20.05.2025
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Economy

«Autorizzazioni più rapide per commercio ed edilizia. Assunzioni per il Giubileo»


Paolo Zangrillo, assieme al Mef, è partito alla ricerca di nuove risorse per i contratti degli statali. Anche per dare risposte alle istanze emerse dai tavoli sindacali. Dopo le rinnovabili, e seguendo i dettami del Pnrr, sta lavorando per semplificare le procedure autorizzative in altri settori come edilizia e commercio. Intanto ieri, con i colleghi Piantedosi e Giorgetti, ha scritto al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per dare vita a un tavolo a fine agosto e affrontare lo storico deficit di personale del Campidoglio. Tema ancora più scottante con il Giubileo alle porte. Al Messaggero il ministro per la Pubblica amministrazione annuncia le prossime mosse per modernizzare il comparto più complesso del Paese.

Mercoledì, con quello per l’area dirigenziale istruzione e ricerca, è stato firmato l’ultimo contratto collettivo per gli anni 2019-2021. A che punto sono le trattative per i rinnovi nella tornata 2022-2024?

«Abbiamo stanziato 8 miliardi nella scorsa manovra. Così ci siamo garantiti una continuità nel processo di negoziazione — si conclude una tornata, se ne avvia un’altra – che non si vedeva da almeno dieci anni. Per gli anni 2022-2024 abbiamo già avviato le trattative con i sindacati dei comparti sicurezza e difesa, funzioni centrali, enti locali e sanità».

Per i sindacati i soldi sono pochi.

«Otto miliardi sui 24 totali della manovra sono un segnale di straordinaria importanza verso le persone del pubblico impiego. Con il ministro Giorgetti stiamo lavorando per venire incontro a voci sui quali i sindacati hanno manifestato interesse e attenzione».

Metterete più fondi?

«Con il Mef stiamo ragionando per verificare la disponibilità di ulteriori spazi per venire incontro alle istanze sindacali. Il primo dovere del governo, però, è salvaguardare i conti pubblici, soprattutto nell’attuale e complicato contesto».

Nella Pa si guadagna poco. E i giovani si tengono lontano.

«Non è proprio così. Gli stipendi d’ingresso sono concorrenziali sul mercato del lavoro. Se un giovane laureato va a lavorare in uno studio legale o in uno di architettura, non guadagna di più. Diverso discorso per i meccanismi di crescita: salariale, professionale o di responsabilità. Sulle dinamiche di progressioni stiamo lavorando».

Che cosa state facendo?

«Vogliamo introdurre un sistema di gestione che premi il merito, valorizzi le capacità, cioè il saper fare, garantisca una formazione continua. Dobbiamo uscire dall’attuale logica che gli step della carriera, e non solo gli stipendi, debbano seguire soltanto una logica di anzianità. Una pubblica amministrazione moderna deve avere il coraggio di confrontarsi con il resto del mondo. Altrimenti le migliori menti del Paese non vedranno più la Pa come un’opportunità».

Questo discorso dovrebbe valere anche per il tetto degli stipendi nella Pa?

«Io provengo dal privato e conosco bene le dinamiche retributive. Anche nel pubblico le posizioni apicali richiedono grandi responsabilità, competenze specialistiche e capacità manageriale. Che non si “comprano” gratis. Se abbiamo l’ambizione di avere una classe dirigente con queste caratteristiche, bisogna uscire dai recinti ideologici».

Salterà il tetto di 240mila euro?

«Se l’obiettivo è reclutare e trattenere i migliori dobbiamo essere disponibili a ragionarci. Questo non riguarda solo le fasce retributive più alte, ma attiene alla capacità di introdurre una logica di merito».

Oltre a riconoscere il merito, però, va aumentata la produttività.

