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Nel team di Jannik Sinner, il presente convive con una serie di interrogativi legati al futuro. Le ultime settimane sono state caratterizzate da cambiamenti e rientri: Umberto Ferrara è tornato a ricoprire il ruolo di preparatore atletico dopo l’addio forzato causato dalla vicenda Clostebol, prendendo il posto di Marco Panichi. Invece resta ancora vacante la casella del fisioterapista, passata prima da Giacomo Naldi, poi da Ulises Badio, ma attualmente senza un nome fisso.
LE PAROLE DI COACH VAGNOZZI — A fare chiarezza sulla situazione interna è intervenuto Simone Vagnozzi, intervistato dal sito dell’ATP. Il coach italiano ha commentato la posizione di Darren Cahill, figura centrale nel team e attualmente in bilico dopo le parole di Sinner post-Wimbledon che lasciavano presagire una permanenza fino al 2026.
Tuttavia, nessuna decisione definitiva è ancora stata presa.
«Saremmo tutti felici se Darren Cahill decidesse di restare, ma al momento non c’è nulla di certo. Io sono molto fortunato ad aver incontrato una persona come Darren, sia dal punto di vista professionale che personale. Abbiamo legato subito, e questo ci ha indubbiamente aiutato nel nostro percorso. Non è mai facile trovare quella chimica, ma abbiamo sempre messo al primo posto l’interesse di Jannik. Nel team abbiamo ruoli diversi: io mi occupo più dell’aspetto tecnico e tattico, mentre lui è più responsabile della parte mentale ed emotiva. Naturalmente condividiamo tutto, e la cosa più importante è che il giocatore senta sempre una voce unita», ha raccontato Vagnozzi.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: Sinner è oggi il numero uno del ranking mondiale, dopo una stagione in cui ha conquistato quattro Slam e le ATP Finals di Torino. Una vetta che, secondo Vagnozzi, comporta anche un cambiamento nell’approccio alle competizioni: «Allenare il numero 1 è una posizione meravigliosa. Significa affrontare ogni torneo con l’intenzione di vincerlo. Come diciamo sempre all’interno del team, la cosa importante è cercare di lavorare e prepararci al meglio possibile per avere la possibilità di competere e vincere più titoli possibile. Per noi è fondamentale avere la tranquillità di sapere di aver fatto tutto nel miglior modo possibile».
Infine, non potevano mancare parole di stima nei confronti del campione altoatesino, sia per le sue qualità tennistiche che per l’approccio umano e mentale che lo distingue: «Jannik è un ragazzo molto calmo e maturo per la sua età, sa esattamente cosa vuole ottenere nella vita e dà sempre il massimo. Se ha un segreto? Sì, l’incessante desiderio di migliorarsi, di non essere mai soddisfatto. Se non ce l’avesse, trovare la motivazione quotidiana per allenarsi sarebbe difficile. È fondamentale che il giocatore studi anche per conto proprio, è un modo per visualizzare la partita in anticipo. Fuori dal campo è anche un ragazzo di 23 anni divertente e geniale, molto giocoso. È una persona piacevole da avere accanto».
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