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Consenso libero e attuale, il via libera entro febbraio. Salvini: «Si rischiano ricatti»


ROMA La strada è tracciata, ma il centrodestra non intende percorrerla con fretta. Nel giorno successivo alla frenata sul disegno di legge in materia di violenza sessuale e libera manifestazione del consenso, si prova a ripartire da dove tutto si è fermato. È la presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, di mattina, a indicare ai senatori il prossimo passo: lunedì il termine per far giungere le richieste di audizione. Approfondimenti «mirati» da «esperti giuristi», due per gruppo parlamentare, a cui sommare, fuori quota, anche l’Anm e l’Unione delle Camere penali. Poi, via alla fase emendativa per mettere mano a una norma — quella che richiede il consenso “libero” e “attuale” per non configurare violenza — che avrebbe più di qualche «lacuna» secondo la maggioranza, nonostante sia stata benedetta dall’intesa tra Elly Schlein e Giorgia Meloni. Un iter chiaro, ma non così rapido come nelle attese delle opposizioni che prefiguravano il ddl in Aula già a metà dicembre, compatibilmente con la legge di bilancio. A dettare il timing è sempre Bongiorno: «Io non ho mai fatto una legge in un’ora, non vedo perché dovrei fare in un’ora una legge così importante. In commissione la legge sarà pronta a gennaio», svela a sera la leghista, ospite di Skytg24, prevedendo che le audizioni si protraggano per un mese e che «a febbraio» possa esserci l’approvazione in Senato. Tutt’intorno, l’eco di un dibattito politico la cui intensità è cresciuta di ora in ora.

LA DIFESA D’UFFICIO

Da un lato, l’accusa delle opposizioni di voler «affossare la legge» e di «aver tradito un patto»; dall’altra, la difesa d’ufficio di una scelta — il «surplus di riflessione» — rivendicata dalla maggioranza e da diversi membri dell’esecutivo. Per la ministra Eugenia Roccella «nessuna retromarcia», ma solo «perplessità sollevate da avvocati e penalisti» e legate all’onore della prova. Per Carlo Nordio una questione di «tecnica redazionale» perché sul consenso o dissenso, secondo il Guardasigilli «devi valutare virgola per virgola, proprio per evitare un domani delle interpretazioni eccentriche». Argomentazioni tecniche che lasciano il passo all’affondo politico di Matteo Salvini: «Questa sorta di consenso preliminare informato e attuale, così com’è scritto, lascia lo spazio alla libera interpretazione del singolo e a vendette personali che intaserebbero i tribunali», incalza il leader del Carroccio alimentando le perplessità già espresse dai suoi senatori in commissione. Ed è proprio su una parte della formulazione di “consenso libero e attuale” che si potrebbe appuntare il ritocco da apportare al testo. Secondo quanto spiegano fonti di via Arenula, «ciò che si vuole verificare bene è proprio il concetto di attualità. Attendiamo di sentire le audizioni».

Quanto alla questione dell’onere della prova, la stessa Bongiorno ha ammesso che la norma non «pone un rischio di rovesciamento», quanto più «una maggior valorizzazione del ruolo della donna, per cui molti vedevano una specie di improvviso ribaltamento tra una legge, quella vecchia, scritta tutta a favore dell’uomo, e l’altra». Un timore, in realtà, espresso anche da parte della base meloniana nei giorni scorsi.

IL RETROSCENA

«Come in “assassinio sull’Orient Express”, anche qui è difficile capire chi abbia compiuto il misfatto», ironizza un maggiorente dem, provando a interpretare il cortocircuito che nelle ultime ore ha sfaldato l’intesa bipartisan raggiunta a Montecitorio. Il sospetto di alcuni, in un primo momento, è che dietro lo stop potesse esserci un sorta di rilancio leghista sull’onda delle elezioni regionali. Ipotesi che non regge, visto che il capogruppo leghista Massimiliano Romeo avrebbe fatto giungere le sue perplessità agli alleati già venerdì scorso, dopo un confronto con Bongiorno. Che, secondo quanto confermano fonti di maggioranza, non avrebbe gradito la scelta avallata dal presidente Ignazio La Russa di bypassare l’esame in commissione per favorire un più rapido approdo in Aula. Una questione procedurale, certo, ma mal digerita dalla senatrice anche in virtù del suo impegno storico sul fronte dei temi della violenza di genere, in qualità di politica e avvocata. In più, tra le file di Fdi, ma anche di Forza Italia, serpeggia il timore che una legge simile dia «più poteri ai magistrati, proprio mentre con la riforma della giustizia si tenta di ridurne gli eccessi». Un dibatto tra chi è pro e contro la norma, ma anche un nuovo fronte per la campagna referendaria.


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