Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Politics Cda Rai, martedì Rossi ad. Forza Italia prende tempo per “blindare” Agnes
Politics

Cda Rai, martedì Rossi ad. Forza Italia prende tempo per “blindare” Agnes


ROMA Temporeggiare. Rimandare «almeno fino a novembre», dopo le Regionali, per non essere costretti tanto presto al passo indietro. E nel frattempo, lavorare sottotraccia perché si creino le condizioni. C’è un precedente che in queste ore di lavorìo nella partita per viale Mazzini viene ricordato dalle parti del centrodestra. Quello di Marcello Foa, il giornalista considerato vicino alla Lega che nel 2018 il governo giallo-verde indicò come futuro presidente della Rai. E che a inizio agosto fu impallinato a scrutinio segreto dalla Commissione di vigilanza sulla tv pubblica. Salvo poi essere eletto due mesi dopo, alla fine di settembre, da quella stessa Commissione. «Due mesi, in politica, a volte possono corrispondere un’era geologica», si danno di gomito dentro Forza Italia. Eccolo, il piano del centrodestra (o meglio degli azzurri, visto che Lega e FdI non disdegnerebbero un cambio di strategia) per portare Simona Agnes alla presidenza della Rai. Altro che rinunciare: intanto, prendere tempo. Poi chissà.

Rai, dai consiglieri (nominati) al nuovo presidente del cda: cosa succede ora? Le prossime tappe

I passaggi

Del resto il nuovo Cda di viale Mazzini, con o senza l’Aventino del Pd, il Parlamento l’ha nominato. E il consiglio dei ministri di ieri ha ratificato l’indicazione di Agnes e di Giampaolo Rossi per i due posti che spettano al Mef. Martedì il prossimo passaggio: prima, alle 12,30, l’assemblea degli azionisti. Poi, nel pomeriggio, la prima seduta del nuovo consiglio, che assegnerà a Rossi i galloni di ad e ad Agnes quelli di presidente. Ma se per il manager meloniano la nomina sarà operativa fin da subito, tanto che già nella prima seduta Rossi potrebbe nominare il nuovo direttore generale (poltrona che dovrebbe toccare all’ad uscente Roberto Sergio), per la figlia del fu giornalista e direttore Rai Biagio Agnes la partita si sposta in Vigilanza. Con i 42 deputati e senatori della Commissione che, a maggioranza di due terzi, saranno chiamati a dire sì a quella che gli azzurri ritengono a tutti gli effetti una presidente di garanzia, come chiesto dalle opposizioni. Quando? Presumibilmente, la settimana successiva a quella dell’insediamento del Cda. Ma «compatibilmente – è l’avvertenza – con i lavori delle Aule parlamentari». Non è escluso, insomma, che ci voglia più tempo. Anche perché la convocazione la stabilisce l’ufficio di presidenza, insomma i capigruppo. E il centrodestra, se volesse, avrebbe gioco facile nel rimandare.

Del resto, «che fretta c’è?», si domandano gli sponsor di Agnes. L’ad sarà in carica da martedì, il Cda pure: la presidenza è un ruolo «di garanzia», ed «è già successo che sia mancata per qualche tempo, come dopo le dimissioni di Marinella Soldi» (lo scorso agosto, ndr). La macchina Rai, insomma, tra qualche giorno sarà pienamente operativa. E se invece le opposizioni si saldassero nella richiesta di convocare un voto il prima possibile, per bocciare la nomina di Agnes? Ecco che scatta il «precedente Foa». Ovvero: anche in caso di bocciatura – anche se a quanto pare di capire FI preferirebbe evitare di arrivare a tanto – si può procedere con un secondo voto. Quando? Di sicuro, non subito. «L’altra volta passarono due mesi, stavolta a novembre ci sono le Regionali in Emilia Romagna e Umbria: di certo, non prima di quella data», si fanno i calcoli in Parlamento. Col rischio di cadere in settimane già dense di appuntamenti collegati all’approvazione della Finanziaria, e quindi con la possibilità concreta di ulteriori rinvii.

Rai, i nomi nel nuovo Cda: da Marano a Frangi, fino a Natale e Di Majo. Si apre la partita per la presidenza

I voti

Nel frattempo, il ruolo di presidente lo assumerebbe il consigliere più anziano, Antonio Marano in quota Lega. Ed ecco che, scommettono i forzisti, in tutto questo tempo i due voti che oggi mancano ad Agnes per essere confermata presidente (ne servono 28 e il centrodestra al momento può contare su 26 sì, incluso quello di Mariastella Gelmini in avvicinamento a Noi moderati) possono saltar fuori. «Che ne sarà del campo largo, a fine novembre?», ci si chiede, maliziosi, tra i berlusconiani. «Sicuri che Conte resterà fedele a un patto siglato col Pd prima dell’estate?».

Dai Cinquestelle giurano che per loro il nome di Agnes è improponibile, oggi come domani. «Chiediamo una figura di garanzia, un presidente che non sia riconducibile a nessun partito», la linea degli stellati. Che proprio per dimostrare di non voler fare accordi sottobanco col governo, magari per vedersi assegnata la direzione di Rainews o di un’altra testata prossima al rinnovo tipo Rai Sport (di cui li accusa Italia viva), giurano: quando in Vigilanza sarà il momento di votare Agnes, usciremo dall’Aula. «Così nessuno (leggi Iv, ndr) potrà dare un aiutino alla candidata di Forza Italia e poi dare la colpa a noi». Il piano, oggi, è questo. Ma tra due, o magari tre mesi? Reggerà? I forzisti sono pronti a scommettere di no. «In due mesi – ripetono – possono succedere molte cose». Figuriamoci far saltare fuori due sì.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il punto del direttore, ogni Lunedì alle 17
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Exit mobile version