Da oggi mai più due o più controlli insieme da parte degli organi di vigilanza nella stessa azienda. E se si passa indenni la verifica, non ce ne possono essere altre per dieci mesi, a meno di motivi straordinari che richiedono interventi urgenti. Lo prevede il decreto legislativo per la “Semplificazione dei controlli sulle attività economiche”, in Gazzetta Ufficiale dallo scorso 18 luglio, ma con le nuove regole che entrano in vigore oggi, con due settimane di tempo date a imprese ed enti pubblici per adeguarsi.
Di quali controlli si parla? Non solo quelli di sicurezza dell’Ispettorato nazionale del lavoro o dell’Inail, ma anche quelli sanitari delle Asl, quelli previdenziali dell’Inps, quelli ambientali dell’Ispra, quelli sismici della Protezione civile o degli enti regionali e quelli sul commercio e la conformità urbanistica da parte dei funzionari dei Comuni. Ad essere esclusi sono solo le verifiche contributive dell’Inps e quelle economico-tributarie della Guardia di Finanza.
I PRINCIPI CARDINE
In generale il controllo pubblico nelle aziende si baserà sul principio della «fiducia nell’azione legittima, trasparente e corretta delle amministrazioni che programmano le verifiche» e si dovranno «minimizzare le richieste documentali» alle società. Ci potranno essere due o più controlli assieme da parte di più organi di vigilanza solo se questi si mettono d’accordo per un’ispezione congiunta. Ogni impresa, poi, dovrà ricevere almeno dieci giorni prima di un controllo pianificato (fatta eccezione per i casi di urgenza o per i quali c’è l’esigenza di accessi ispettivi senza preavviso) l’elenco della documentazione necessaria alla verifica. Per le violazioni considerate «sanabili» e per i casi di non punibilità per «errore scusabile», viene poi introdotto l’istituto della diffida.
Significa che per tutte le infrazioni che non costituiscono reato e non riguardano la salute, la sicurezza o l’incolumità pubblica, l’azienda che le ha realizzate per la prima volta in un quinquennio viene obbligata a sanare la situazione in venti giorni senza multe o altre conseguenze. Per i controlli su sicurezza, igiene e salute, invece, le aziende considerate «a basso rischio», con certificazioni sul rispetto principi Esg (sulla sostenibilità sociale, economica e ambientale), non possono subire più di un controllo ordinario all’anno.
Si rafforza poi il fascicolo informatico di impresa, che viene alimentato con gli esiti dei controlli e dovrà essere consultato dalle amministrazioni prima di ogni attività di vigilanza. In ogni caso sono previsti meccanismi di dialogo e collaborazione tra amministrazioni e aziende se ci sono incertezze sulla corretta interpretazione delle norme o gravi e ripetute difformità rispetto a obblighi di legge.
L’impresa può poi interpellare le associazioni nazionali di categoria. E ancora: le sanzioni dovranno essere proporzionali rispetto al livello di rischio, al pregiudizio arrecato, alle dimensioni dell’azienda controllata e all’attività economica svolta.
LA FORMAZIONE
Ci sarà quindi una sorta di “censimento dei controlli” per evitare doppioni, disperdendo i pochi dipendenti pubblici addetti ai controlli (lamentano ancora carenze tutti gli enti, dall’Inps, all’Inl e l’Inail). Previsto poi un piano di formazione digitale del personale ispettivo da parte della Scuola nazionale dell’amministrazione e Formez Pa. Le associazioni delle imprese del commercio e dell’artigianato hanno espresso apprezzamento per l’impianto della legge, ma hanno criticato il sistema del “basso rischio”, evidenziando come si possa prestare a «sperequazioni ai danni delle micro e piccole imprese», che avrebbero «meno disponibilità economica per ottenere le certificazioni Esg».
«Il nostro — commenta Aristide Pollice, professore di Diritto amministrativo alla Luiss — è un sistema fin troppo regolato e ogni semplificazione sui controlli in teoria è positiva, ma gli interventi in tal senso negli ultimi anni hanno dimostrato una limitata efficacia: la realtà è ben più complessa delle norme». Con opinioni diverse i sindacati. Critiche Cgil e Uil. «Siamo preoccupati — dice la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese — questa legge è un ulteriore regalo alle aziende, dopo il via a una patente a punti inefficace. Servono più ispettori, per incrementare la quantità e la qualità dei controlli e non norme che riducono i già insufficienti controlli, garantendo periodi franchi e avvisando prima delle verifiche». Più aperturista la Cisl. Per il segretario confederale, Ignazio Ganga, «la semplificazione è condivisibile, sempre che non si pregiudichi l’attività ispettiva, trovando un giusto equilibrio tra le esigenze produttive delle imprese e la necessità di verificare il rispetto delle leggi».
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