10.05.2025
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Science

​Carne coltivata, nuovo bioreattore produce bocconcini di pollo: «Migliorati sapore e consistenza»​


Prodotti in laboratorio dei bocconcini di pollo che pesano più di 10 grammi: il risultato è stato ottenuto all’Università di Tokyo grazie a un bioreattore innovativo, progettato per replicare il sistema circolatorio umano. Questo dispositivo è in grado di apportare ossigeno e nutrienti al tessuto coltivato in vitro, permettendo la crescita di pezzi di carne intera più grossi e strutturati. La tecnologia, descritta in un articolo pubblicato sulla rivista Trends in Biotechnology, potrebbe segnare una svolta non solo nella produzione di carne coltivata, ma anche in ambiti come la medicina rigenerativa, la sperimentazione di farmaci e la costruzione di robot bioibridi.

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La rivoluzione del bioreattore a fibre cave

Il team di ricerca, coordinato dal professor Shoji Takeuchi, ha sviluppato un bioreattore a fibre cave semipermeabili, che riproduce il funzionamento dei vasi sanguigni.

Queste fibre, già utilizzate in altri campi come i filtri per l’acqua e nelle macchine per la dialisi, sono in grado di trasportare ossigeno e nutrienti ai tessuti coltivati. La perfusione, ossia il flusso continuo di nutrienti attraverso il tessuto, è una delle principali sfide della biotecnologia, specialmente quando si tratta di produrre organi o tessuti spessi. Grazie alla presenza di 50 fibre cave nel bioreattore, i ricercatori sono riusciti a produrre piccoli pezzi di muscolo scheletrico di pollo, ognuno grande alcuni centimetri.

La scalabilità del sistema e i progressi fatti

Successivamente, il sistema è stato ulteriormente migliorato per includere ben 1.125 fibre cave, aumentando la capacità del bioreattore e permettendo la produzione di carne di pollo che supera i 10 grammi di peso. Grazie a questo approccio, il team è riuscito a coltivare tessuti più complessi, utilizzando cellule di tessuto connettivo, come i fibroblasti.

«Abbiamo superato la sfida di ottenere la perfusione attraverso tessuti spessi disponendo le fibre cave con precisione microscopica», afferma Takeuchi. Il risultato? Un prodotto con consistenza e sapore migliorati, che potrebbe rivoluzionare il mercato della carne coltivata.

 

Le sfide future

Nonostante i progressi notevoli, esistono ancora delle sfide da superare. In particolare, una delle difficoltà maggiori riguarda la rimozione delle fibre cave dalla carne una volta che il processo di coltivazione è completato. Gli scienziati stanno lavorando per trovare soluzioni innovative, come l’uso di materiali commestibili al posto delle fibre cave tradizionali, per semplificare il processo e migliorarne l’efficienza. «La nostra tecnologia consente la produzione di carne strutturata con consistenza e sapore migliorati, accelerandone potenzialmente la redditività commerciale», aggiunge Takeuchi.

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Questa tecnologia potrebbe non solo cambiare il modo in cui produciamo carne, ma anche aprire nuove porte per la medicina. Infatti, la stessa tecnica utilizzata per creare carne coltivata potrebbe essere impiegata per la produzione di organi e tessuti per i trapianti, rappresentando un passo importante verso la medicina rigenerativa. Inoltre, il sistema potrebbe trovare applicazioni in vari settori, tra cui la sperimentazione di farmaci e la creazione di robot bioibridi, dove l’interazione tra la biologia e la tecnologia potrebbe portare a nuove forme di dispositivi intelligenti.

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