19.05.2025
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Politics

Canone Rai, sparisce (per ora) il taglio da 90 a 70 euro. Mina sul bilancio, spese congelate


Corsa contro il tempo per confermare il taglio del canone Rai — da 90 a 70 euro — che non è stato inserito in Manovra. A Viale Mazzini, però, sembrano preoccupati per un’altra misura inserita nella legge di bilancio: il congelamento della spesa per il personale e per le consulenze esterne, già dal prossimo anno. Voci di bilancio che già nel 2026 dovranno essere tagliate del 2 per cento, per poi arrivare a un -4 dodici mesi dopo. Durante la riunione del Cda di ieri, i vertici dell’azienda (il consigliere anziano Antonio Marano in qualità di presidente ad interim, l’ad Giampaolo Rossi e il dg Roberto Sergio) non soltanto hanno espresso «apprensione» per la tenuta dei conti in una nota, ma hanno comunicato di avere chiesto un incontro al Mef — che è anche l’azionista di controllo della Rai — per affrontare questi nodi. Il 16 ottobre scorso, durante la conferenza stampa che ha seguito l’approvazione della legge di bilancio, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aveva annunciato che sarebbe stato mantenuto il taglio dell’imposta, passata lo scorso anno da 90 a 70 euro. «Per quanto riguarda il canone, è confermata la cosa che abbiamo fatto l’anno scorso». Invece, nel testo firmato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non c’è traccia della misura.

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L’ESBORSO

Il prossimo anno si rischia di pagare di più in bolletta. Il Codacons ha calcolato che il mancato taglio del canone Rai «costerà alle famiglie tra i 420 e i 430 milioni di euro nel 2025». Senza dimenticare che gli italiani versano di più che in altri Paesi, quali per esempio Spagna, Paesi Bassi e Cipro, dove il servizio è sostenuto dalla fiscalità generale. Diverso discorso in Germania (210 euro), Francia (139 euro) e Gran Bretagna ( 174 euro) dove l’onere è più alto.

Come detto, a livello politico, c’è la volontà di mantenere lo sconto, sul quale ha premuto in prima persona il leader della Lega, Matteo Salvini. Anche al Mef — dove hanno scritto la Manovra cesellando ogni piccola spesa del bilancio pubblico — sarebbero favorevoli a un intervento. A questo punto non si esclude un emendamento del governo o della maggioranza durante il passaggio parlamentare della Finanziaria.

Senza lo sconto di venti euro, l’incasso del canone Rai tornerà a sfiorare i 2 miliardi di euro. In caso di abbassamento, come nel 2023, non è ancora chiaro se sarà confermato il fondo straordinario da circa 430 milioni di euro destinato al potenziamento tecnologico, per compensare Viale Mazzini dei minori introiti.

Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, parla «di una partita di giro, tra l’altro sulle spalle della fiscalità. Mi sorprendono le lamentele della Rai su presunti tagli e taglietti. Farebbero bene a interrogarsi sugli ascolti, su una serie di flop delle serie o di comizi come quello di Scarpinato». Non fa sconti ai vertici Rai neanche il Pd. «Le apprensioni del Cda Rai sugli effetti della Manovra — fa sapere Stefano Graziano — sono lacrime di coccodrillo».

In realtà in Rai sono molto preoccupati sulla spending review per il personale. Qui, tra l’altro, lavorano quasi 12mila addetti. Non sono state fatte ancore stime sugli effetti finanziari, ma soltanto calcolando gli impatti sulla spesa per il personale — circa 960 milioni nel 2023 — si ipotizza una riduzione di circa 20 milioni nel 2026.

In una nota il Cda, riunito ieri per approvare la semestrale, ha sottolineato che i tagli, «sia pure nell’ottica di un doveroso contenimento dei costi, rischierebbero di limitare l’autonomia del nostro Servizio Pubblico e di condizionarne le scelte e le attività con possibili impatti sull’occupazione, nonché sull’indotto». C’è chi dice che, senza correttivi, vada rivisto il piano industriale 2024-2026 approvato a febbraio. Ma potrebbe anche riaprirsi la discussione su un aumento del tetto pubblicitario per viale Mazzini. Roberto Natale, consigliere di minoranza, ha parlato di un «intervento del governo a gamba tesa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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