ROMA Lo ribadisce persino Giuseppe Conte da Scandicci: «C’è un obbligo di vincere in Toscana». Qui il centrosinistra unito (con l’eccezione di Azione) punta a lasciarsi alle spalle le sconfitte di Marche e Calabria, in vista del secondo round di novembre, che prefigura altre due vittorie certe (in Puglia e Campania). Il fatto che il successo nel fortino rosso sia “scontato”, non basta per eliminare, nel campo largo, alcune delle preoccupazioni della vigilia. Segnata, per giunta, dalla difficoltà dei vari leader di coalizione di presentarsi uniti sul palco in sostegno del governatore uscente Eugenio Giani: ieri l’atteso incontro — fino all’ultimo in forse — tra lui e Giuseppe Conte a Scandicci, subito dopo, a Piazza Strozzi, il comizio finale di Matteo Renzi; e poi la sortita a Pisa dal lader di +Europa Riccardo Magi ( il primo a rilanciare la sua ricandidatura); il giorno prima l’evento del Pd, alla presenza di Elly Schlein e Stefano Bonaccini, ma senza Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, in tour nella regione nei giorni precedenti. Difficoltà “organizzative” a parte, il primo fattore che impensierisce i dem è l’affluenza alle urne. Difficile ripetere il dato del 2020, il 62,6%, frutto di una sfida combattuta punto per punto tra Giani e la leghista Susanna Ceccardi. Di tutt’altro registro rispetto alla campagna odierna, giudicata da molti “sottotono”, complice anche il ritardo nell’ufficializzazione dello sfidante a destra, Alessandro Tomasi. La percezione di una sfida già vinta — questo il timore — potrebbe spingere meno elettori a recarsi alle urne. Assottigliando, quindi, il margine di vantaggio dato al governatore dagli ultimi sondaggi.
I CONSENSI
Ma c’è poi il gruzzolo di consensi che riuscirà a riscuotere ogni partito e da cui dipendono gli equilibri interni al campo largo. Il punto di riferimento per il Pd è il 34,7% dell’ultima tornata elettorale, precedente all’insediamento di Elly Schlein, la segreteria dem che ha sciolto tardi le riserve sulla ricandidatura di Giani, non esattamente espressione della sua linea politica. La sfida più difficile da giocare è, in ogni caso, quella del leader del M5S, Giuseppe Conte. Pesano i risultati non brillanti dell’appuntamento marchigiano e calabrese e lo strappo di parte del gruppo consigliare toscano dei pentastellati, fino ad oggi all’opposizione, e contrario a un accordo con il Pd, malgrado tutte le garanzie del patto di programma stipulato tra Giani e Paola Taverna. Ma c’è di più. La lista di Matteo Renzi, che è anche quella del candidato presidente — “lista Giani-Casa riformista” — si prepara al sorpasso come seconda forza del campo largo, prima del M5S. Una prima volta che potrebbe ripetersi, visto che Iv punta a fare perno sugli amministratori locali per il suo nuovo progetto della Casa riformista.
I NODI DEL PROGRAMMA
È chiaro che l’assetto che uscirà delle urne potrebbe influire anche sulla “postura” che sceglieranno di adottare i consiglieri in quota M5S. Il punto di riferimento è il patto in 23 punti, che include — tra gli altri — il reddito di cittadinanza regionale, la chiusura del rigassificatore di Piombino, l’acqua pubblica e la revisione del progetto di estensione dell’attuale aeroporto di Firenze Perentola. Un punto su cui già negli ultimi giorni non sono mancate le frizioni all’interno della coalizione. Tanto la consigliera M5S, capolista nella circoscrizione di Pisa, Irene Galletti, che il sindaco di Sesto fiorentino, Lorenzo Falchi, in quota Avs, sono per rimettere in discussione l’opera, mentre per il candidato di Casa riformista, Francesco Casini, non si può più tornare indietro visto che il progetto è in fase avanzata. Lo stesso Giani, arrivato in chiusura del comizio di Iv, non ha negato la speranza che «niente possa ostacolare il progetto e che possa passare presto alla fase operativa». Un paio di ore prima, a Scandicci per l’incontro con Conte (che ha svolto l’evento conclusivo della campagna M5S in piazza delle Murate), il governatore ha aperto a una delle istanze care ai pentastellati: «Separeremo l’acqua dalle altre utilities». “Giani l’ubiquo” l’hanno ribattezzato, dopo lo sforzo per non disattendere nessuno degli appuntamenti con i singoli leader di coalizione. Ma sarà la flessibilità, ancor prima dell’ubiquità, la dote che il presidente della Toscana dovrà coltivare da qui ai prossimi anni.
Valentina Pigliautile
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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