18.05.2025
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Economy

«Berlino ha creduto in Unicredit, ci ritiene un investitore adeguato»


«Il Governo tedesco ha venduto ad Unicredit la quota del 4,5% di Commerzbank ritenendoci un investitore affidabile ed adeguato». Andrea Orcel è appena rientrato dall’assemblea di Confindustria, dove ha ascoltato la relazione del neo presidente Emanuele Orsini («Intervento pieno di contenuti propositivi su riforme, investimenti, il piano Draghi sulla competitività è efficace»). Il banchiere è in camicia bianca e cravatta rossa seduto su una poltrona nella Sala Aurora, al primo piano di Palazzo De Carolis, a Roma, sede di Unicredit, dove campeggia un quadro della Scuola Lombarda del XIX Secolo, raffigurante la «donna che legge». «Il governo tedesco ci ha venduto le azioni, noi da tempo parlavamo con loro, per noi era importante misurare un certo livello di consenso», spiega Orcel al Messaggero, in questa intervista esclusiva, la prima a un quotidiano italiano dopo il blitz del 9 settembre. Nonostante stia vivendo giornate concitate dal punto di vista fisico e degli stress, si mostra sorridente, sereno, affabile, orgoglioso di avere il 9% (l’altro 4,5% è stato acquistato in Borsa). Il banchiere è molto accorto e misurato nelle parole e nei contenuti, ripete continuamente di voler essere prudente, un atteggiamento che stride con il suo carattere di decisionista.
Da tempo quindi avevate una trattativa?
«Da tempo parlavamo con loro, quest’estate ho fatto la spola fra la vacanza con la famiglia al mare e la Germania».
Come vede la partita, pensa di farcela oppure no?
«Ci conoscevano anche perché siamo in Germania dal 2005 con Hvb, certo il sindacato Ver.di sono importanti, sono consapevole sia una situazione complessa. Siamo investitori finanziari con il 9%, assieme a BlackRock con l’8%, Norges bank e altri».
Siete sempre al 9% oppure siete saliti al limite del 10%?
«Siamo sempre al 9% e per il momento ci rimarremo».
Perché allora state per presentare alla Bce l’istanza autorizzativa per salire al 29,9%? Quando arriverà l’ok, andrete avanti comunque?
«Presenteremo l’istanza per avere la possibilità di un dialogo continuo con la Bce e anche con tutti gli altri stakeholder».
Solo per quello?
«E anche perché quando il governo vorrà mettere in vendita la quota residua (12%, ndr), se saremo graditi e ci saranno le condizioni anche di prezzo, con l’autorizzazione potremmo muoverci».
Ma sembra che Deutsche bank voglia sbarrarvi la strada, ha qualche timore?
«Siamo in un libero mercato», si limita a dire, e altro non aggiunge, forse volutamente per evitare di sbilanciarsi in considerazioni che potrebbero turbare gli animi, tenuto conto che si parla della principale banca tedesca. «Comunque le istituzioni tedesche devono decidere che fare, in molti casi di operazioni importanti si fa un’offerta come abbiamo fatto noi. Con un’implicita neutralità del governo tedesco siamo al 9%, una posizione che ci consente di dialogare come investitori finanziari e poi si vede».
Lei continua a ripetere di voler dialogare ma l’obiettivo principale è conquistare Commerzbank, questo è indubitabile o no?
«Siamo stati chiamati perché il governo tedesco voleva vendere. Questo è un punto fermo. E se voleva vendere a qualcuno cercava un nuovo azionista. Quello che succederà lo vedremo, vorremmo avere un ruolo. Comunque cautela, vogliamo un dialogo aperto con tutti gli interlocutori, senza essere fraintesi, questo lo voglio sottolineare, vogliamo chiarezza perché non abbiamo secondi fini. Non c’è fretta, vediamo come evolve la situazione, concorderemo che fare».
Pensate di dialogare anche con la diretta interessata, cioè Commerzbank?
«Sì certo, ho chiamato subito i vertici operativi del consiglio di gestione per rispetto. UniCredit manifesta il proprio sostegno agli attuali consigli di gestione e di sorveglianza di Commerzbank AG e al lavoro fatto e che stanno facendo raggiungendo progressi significativi per il miglioramento delle performance della banca. Del resto, come dimostra l’andamento del titolo, il mercato apprezza la gestione. Come qualunque investitore istituzionale, considero fisiologico il dialogo con la banca. Per ora non c’è null’altro».
Lei cerca il dialogo, finora la presidente della Bce Lagarde, il vice de Guindos, il capo della Bundesbank Nagel hanno tutti manifestato apertura nei vostri confronti. Significa che siete graditi come futuri azionisti forti?
«È una situazione più bilanciata di quello che può apparire, si osserva che ci sono le basi, vedremo, nessuno vuole correre».
Per il suo passato di banchiere d’affari che ha gestito la realizzazione di molti deal, come l’acquisto di Hvb da parte della gestione di Alessandro Profumo, e per il suo carattere deciso che va al sodo, in molti sul mercato pensano che lei abbia in serbo una mossa a sorpresa, un’opa. È tra le opzioni possibili?
«No, sarebbe un atto aggressivo, noi abbiamo comprato il 4,5% sul mercato e un 4,49% che ci è stato venduto dallo Stato tedesco, siamo contenti di quanto abbiamo fatto. Nessun retropensiero né una tattica diversa».
Ci si chiede se la mossa in Germania sia coerente con la strategia da voi adottata finora. C’è chi dice sì, chi no. Come stanno le cose?
«Da tre anni ripeto le operazioni che possiamo fare, servono la volontà di farle, i termini e le condizioni che funzionino per tutti. In Germania abbiamo trovato tutto questo e abbiamo comprato dal governo che ci ha venduto».
Lei scommette tutto su Commerzbank?
«Devo far girare Unicredit per i prossimi 3-5 anni, il management di UniCredit resta concentrato nel proseguire l’esecuzione di UniCredit Unlocked, e nel perseguire una crescita redditizia sostenibile e distribuzioni per tutti gli azionisti. Infatti, questo è dove UniCredit continua a ritenere di poter estrarre il maggior valore per i propri azionisti».
Ultima domanda: la riuscita dell’operazione dipende anche dal quadro europeo?
«Vogliamo tutti una Europa più forte, concordo con quanto hanno detto oggi (ieri, ndr) la premier Meloni e il presidente Orsini. Ritengo che sistema bancario debba rafforzarsi».
 

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