19.05.2025
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Politics

Balneari, bivio tra gare e mini-proroga: vertice a Palazzo Chigi


«Un quadro giuridico certo». Ovvero gare subito ma con una mini-proroga per consentire le perizie asseverate e (si spera) degli indennizzi adeguati. Dopo mesi di tentennamenti strategici ed esitazioni più o meno maldestre, ad imporre un’accelerazione sul dossier balneare è infine Giorgia Meloni.

Appena prima di concedersi le vacanze al mare in Puglia, la premier ha infatti convocato un vertice a palazzo Chigi (a margine del cdm) chiarendo che un accordo con l’Unione europea non è più procrastinabile. Né è sostenibile a livello politico la situazione creatasi con la categoria. A Matteo Salvini e Antonio Tajani, con cui ha fatto un punto sull’azione del governo, e a chi nell’esecutivo segue la partita sin dal suo insediamento, la premier ha insomma palesato la volontà di intervenire nel primo Consiglio dei ministri utile.

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«Ci vediamo il 27 agosto» ha detto infatti la premier chiedendo a tutti «sobrietà» durante le ferie e preannunciando la riunione che sul tavolo avrà sia l’investitura formale di Raffaele Fitto a candidato Commissario europeo (peraltro senza affiancargli un nome femminile come richiesto da Ursula von der Leyen) sia il Dl Infrazioni, individuato come veicolo del riordino balneare. Senza un provvedimento, del resto, si andrebbe incontro ad una sentenza della Corte di Giustizia europea, ad una serie di salatissime sanzioni, ad un rischioso confronto con il Quirinale, al caos di nuovi ricorsi e ad un cortocircuito che porterebbe il governo Meloni ad essere in conflitto con la Commissione di cui è appena entrata a far parte.

LA NORMATIVA
I tempi sono strettissimi. In una ventina di giorni, partendo dalle basi gettate dal testo lasciato in dote da Mario Draghi e dalla pdl presentata dal deputato FdI Zucconi si proverà a modellare il recepimento della direttiva Bolkenstein in modo che diventi digeribile per la categoria. La messa a gara delle concessioni però, pare ormai ineluttabile. In che modo è oggetto di trattativa. Nella norma organica che arriverà serve in primis sciogliere il nodo relativo all’uso della mappatura realizzata dall’esecutivo, magari imponendo come solo eventuale il criterio della scarsità della risorsa. Cioè — ma è un tentativo “estremo” di fatto già respinto da Bruxelles — si punta a mettere a gara le concessioni solo nel momento in cui si riuscirà a dimostrare che le spiagge disponibili siano effettivamente poche. In secondo luogo bisogna quantificare gli indennizzi per quei gestori che, dopo aver investito per anni, perderanno la propria azienda. Infine, e qui sta la soluzione della mini-proroga utile a trattare con una Commissione europea meno inviperita sul tema con Roma, c’è da definire il regime transitorio.

E cioè «più garanzie l’Europa fornisce sul “come”», andando incontro alle necessità nostrane sul risarcire gli imprenditori balneari, «più siamo disposti a cedere sul “quando”» spiega una fonte vicina al dossier. Se gli indennizzi saranno adeguati, il governo è disponibile ad accettare un intervento immediato, nella consapevolezza che le perizie necessarie a definirli, permetterebbero di spostare ancora più in là l’effettiva entrata in vigore della norma. Un’ipotesi tutta da verificare perché, ed è una parte dell’esecutivo a sostenerlo, verrebbe ribaltata dalla magistratura al primo ricorso. Al netto della volontà di arrivare ad una soluzione, il confronto si annuncia complicato. Le sentenze del Consiglio di Stato, della Consulta e del Tar hanno ribaltato più volte quanto fatto finora, creando un liberi tutti che a settembre si tradurrà con bandi di gara disposti direttamente dai Comuni senza un quadro organico. Il caos appunto. Con il paradosso che spesso e volentieri sono i sindaci di centrodestra i più reattivi. In bilico restano le modalità, ma il recepimento della Bolkenstein pare ormai una certezza. Anche se a imporla dovesse essere una sentenza della Corte di Giustizia europea.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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