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Bollette, i costi in linea con la Ue. E più nucleare anti-speculazione


pragmatismo su tutti i capitoli dell’energia. Sul nucleare che «insieme alle rinnovabili servirà all’Italia per combattere la speculazione che spinge i prezzi e per rendere l’Italia competitiva, visto che l’energia è la chiave per la crescita», dice il ministro degli esteri, Antonio Tajani, dal palco degli Stati Generali dell’energia di Forza Italia. Ma anche su auto, acqua e in generale sull’energia. «La posizione dell’Italia sarà netta in Europa», promette il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.

Attenzione «a evitare la bomba di fine anno con le sanzioni Ue se non si raggiungono le quote di auto elettriche», avverte Jean Philippe Imparato, responsabile Europa Stellantis . Per non «uccidere» il settore auto europeo bisogna anche intervenire su altri due fattori «il costo dell’energia, rinnovare il parco circolante». Dunque «servono decisioni urgenti se si vuole evitare di chiudere le fabbriche», conclude Imparato che parla di «un dramma industriale».

Quando però si parla di Europa e di confronto con l’Italia sui costi dell’energia e sulle bollette, la narrativa va un po’ corretta per l’ad dell’Enel Flavio Cattaneo, dati Eurostat alla mano. Chi dice che la bolletta italiana è il quadruplo di quella Ue, crea un allarmismo che non fa certo bene al Paese. Anzi. La premessa è che «Enel da tempo non è più incumbent (ex monopolista, ndr) in Italia», spiega Cattaneo, «Nel mercato italiano copriamo con la nostra produzione il 10% della domanda di energia elettrica, e solo il 3/4% per quanto riguarda il gas. Dei nostri 85 Gigawatt di capacità installata nel mondo, la maggior parte delle rinnovabili è all’estero». E non è un caso, evidentemente. C’entra eccome anche lo stop delle Regioni. «In Italia per morfologia del territorio, stretto e lungo, è difficile farne. In più c’è il problema del permitting che ha prodotto una serie di veti e controveti a livello locale», sottolinea l’ad.

IL CONFRONTO

Quanto alla bolletta, è bene chiarirlo una volta per tutte. «È determinata da un insieme di fattori, tra cui il costo dell’energia che in Italia è di 34,5 centesimi KWh, contro i 31 centesimi KWh dell’Europa». Non parliamo di multipli. I dati Eurostat certificano poi che il costo medio della bolletta europea è di 57 euro al Mwh, mentre in Italia è di 60 euro MWh. Ma questo si deve all’incidenza limitata rispetto agli altri Paesi del costo delle reti, peraltro più efficienti, che in Italia pesa per il 18% rispetto al 31% della media europea. Si tratta di un numero di cui dovremmo vantarci». Questo vuol dire che «in Italia il costo della bolletta non è triplo o quadruplo rispetto all’Europa, chi lo dice crea soltanto confusione». Sempre a detta di Cattaneo, «incrementare le rinnovabili in modo moderno in Italia è la strada per ridurre di molto il costo dell’energia almeno a livello industriale». Per farlo si «sta facendo il possibile, si sta accelerando tutti insieme per cercare di alleviare questi elementi quantomeno per alcune categorie, ma non siamo maghi». Non solo. In Italia, per Cattaneo, «il prezzo ha comunque una sua stabilità, rispetto ad altri che hanno dei picchi pazzeschi». La Spagna delle rinnovabili ha pagato in un giorno di black-out un conto da 15 miliardi.

E così mentre Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l’energia, punta sul nucleare «da affiancare alle rinnovabili per continuare a essere un Paese industriale», l’amministratore delegato di Snam, Agostino Scornajenchi, guarda al ruolo di accompagnamento della transizione che avrà ancora il gas: «Negli ultimi cinque anni è stata portata a compimento in modo eccellente la trasformazione dei percorsi di approvvigionamento del gas passato ora a un sistema alimentato dal Nordafrica e che conta sui sistemi di rigassificazione». Chiede di liberarsi «degli stereotipi» invece l’ad Eni, Claudio Descalzi, a partire da «sostenibilità e neutralità tecnologica», ormai «contenitori vuoti». In Italia «bisogna convincere l’Europa a cambiare ma non ci stiamo riuscendo». L’Europa sembra invece aver colto l’importanza strategica dell’acqua. «Può essere un’enorme opportunità per il Paese, deve essere vista collegata al tema dell’energia e si può sviluppare una filiera in prospettiva», ma «è necessario adeguare le normative, la strada è tracciata» e ora occorre «seguirla rapidamente» per l’ad di Acea, Fabrizio Palermo. Un «significativo passo», è stata la delega alla Resilienza idrica affidata al commissario europeo all’Ambiente, così come è stato «un passo importante la nomina in Italia di un commissario all’emergenza idrica». «Forse, ha aggiunto, «occorre ora avvicinare e unificare le responsabilità». Ma anche «ragionare sulla determinazione della tariffaria media».

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