La tassazione sugli affitti brevi non cambierà. L’obiettivo della Lega e di Forza Italia è congelare l’aumento della cedolare secca previsto in manovra, che di fatto porta il prelievo dal 21% al 26% per quasi tutti i proprietari facendo salvi soltanto quelli che non ricorrono a piattaforme per dare la loro casa in locazione. A mezzogiorno di ieri è scaduto il termine che il Carroccio ha dato ai suoi parlamentari per presentare i correttivi al disegno di legge di Bilancio. Una scadenza interna in vista della data ultima per depositare le richieste di modifica in commissione in Senato, fissata per venerdì prossimo.
Gli affitti brevi
Sugli affitti i leghisti chiedono di mantenere l’attuale sistema che prevede un prelievo del 21% sulla prima casa data in locazione e del 26% per la seconda, la terza e la quarta. Posizione condivisa anche da Forza Italia. «Il meccanismo è semplice. Se due partiti su tre hanno detto che non sono d’accordo è difficile che passi», ha spiegato ieri Claudio Borghi, senatore della Lega e uno dei quattro relatori del disegno di legge di Bilancio assieme ai colleghi Guido Quintino Liris (Fdi), Dario Damiani (Forza Italia) e Mario Alejandro Borghese (Noi Moderati). Cancellare l’articolo che alza la cedolare secca è l’obiettivo principale, ma altri correttivi potrebbero limitarsi a contenere il rincaro. Lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha aperto a modifiche. In più occasioni ha però anche motivato le ragioni del rincaro: gli affitti brevi destinati ai turisti che affollano le città italiane influiscono sul mercato e sulla disponibilità di alloggi per le famiglie.
Rottamazione e pensioni
Altro traguardo che il Carroccio si è dato è quello di portare a casa una platea più ampia per la rottamazione delle cartelle esattoriali che per il leader Matteo Salvini è stata possibile per il contributo richiesto alle banche. A beneficiare della rateizzazione in nove anni, nelle intenzioni del partito dovranno essere anche i contribuenti che hanno ricevuto avvisi di accertamento. Anche il capitolo pensioni è uno dei temi caldi per i leghisti. «I margini ci sono su tutto, so che Claudio Durigon sta lavorando su quello», ha detto ieri Salvini da Bari, a margine di un evento del suo partito in vista delle Regionali. Sui contorni del possibile intervento massimo riserbo. Sempre Borghi ha poi annunciato due interventi i cui soli titoli sono destinati a scatenare dibattito una volta che dovessero trovare spazio nel fascicolo degli emendamenti. La prima proposta punta a cancellare la reversibilità per le unioni civili. Il secondo spunto ipotizza di uscire dal Meccanismo europeo di stabilità, il Mes, del quale l’Italia non ha ancora ratificato la riforma che permetterebbe di usare i fondi del veicolo come paracadute per le crisi bancarie. «Vendiamo le quote del Mes, così possiamo recuperare 15 miliardi da usare per abbassare le tasse», ha lanciato la provocazione Borghi.
Il decreto
Intanto trascorso quasi un anno dell’approvazione della legge di Bilancio 2025 torna a circolare lo schema di Dpcm per monitorare e definire i «contributi di entità significativa» a carico dello Stato destinati a società, enti e fondazioni. Il provvedimento fissa a 1 milione di euro la soglia oltre la quale il contributo è considerato «significativo». A questo punto, per i beneficiari, scatteranno una serie di verifiche sull’uso delle risorse affidate agli organi di controllo interno che entro il 30 aprile dovranno presentare una relazione al ministero dell’Economia. L’alternativa per non sottostare ai nuovi adempimenti sarà rinunciare al contributo.
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