Il primo traguardo è stato tagliato. Per provare a passare anche il secondo, si dovrà aspettare fino alla prossima primavera. Sono oltre 637mila le firme per il referendum sulla cittadinanza consegnate ieri alla corte di Cassazione, che permetteranno – se la procedura sarà validata dalla Suprema corte – di far esprimere gli elettori su un tema che tiene banco dall’inizio dell’estate: la concessione della cittadinanza italiana ai figli degli stranieri che vivono in Italia. E, nel caso del quesito elaborato da +Europa, il dimezzamento dei tempi per diventare cittadini, dagli attuali dieci a cinque anni di residenza legale in Italia.
Per richiedere la consultazione di firme ne servivano 500mila. Invece dal 6 al 30 settembre i promotori ne hanno raccolte online 637.487, di cui più di 155mila in sole 24 ore, tanto da mandare in crash per alcune ore il portale dedicato sul sito del ministero della Giustizia. Un successo dovuto anche agli appelli di personalità del mondo dello spettacolo, dello sport e della cultura, da Julio Velasco a Malika Ayane a Ghali, che hanno rilanciato la campagna via social. «Non sono solo dei numeri record, sono numeri che dimostrano che in un momento di grande sfiducia nei confronti della politica c’è stata una mobilitazione straordinaria», esulta Riccardo Magi di +Europa. Obiettivo: «Porre al Paese una questione urgente su cui il Parlamento non si esprime», spiega. Con Magi a consegnare le firme c’era anche la deputata dem Ouidad Bakkali, il segretario del Psi Enzo Maraio, oltre a esponenti di Possibile, Radicali e delle altre associazioni che fanno parte del comitato pro referendum, sostenuto pure da Avs, Italia viva e pezzi di M5S (anche se Giuseppe Conte non ha firmato). Eccoli, i promotori del quesito, schierati per la foto di rito fuori dal Palazzaccio, mentre reggono cartelloni con i numeri delle firme incassate e una grande bandiera italiana. Una battaglia «di opposizione e resistenza al governo e alla maggioranza», dicono: «Il Paese è più avanti di loro».
SECONDA FASE
Ora si passa alla seconda fase. Una volta terminato il controllo sulle firme da parte della Cassazione la palla passerà alla Consulta, che entro febbraio dovrà esprimersi sull’ammissibilità e la correttezza della formulazione. Punti su cui c’è chi solleva qualche dubbio. Replica Magi: «Chi parla di referendum propositivo non ha letto il quesito». In caso di via libera, le urne dovrebbero essere convocate per la primavera, probabilmente tra aprile e giugno. E non è escluso che il referendum sulla cittadinanza venga accorpato in un’unica tornata primaverile, insieme ai quesiti per abrogare la legge sull’Autonomia differenziata e il Jobs act. Almeno è in questa direzione che spinge il Pd, che punta così a mobilitare il maggior numero possibile di votanti: perché il referendum sia valido dovrà andare alle urne la metà più uno degli aventi diritto. Obiettivo tutt’altro che semplice, in tempi di affluenza sempre più scarsa.
Contrario il centrodestra, a cominciare da Matteo Salvini. «Adoro ogni referendum e ogni volta che il popolo si esprime – osserva il vicepremier – ma se ce ne sarà uno che prevede la cittadinanza breve e facile sono convinto che gli italiani lo bocceranno: già oggi siamo il Paese europeo che concede più cittadinanze a tutti». Per il leader della Lega insomma «non si capisce la necessità di accelerare». Anzi: il Carroccio propone di «trovare il modo di ritirare la cittadinanza agli stranieri che commettono reati in Italia».
LE FRIZIONI
Eppure il capitolo cittadinanza nel centrodestra continua a creare frizioni. Con Forza Italia che rilancia sullo Ius scholae (gli azzurri stanno elaborando un testo da sottoporre agli alleati «in settimana») e la Lega che torna a bocciare la proposta senza appello: «Benzina su un fuoco acceso dalle opposizioni, assurdo e contro ogni buon senso, così si danneggia il governo», chiude la porta Stefano Candiani. Chi invece promette il suo sì una volta che il testo arriverà in Aula è Italia viva. Che punta sul via libera di tutte le opposizioni per mettere in difficoltà il governo. E si chiede: «Che faranno a quel punto i forzisti?».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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