18.05.2025
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Politics

Campania, strappo dem: terzo mandato a De Luca. Schlein: «Non lo candido»


Altro che «morto che parla», come dallo stato maggiore del Pd romano in queste ore provano a bollare (politicamente) Vincenzo De Luca. Restando alla smorfia napoletana, la giornata di ieri per il vulcanico governatore della Campania somiglia più al «20, la festa». Ha vinto il primo round, l’ex sindaco “sceriffo” di Salerno: con una maggioranza bulgara (33 a 16) e un’unica astensione nelle file del Pd, dal consiglio regionale campano arriva il via libera al terzo mandato per il presidente uscente. Potrà ricandidarsi, De Luca. O almeno così dicono i suoi, che già lo vedono in pista alle prossime Regionali del 2025. Lui, scaramantico, non commenta, ma sfodera dal taschino un corno rosso portafortuna e sorride.

Chi non ride, invece, è il Nazareno. Perché di ricandidarlo Elly Schlein non ha alcuna intenzione. Un po’ perché i due (per usare un eufemismo) non si amano, come la segretaria aveva già messo bene in chiaro al suo arrivo dichiarando guerra a «cacicchi e capibastone» (replica di De Luca: lei è una cacicca ante litteram). Un po’ perché, ripete la leader del Pd, «la legge prevede giù un limite di due mandati». E quindi il governatore e i suoi «possono votare tutte le leggi regionali che vogliono, ma la posizione del Pd non cambia: non supporteremo presidenti uscenti che hanno già fatto due mandati».

FORZATURA

Già, e quindi che succede ora? In teoria il governo può impugnare la legge regionale varata ieri dalla Campania, anche se per quel tipo di provvedimenti non è mai successo prima. Si tratta, di fatto, di un atto con cui il consiglio regionale recepisce una norma del 2004, quella che appunto vieta il terzo giro per i governatori. Riconoscendola solo adesso, è la linea dei deluchiani, la conta dei mandati comincia ora: dunque, via libera alla ricandidatura tra un anno.

Una «forzatura», per il Nazareno. Che sperava di rinviare questo fronte di scontro almeno a dopo le urne in Umbria ed Emilia Romagna. «Invece De Luca ha deciso di accelerare. È andato dritto e la segretaria non poteva non reagire». Di fatto lo strappo apre un muro contro muro. È netto Igor Taruffi, braccio destro di Schlein per l’organizzazione: «Il voto espresso oggi non sposta di un millimetro la posizione del Pd nazionale sul limite dei due mandati. Vincenzo De Luca non sarà il candidato Presidente sostenuto dal Pd alle prossime elezioni regionali». E poco importa che il governatore abbia promesso un documento nel quale sottoscrive che il candidato alle Regionali verrà scelto più avanti, insieme alla coalizione. L’obiettivo della mossa è palese. E c’è chi, come i consiglieri di Azione e Italia viva, già fanno sapere che «non si discute, il candidato per la Regione per noi è De Luca» (ed è a questo punto che il governatore, che segue silente le due ore di discussione, sfodera il corno dal taschino).

Al Nazareno insomma non resta che sperare nel fatto che il governo impugni la legge campana, mettendo fuori gioco il governatore. I margini per farlo ci sono, scommettono dal centrodestra. Dove c’è chi rispolvera la legge elettorale campana del 2009, che in un passaggio prevederebbe il riconoscimento automatico delle norme statali in materia di elezione del governatore. Tradotto: per i consiglieri campani di centrodestra, il limite dei due mandati la Campania l’aveva già riconosciuto dal 2009. Motivo per cui l’opposizione a De Luca ha già annunciato ricorso al Tar. La stessa strada, ma coinvolgendo la Consulta, che potrebbe seguire l’esecutivo. «Credo sarà impugnata», prevede il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, uno dei nomi in lizza per il centrodestra per il dopo-De Luca. «Adesso vediamo», evita di sbilanciarsi il sottosegretario Antonio Mantovano. Mentre i capigruppo di Forza Italia Paolo Barelli e Maurizio Gasparri, che in Campania puntano a far correre il capodelegazione azzurro in Ue Fulvio Martusciello, si dice certa che il governo farà ricorso.

IL TIMORE

Nel Pd però c’è pure chi teme un altro calcolo di convenienza da parte della maggioranza. In caso di mancata impugnazione infatti, De Luca avrebbe il via libera per la ricandidatura. Da solo, contro centrodestra e centrosinistra. Fronte per il quale, nell’ex campo largo, girano diversi nomi pentastellati. Roberto Fico, se cadesse la regola grillina dei due mandati. O magari Sergio Costa oppure Federico Cafiero De Raho. Ma c’è chi non esclude che la scelta possa cadere sul sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, sintesi dell’asse Pd-Cinquestelle in salsa partenopea. Quel che è certo è che una corsa solitaria dello “sceriffo” di Salerno spaccherebbe in due il centrosinistra, probabilmente regalando la vittoria a tavolino agli avversari. Più che il 48, in questo scenario, per il Pd la mossa del governatore rischia di richiamare un altro numero della smorfia: «90, la paura».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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