ROMA Turn the volume up, alziamo il volume. Mentre il Pd si arrovella sul ddl Delrio contro l’antisemitismo, Giuseppe Conte si toglie la pochette e indossa i panni di Zohran Mamdani. “Palestina, alziamo il volume” è il titolo dell’evento con cui il M5S ieri sera ha riempito una sala del Monk, il locale trendy alla periferia est di Roma che piace ai progressisti. Qui due anni fa Elly Schlein annunciò la sua corsa alla segreteria del Pd, qui è tornata lo scorso maggio per festeggiare i suoi 40 anni. E sempre qui, la scorsa estate, Avs ha organizzato la sua festa di partito, con tanto di foto sul palco dei quattro tenores del campo largo. Ieri, invece, è toccato a Conte. Che fa sue le prime parole rivolte a Donald Trump dal neo sindaco “socialista” di New York Mamdani, “turn the volume up”, per denunciare «il silenzio sulla causa palestinese» dopo la faticosa entrata in vigore della tregua tra Hamas e Israele (che Conte definisce come «di facciata»). E tenere accesi i riflettori sui territori occupati in Cisgiordania. Quello che Stefania Ascari, una dei deputati che intervengono sul palco, definisce l’ «apartheid dei palestinesi a danno dei terroristi israeliani».
Un obiettivo anche politico: smarcarsi dalle indecisioni del Pd e accarezzare l’elettorato pro Pal. I dem si spaccano sul ddl Delrio, con un pezzo di partito che firma una proposta di legge contro l’antisemitismo e un altro pezzo (la maggioranza schleiniana) che bolla l’iniziativa come «personale» perché se passasse quel testo — è la critica — non si potrebbe più criticare il governo di Netanyahu? Ecco la risposta dell’avvocato. Senza indecisioni. «Ci hanno insultato in ogni modo, dandoci degli antisemiti e filoputiniani. Ma nonostante il fango, continueremo a batterci: silenzio significa cancellazione di un popolo», avvisa il presidente stellato. È un crescendo, al Monk. Israele? «Una nazione genocida», affonda l’ex onorevole Davide Tripiedi. E Dario Carotenuto, che dalla Cisgiordania è appena tornato con la collega Stefania Ascari, paragona Israele al gruppo terroristico di Al Qaeda, responsabile degli attentati dell’11 settembre: «Anche al Qaeda — dice — torturava i prigionieri come Israele tortura i palestinesi».
IL DDL CONTESTATO
E chissà cosa ne pensano, dalle parti del Pd — e in particolare della minoranza riformista — di giudizi tanto netti. Al Monk nessuno sembra porsi il problema. In sala (strapiena: molti capelli bianchi ma anche tanti giovani, qualcuno indossa la kefiah) ci sono diversi parlamentari 5S: Dario Iaria, Andrea Quartini, Marco Croatti, che si era imbarcato sulla Flotilla diretta Gaza. E poi il capogruppo alla Camera Riccardo Ricciardi. Che si scaglia contro il ddl Delrio: «Va respinto — avverte Ricciardi — perché non poter criticare quello che fa il governo israeliano per non essere tacciati di antisemitismo per noi è inaccettabile».
Eppure il ddl fa sua una definizione di antisemitismo, quella dell’Ihra (l’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto), che anche il governo Conte II aveva adottato nel 2020. Ma ai cronisti che lo incalzano sul punto, Conte risponde lapidario: «Non vanno utilizzate strumentalizzazioni». Traducono i 5stelle presenti: «Nel 2020 non era in corso un genocidio». Del resto su quelle parole pure Elly Schlein si era espressa a favore, quando il 1 giugno 2017 il Parlamento europeo votò a larga maggioranza una risoluzione per invitare gli stati membri ad adottare e applicare proprio la definizione di antisemitismo proposta dall’Ihra. A ricordarlo è stato ieri Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex deputato dem, che ha pubblicato la foto del verbale di quella seduta all’Eurocamera. Il che testimonia come il caso, nel Pd, sia tutt’altro che chiuso. Intanto tra i dem si lavora a un nuovo testo per “disinnescare” la proposta Delrio su cui si potrebbero registrare convergenze dal centrodestra. Se ne sta occupando Andrea Giorgis, ma se ne riparlerà probabilmente a gennaio. Quando sul caso le acque potrebbero essersi placate.
Andrea Bulleri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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