«Nessuna mossa ostile verso la Germania, è una partecipazione potenziale quella dell’11,5% per arrivare al 21%, opzionato con derivati, a un prezzo ancora conveniente: si dovrà ancora esprimere la Bce. Il nuovo stop di Berlino che definisce atto ostile? Meglio attendere. Se il governo ci ha venduto il 4,5% dopo lunghi contatti, ci avrà considerati adeguati ma se realmente non saremo accettati, vediamo che fare». Ieri Andrea Orcel, che si è imposto il massimo riserbo con la stampa, avrebbe così spiegato ai suoi collaboratori, la stipula dei contratti derivati per salire teoricamente al 21% della seconda banca tedesca, mossa che il governo tedesco vuole fermare non solo politicamente. L’operazione sarebbe stata realizzata da lui e da Giacomo Marino, capo M&A and Corporate Development.
Unicredit, Tajani: per Scholz atto ostile? C’è libero mercato
Il nuovo blitz in Commerzbank e le barricate tedesche comunque aprono tanti scenari, partendo dal significato segnaletico di opzionare una quota molto alta senza poter esercitare i diritti di voto ma scoprendo le carte.
LA SCHIZOFRENIA
Orcel continua a mostrarsi cauto nonostante la scalata verso una partecipazione importante. Potrebbe averlo fatto per assicurarsi un prezzo non ancora cresciuto tanto (15,60 euro circa) ma più alto di quello dell’acquisto dal governo del 4,49% (13,20 euro) e del rastrellamento sul mercato del 4,5% (13,67 euro circa) in modo che se dovessero arrivare tutte le autorizzazioni, potrà trasformare il derivato in azioni con diritti di voto, sempre che non ci siano ostacoli del governo.
Contrariamente da quello che può apparire, Orcel non vuole aprire un fronte bellico perchè quando ha spiegato al Messaggero, «da tempo parlavamo con loro», lui era convinto che il governo Scholtz gli aveva «manifestato un livello di consenso». E lo stesso Handelsblatt, quotidiano economico tedesco di proprietà degli industriali, ha definito «Unicredit un buon partner».
Probabilmente lo stop di venerdì scorso nascondeva ragioni elettorali legate al test di ieri a Brandeburgo, uno dei 16 stato federali dove i sondaggi davano favorita la destra di Afd, dopo le due vittorie nei Lander dell’est e invece, non senza sorpresa, ha trionfato Spd, il partito di Olaf Scholtz. Restano le contrarietà dei sindacati che temono una cura draconiana di tagli (10 mila persone a casa) e del management tedesco. Qui, in uscita nel 2025 Manfred Knof che ha ristrutturato a tempo di record la banca con un un RoTE ((rendimento del patrimonio netto tangibile) normalizzato del 12% nel primo semestre del 2024. Il suo posto è ambito dalla cfo Bettina Orlopp, che dovrebbe guidare i colloqui con Unicredit ma si è già detta contraria: «Non abbiamo bisogno di nessuno, vogliamo restare indipendenti». C’è chi ha letto queste parole in funzione di una sua nomina con il sostegno del socio italiano.
Ma la sortita ugualmente aggressiva di Scholtz d’intesa con Christian Lindner («Atto ostile») e poi l’affondo («Attacchi non amichevoli, acquisizioni ostili non sono una buona cosa per le banche ed è questo il motivo per cui il governo tedesco ha preso una posizione chiara in questa direzione, ritenendo non appropriato né per la Germania né per l’Europa che non ci sia una consultazione»), fanno intendere una involuzione in senso anti-europeo della vicenda. Inoltre c’è allo studio da parte del governo tedesco, un decreto che impedisca opa o acquisizioni ostili sulle banche senza un preventivo accordo. Sarebbe una specie di golden power più restrittivo. Nel momento in cui la Commissione Ue è stata varata con il coinvolgimento anche dell’Italia, sarebbe un colpo basso e disgregativo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ogni Venerdì alle 17 le notizie di Economia
Iscriviti e ricevi le notizie via email