delle stesse società e degli enti che finiranno sotto la vigilanza del ministero (per non gravare sui conti pubblici). Ma le imprese non devono preoccuparsi, secondo il governo. Nemmeno loro spenderanno di più, visto che dovranno rinunciare a un loro sindaco per fare spazio a quello del ministero. L’unico modo per non avere nei propri collegi sindacali i funzionari ministeriali, sarebbe quello di rinunciare ai contributi oltre soglia.
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