Dai Fori Imperiali fino al Campidoglio, un unico grido: «Lotito vattene e libera la Lazio». Un corteo con toni duri, ma pacifico, così come annunciato e voluto dalla Curva, ha preso il largo ieri al tramonto. Fra gli ottomila e i diecimila tifosi — secondo le stime della Digos presente in loco – ancora più furiosi con l’attuale gestione societaria e soprattutto con la presidenza, che compirà 21 anni fra tre giorni (19 luglio): «Tredici mesi fa eravamo ventimila persone, rieccoci. Se questa manifestazione non basterà, sarà la prima di tante altre. Ci sono giovani fra noi, che non hanno mai visto un campione approdare alla Lazio. Siamo amministrati come un condominio, non c’è un investimento. Dal ko del 25 maggio, collezioniamo figuracce, siamo l’unico club in Europa con il mercato bloccato», le parole dei rappresentanti della Nord. Lo stop agli acquisti sancito dalla Covisoc (per un errore di bilancio), proprio il giorno dopo la batosta col Lecce all’Olimpico, e qui svelato quasi un mese dopo, ha generato ulteriore caos e rinvigorito l’antica contestazione nei confronti di Lotito.
LA CESSIONE
«Il Re è Nudo», «La politica lo ha messo, la politica lo deve togliere», e ancora «Vendi e Vattene», gli striscioni e le bandiere alzate in cielo. Proprio nel giorno in cui la società rigetta i rumors «che riportano presunte trattative per la cessione del pacchetto di maggioranza del club detenuto da Lotito». Qualcuno, sognando fra le righe finali dell’ennesimo comunicato estivo («Qualsiasi comunicazione ufficiale riguardante la governance societaria verrà divulgata esclusivamente attraverso i canali istituzionali della società»), lega le voci di vendita addirittura al viaggio del figlio Enrico con il responsabile della comunicazione, Emanuele Floridi, a New York. In realtà, quei tre giorni negli States, specie la presenza alla finale del mondiale per club vinta dal Chelsea allo Yankee Stadium, sono serviti «per un importante momento di confronto con i vertici di Legends, partner del club per lo sviluppo del progetto Flaminio». Anche il tema stadio è al centro della contestazione della Nord.
Ieri il corteo si è fermato all’altezza di piazza Venezia, ma una delegazione di quattro rappresentanti della Curva è stata infatti ricevuta dall’assessore allo Sport, Grandi Eventi e Turismo, Alessandro Onorato, in Campidoglio: «Abbiamo parlato 40 minuti e chiesto quasi ed esclusivamente del Flaminio per capire se c’è l’interesse autentico di farci tornare a casa. La Lazio a dicembre ha presentato la richiesta di avere assegnato lo stadio e un progetto di riqualificazione. Una nota positiva. La nota stonata sono i tempi. L’iter è lungo, si è bloccato perché Lotito non ha risposto. Ieri sera il Comune ha mandato un’altra Pec richiedendo chiarimenti. Ogni volta in cui gli viene chiesto un documento, ci han detto che ci vogliono mesi per riceverlo. Perde tempo». Il Comune fa sapere di aver mostrato solo atti e date, senza nessun commento, ma in effetti – nonostante i movimenti sotto traccia per arrivare alla Conferenza dei Servizi – la situazione, così com’è, sarebbe ferma a luglio scorso. In aumento invece il dissenso, nonostante oltre 23mila innamorati abbiano comunque già sottoscritto l’abbonamento per la prossima stagione all’Olimpico: «Lo facciamo per amore della Lazio — la chiosa della Curva Nord — ma Lotito deve cedere, ormai è con le spalle al muro». Due ore a ribadire sempre lo stesso concetto, poi cala il buio. Ma la battaglia continua e la statua di Giulio Cesare infatti ha ora la sciarpa e la bandiera della Lazio.
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