«Dobbiamo lavorare sulla capacità di tradurre il sapere in saper fare. Da qui al 2032 ci sarà un milione di dipendenti pubblici che maturerà il diritto alla pensione. Per gestire questo turnover serve soprattutto una classe dirigente con capacità manageriali, che sappia gestire il capitale umano: organizzare il lavoro, soddisfare le aspettative delle nostre persone, misurare le performance, valorizzare e premiare i risultati, spingerci verso l’utilizzo delle nuove tecnologie, partendo dall’intelligenza artificiale. Ad esempio, l’IA è un mezzo dalle grandi potenzialità che, sen ben gestito, sarà capace di migliorare l’erogazione dei servizi pubblici ai nostri utenti. E non ci sono temi di sostituzione del personale ma di upskilling e reskilling».

Il personale, in verità, manca.

«Abbiamo appena autorizzato l’assunzione di 56mila unità tra insegnanti e personale scolastico. Nel 2023 abbiamo reclutato 173mila persone, quest’anno faremo altrettanto. E continueremo in futuro anche per sostenere comparti e piccoli enti in sofferenza».

Un Comune più grande, Roma, vi ha scritto per assumere più dipendenti, in primis vigili.

«Io e il ministro Giancarlo Giorgetti abbiamo ricevuto le sollecitazioni del sindaco Roberto Gualtieri sulla necessità di ripensare la pianta organica di Roma Capitale in ottica del Giubileo. C’è stato chiesto uno sforzo aggiuntivo anche in termini di rafforzamento. Insieme ai miei colleghi dell’Interno e del Mef avvieremo a fine agosto un tavolo per rispondere a questa richiesta».

La risposta?

«È evidente che Roma dovrà affrontare uno sforzo straordinario con il Giubileo. Però l’amministrazione capitolina ha le capacità per gestire un ingente inserimento di risorse in tempi così brevi?».

Intanto sono state introdotte importanti semplificazioni nel campo delle rinnovabili.

«Lo scopo è duplice: razionalizzare le procedure autorizzative e facilitare i privati che vogliono investire nelle rinnovabili. Il green deal prevede un obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 e il maggiore ostacolo a questo processo consiste proprio nelle lungaggini per il rilascio dei titoli abilitativi».

Quali saranno gli effetti?

«Abbiamo inserito tre regimi di autorizzazione, destinati a moduli di impianti con potenze diverse: il binario dell’attività libera, la procedura abilitativa semplificata, l’autorizzazione unica. Con la prima — si ottiene in un massimo di 45 giorni — eliminiamo una quantità significativa di dichiarazioni e previsioni di inizio attività. Con la procedura semplificata il titolo si ottiene con il silenzio assenso, mentre l’ultimo iter autorizzativo si conclude in un tempo massimo di 175 giorni. Prima ci volevano due anni».

Quali settori riguarderanno le prossime semplificazioni?

«Diversi comparti, tra i quali sanità, commercio, servizi ai cittadini e, insieme al Mit, edilizia. Il dialogo con le categorie è aperto per condividere ulteriori spazi di semplificazione».

Tra i target del Pnrr c’è quello di introdurre 600 procedure di semplificazione entro il 2026.

«Siamo vicini all’obiettivo delle prime 200. È in vigore da un mese un decreto legislativo sul sistema dei controlli sulle imprese. E, solo per citarni alcuni, siamo intervenuti nelle telecomunicazioni, nel farmaceutico e nelle imprese artigiane».

Le aziende, però, si lamentano ancora che sono ancora troppo lunghi i tempi di risposta della Pa, come lo sono quelli di pagamento.

«A gennaio è stata emanata una circolare congiunta del Dipartimento della funzione pubblica e della Ragioneria di Stato in cui sono fissati target ben precisi da rispettare: 60 giorni per i pagamenti degli enti del servizio sanitario nazionale e 30 giorni per i restanti comparti. È previsto inoltre un taglio del 30% alle retribuzioni di risultato dei dirigenti che pagano in ritardo le fatture. Si tratta di un obiettivo Pnrr sul quale siamo intervenuti con senso di urgenza e continueremo a monitorare con attenzione. Ma il governo aiuterà le amministrazioni in difficoltà».

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