Fondi per l’edilizia carceraria e un commissario straordinario in arrivo, procedure più snelle per le misure alternative alla reclusione, nuove comunità per accogliere adulti e minori. A indicare la direzione sarà il decreto “Carcere sicuro” approvato dal Consiglio dei ministri, «è lo strumento strutturale dal quale vogliamo partire per riformare e risolvere il problema che abbiamo ereditato», afferma Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia. Le carceri italiane, riflette, «accolgono e custodiscono donne e uomini privati della libertà, ma non della loro dignità. Il compito del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria è collaborare al loro pieno recupero e al successivo reinserimento».
L’emergenza ora è il tasso di sovraffollamento. Sottosegretario, le misure previste dal decreto risolveranno il problema?
«In questi mesi abbiamo sbloccato 166 milioni di euro per l’edilizia carceraria, per ristrutturare gli edifici che abbiamo trovato in condizioni degradate e costruire nuovi padiglioni. I progetti ci sono già, dobbiamo solo renderli operativi. Nel decreto che è in conversione inseriremo con un emendamento la nomina di un commissario straordinario per l’edilizia, l’obiettivo è agire con la massima urgenza. Da quando si è insediato il governo abbiamo messo in atto diversi interventi, a cominciare dalle assunzioni di polizia penitenziaria. Ora gli agenti sono 39.771, quando siamo arrivati erano 37.100 circa, l’ultimo provvedimento prevede il reclutamento di altri mille uomini».
E per la carenza di educatori?
«Erano 900 circa, adesso siamo a 1089. In pratica abbiamo coperto pianta organica che da tempo risultava insufficiente».
La costruzione di nuove strutture però non è immediata. Nel frattempo?
«Si ricorre ad altre soluzioni, come rendere più veloci le procedure per la libertà anticipata. Nessuno sconto, il detenuto potrà vedere fin da subito riconosciuto nell’ordine di esecuzione qual è il fine pena da sentenza e quale se aderisce a programmi rieducativi. Stipuliamo un patto e questo alleggerirà i Tribunali di sorveglianza da circa 200 mila fascicoli che attualmente ingombrano gli uffici».
Saranno agevolati anche i trasferimenti nelle comunità.
«E questo apre a un sistema unico nel suo genere, perché consente al detenuto di uscire dal carcere, essere collocato in una struttura e lavorare, per rieducarsi davvero. Siamo determinati a proseguire su questa strada, dicendo no a sconti di pena o svuotacarceri e non perché siamo cattivi, bensì in base a dati concreti sui tassi di recidiva: se non impari nulla nel corso della detenzione, quando esci reiteri il reato ed è quello che è successo negli ultimi anni. Quando la sinistra sostiene il contrario non aiuta il detenuto, semmai lo getta nelle mani della criminalità. Noi invece diamo un’alternativa a chi è recluso. Detto questo, gli spazi in carcere sono sufficienti? No, siamo consapevoli che bisogna fare di più, tuttavia l’intervento del commissario straordinario per l’edilizia dimostra che noi investiamo e non riteniamo che lo svuotacarceri, adottato da altri, sia la soluzione».
E sul fronte degli istituti penali per i minorenni?
«Stiamo lavorando per misure alternative al carcere. C’è un accordo con la Regione Lombardia per la realizzazione di due comunità adibite a spazio per la rieducazione. Quanto alle strutture, entro l’anno o al massimo nei primi mesi del 2025 ci verrà consegnato il nuovo carcere di Rovigo, dotato di aree per la formazione. Stiamo per tornare in possesso di due istituti, uno a L’Aquila e uno a Lecce, contemporaneamente ci siamo attivati per completare i lavori del Beccaria a Milano e dell’istituto di Airola in provincia di Benevento. A Catanzaro la ristrutturazione è appena terminata. Per i minori, in particolare, è necessaria un’attenta formazione degli educatori. Entro l’anno verranno assunti 543 funzionari dei servizi sociali ed entreranno in servizio 350 funzionari pedagogici».
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