ROMA È il mantra che va ripetendo da tempo il ministro Guido Crosetto: serve che lo strumento militare sia al passo con le «minacce multidominio», incluse quelle cyber che, per loro stessa natura, non possono essere più gestite separatamente. Tre proposte di legge, pronte a essere incardinate alla Camera, vanno in questa direzione, attribuendo al personale militare, in ambito cibernetico, lo stesso “scudo” di cui godono gli 007. I testi di riferimento che, secondo quanto riferiscono fonti di maggioranza al Messaggero, «sono pronti per essere discussi», sono quelli dei forzisti Giorgio Mulè, Antonino Minardo e della deputata FdI, Paola Chiesa.
LE GARANZIE
Punto nevralgico, che ritorna in tutti, è l’estensione delle “garanzie funzionali” — oggi riconosciute agli operatori dei servizi segreti (Aise, Aisi, Dis) — anche al personale che si occuperà di cyber. In concreto? Anche per i militari tutele legali che scatteranno se sarà necessario compiere atti che, normalmente, violerebbero la legge (dalla creazione di un’identità falsa, all’accesso in siti protetti, per fare un esempio). Da capire se a concedere tali garanzie saranno ancora solo il presidente del Consiglio, o l’Autorità delegata ai servizi (Alfredo Mantovano), oppure se il perimetro decisionale andrà rivisto, includendo il concerto con il ministro della Difesa.
LE COMPETENZE CYBER
Ogni proposta, poi, guarda alle nuove competenze da attribuire ai militari in ambito cyber. Nel testo del vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè – oltre al compito, «sin dal tempo di pace, di difendere le infrastrutture spaziali, critiche e dello spazio cibernetico» con unità specialistiche ad hoc – si stabilisce che l’Italia includa nel novero delle missioni internazionali anche quelle per il «controllo e la protezione dello spazio cibernetico». Nella proposta del presidente della commissione Difesa, Minardo, il ministero della Difesa potrà accedere, per quanto di competenza, agli elenchi delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche e degli operatori pubblici e privati con sede nel territorio nazionale: l’Agenzia per la cybesicurezza, di suo, sarà chiamata a trasmettere questi elenchi non più solo al Dis, ma pure al ministero guidato da Crosetto. Nella proposta di Chiesa, infine, ritorna la definizione di spazio cibernetico nel quale il ministero della Difesa dovrà adempiere i propri compiti «anche al di fuori dei confini nazionali». Con la possibilità di avvalersi di tecnici del settore. L’iter in commissione potrebbe partire in parallelo con l’esame degli otto programmi d’arma ancora da approvare, oppure subito dopo il loro via libera. Anche se resta l’incognita del nuovo pacchetto di armi per l’Ucraina che il Parlamento potrebbe essere chiamato ad autorizzare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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