18.05.2025
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Politics

Autonomia e Lazio, FI rilancia. E su CasaPound avviso di Tajani: «Nessun problema a scioglierla»


ROMA Prima i distinguo sul decreto Carceri e la richiesta di un maggior peso (leggi: un “rimpastino”) in Regione Lazio. Ieri un nuovo affondo sull’Autonomia differenziata. E una dichiarazione del segretario Antonio Tajani sul caso Casapound a Torino che sa di controcanto alle frasi di Ignazio La Russa: «Se ci fossero gli estremi per sciogliere il movimento, non avrei problemi. E il cronista non doveva dichiararsi». Alza il tiro, Forza Italia. E rivendica maggiori spazi di manovra all’interno della maggioranza. Forte sia del sorpasso sulla Lega incassato alle Europee, sia dell’assist lanciato dai figli del fondatore, Marina e Pier Silvio Berlusconi. Che con modi e voci diverse, hanno entrambi fatto sapere che vorrebbero vedere la creatura del padre non rinunciare alle proprie battaglie, dai diritti alla giustizia, anche marcando le distanze dai partner di maggioranza.

Due indizi non fanno una prova, tre (forse) sì. Così prima è arrivata – cortese ma decisa – la richiesta dell’azzurro Maurizio Gasparri di discutere almeno alcuni degli emendamenti forzisti al decreto Carceri, due dei quali sono stati approvati. Poi è esploso il caso in Regione Lazio. Con il partito fondato dal Cav che ha disertato la sessione di bilancio della giunta di Francesco Rocca, chiedendo un «riequilibrio» sull’alleato leghista. Tradotto: un assessore in più rispetto ai due del Carroccio, per marcare il maggior peso alla Pisana. O in alternativa, la guida del Consiglio regionale. Questioni su cui ieri sarebbero arrivate «rassicurazioni», tanto che oggi gli esponenti azzurri non faranno mancare i loro voti sugli emendamenti relativi ai debiti fuori bilancio per la copertura del fondo di dotazione della sanità. Un modo per non paralizzare l’attività della giunta.

Allarme rientrato? Sì e no. Perché ieri mattina dal fronte azzurro si sono levate altre voci di insoddisfazione. La prima: quella del governatore calabrese Roberto Occhiuto contro l’Autonomia. «Il ddl Calderoli è migliorato grazie a FI, ma la legge andava maggiormente approfondita», affonda il vicesegretario azzurro. «Ci sono materie, come quelle non soggette ai Lep, per le quali si potrebbero fare subito intese. Su questi temi, invece, serve un surplus di riflessione per capire le possibili ricadute negative per le Regioni del Sud». Occhiuto chiede al governo una «moratoria», insomma. E avverte: «I cittadini della Calabria voterebbero contro l’autonomia al referendum. In generale, al Sud credo che finirebbe 90 a 10».

L’altra stoccata dei forzisti arriva sul dl Sanità. «Non sono così contenta di questo decreto, non è risolutivo», dice Licia Ronzulli: si tratta di «un provvedimento tampone». Poi però la vicepresidente del Senato precisa: «Parole strumentalizzate, il decreto è un primo passo. Il governo avrà il coraggio di fare una grande riforma sanitaria entro fine legislatura».

AGIBILITÀ
Al netto della correzione di rotta, in molti lo leggono come il segnale che in FI qualcosa si muove. O meglio: che i segnali lanciati da Pier Silvio e Marina si tradurranno non in un’azione di logoramento verso il governo (nessuno lo auspica, e Tajani e il gruppo dirigente forzista sono una garanzia di stabilità per Giorgia Meloni). Piuttosto, in una richiesta di maggiore «agibilità» di fronte alle istanze azzurre, anche in virtù del buon risultato alle Europee.

Anche così si legge l’annuncio di Tajani su una prossima iniziativa sulle carceri in tandem coi Radicali. Così come la presa di distanze su Casapound. «Lo scioglimento? C’è una legge che prevede che ci debba essere una sentenza della magistratura: se ci fossero gli estremi per farlo, come una violazione della legge e della Costituzione, io non avrei problemi». Un giudizio senza incertezze, così come nella difesa del cronista aggredito: «Quello subito da Andrea Joly è un pestaggio, un atto criminale. E questo lo dico indipendentemente se lui si fosse dichiarato giornalista o meno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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