Quest’estate sono sbarcati in Serie A due grandi giocatori, che per anni hanno infiammato piazze importanti in giro per l’Europa. Un ritorno, Edin Dzeko, che ha già vestito le maglie di Roma e Inter e, una new entry, Jamie Vardy, che dopo una vita al Leicester, ha sposato la causa della Cremonese.
Due percorsi diversi, che paradossalmente quasi tutti avrebbero immaginato al contrario.
Infatti, se da una parte, l’attaccante bosniaco sta vivendo il periodo più complicato della sua vita calcistica, dall’altra, l’inglese, sta dimostrando di non essere venuto in Italia a chiudere la carriera, ma piuttosto a rimettersi nuovamente in gioco.
Il bomber del popolo
Arrivato a fine mercato, in pochi si sarebbero immaginati un exploit di questo genere. Le quattro reti in tredici gare non sono numeri banali, specie in una Serie A dove il capocannoniere ha raggiunto appena 6 gol. Il numero impressionato però, sono le presenze, visto che è sceso in campo 9 volte, mettendo in luce una forma fisica strepitosa. Un trascinatore, che ha saputo far cambiare idea a Nicola, da sempre amante dei gruppi privi di giocatori copertina. La squadra è in fiducia, non ha paura di attaccare l’avversario, nonostante possa risultare maggiormente tecnico. Giocano tutti per un solo obiettivo e Vardy si è calato perfettamente nella parte: la sua presenza ha fortificato un gruppo che in tanti avrebbero dato già per spacciato. Adesso arrivano gli scontri diretti, dove si potrà vedere realmente la sostanza di questo gruppo.
Una triste Firenze
A Firenze invece, Dzeko, sta vivendo una situazione completamente opposta. Ultimo in classifica con la Viola, con pochissime presenze raccolte. Negli ultimi giorni è diventato l‘uomo copertina della divisione tra tifosi e squadra: ha deciso infatti, di prendere in mano la situazione, chiedendo apertamente maggiore supporto alla piazza. Il confronto dopo la gara persa con l’Atalanta ha però messo (nuovamente) in luce la sua personalità, fuori da ogni schema, capace di affrontare le situazioni più dure, con l’intento di difendere la squadra, diventandone di fatto lo scudo. Questa stagione potrebbe cambiare da un momento all’altro, ma sarà necessario che le richieste e le controrisposte trovino un punto d’incontro a metà strada.
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