Cercasi un miliardo di euro. Il governo va a caccia di nuove coperture per la Manovra. Serve un vertice fiume del centrodestra a Palazzo Chigi per trovare l’intesa politica su cinque “ritocchi” alla legge di bilancio. Affitti brevi, crediti fiscali, Isee sulla prima casa, dividendi e fondi alle forze dell’ordine. Ma resta il nodo delle coperture. E si torna a guardare alle banche per far quadrare i conti: spunta un aumento dell’Irap sulle grandi banche e le assicurazioni dal 2 al 2,5 per cento.
LA RIUNIONE
I leader della maggioranza si danno appuntamento a mezzogiorno. Giorgia Meloni presiede il vertice con i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, Maurizio Lupi, i capigruppo al Senato, Giancarlo Giorgetti e il viceministro al Mef Maurizio Leo, il ministro Luca Ciriani. C’è l’intesa di massima su poche ma sostanziali modifiche. Al primo posto l’imposta sugli affitti brevi: non ci sarà il ventilato aumento fino al 26 per cento, resterà al 21. E ancora. Sarà allargata l’esenzione per l’Isee sulla prima casa, fino a 120mila euro, alzando il valore catastale per le città più grandi. Mentre il governo vuole allentare la stretta sulle cedole delle società: la soglia di partecipazione scende dal 10 al 5 per cento e sarà previsto l’obbligo di mantenere la partecipazione per almeno tre anni. E se salta definitivamente la stretta sui crediti fiscali, la maggioranza serra i ranghi e cerca risorse extra per finanziare le forze dell’ordine: almeno 50 milioni di euro in più.
Fin qui l’accordo di massima. Raggiunto in «un clima di grande condivisione», fanno sapere da Palazzo Chigi in serata. Ma è un’intesa scritta ancora a matita, perché la caccia ai fondi è appena entrata nel vivo. Le cinque modifiche costano insieme all’incirca un miliardo di euro. E solo una parte delle coperture è stata individuata dai leader riuniti a conclave ieri mattina. Circa duecento milioni dovrebbero arrivare dall’aumento dell’Irap per banche, assicurazioni e holding finanziarie. Una stretta a sorpresa che convince Lega e Fratelli d’Italia ma molto meno Forza Italia. È Tajani ancora una volta a piantare i paletti. Prima di chiedere un sacrificio extra alle banche «bisogna parlarci, perché con loro avevamo un accordo» mette in guardia il forzista. Chiedendo a Leo e Giorgetti se ci sono i margini per esentare dall’aumento della tassa, con i fondi extra dall’Irap, almeno le holding non finanziarie. Risposta: improbabile, valuteremo. Mentre resta solida l’intenzione, da parte del governo, di escludere dalla tagliola le piccole banche, a cui potrebbe essere richiesto solo il pagamento di una franchigia. Ciriani da parte sua assicura che il dialogo con l’Abi e «con tutti i soggetti interessati dalle misure del governo» ci sarà. Ovvero niente blitz. Il nodo, si diceva, è la caccia alle coperture. Per le modifiche approvate ieri e per quelle ancora in cantiere, come l’aumento dei fondi all’editoria chiesto dagli azzurri. Solo la riduzione al 21 per cento della tassa sugli affitti brevi si può “autofinanziare”, con la decisione del governo di ridurre da 6 a 4 o 3 immobili la soglia da cui scatta l’attività d’impresa. Altre risorse — circa duecento milioni di euro — arriveranno dall’aumento delle tasse sui pacchi provenienti da paesi extra-Ue e sulle plusvalenze delle imprese. Difficile invece fare cassa con la discussa tassa sulle plusvalenze dall’oro di investimento. Frena il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo: «È una tematica molto complessa, serve un nuovo approfondimento…». Basta? No, non basta. Per questo i leader del centrodestra chiedono a Giorgetti e alla Ragioneria di fare i conti. Tutto non si può fare, è il monito scandito da Meloni ai suoi alleati e ai capigruppo che dovranno “tenere” le truppe al Senato da qui al 28 dicembre, quando la Manovra avrà il via libera definitivo alla Camera, salvo imprevisti. A pagare lo scotto di una finanziaria “sobria” saranno anzitutto le bandierine piazzate dai partiti nelle scorse settimane. Dalla rottamazione fiscale, che Salvini avrebbe voluto estendere alle cartelle di accertamento, fino all’aumento delle pensioni minime caldeggiato da Forza Italia e al taglio del canone Rai chiesto ancora dai leghisti. Giorgetti è stato fin troppo chiaro: i soldi non ci sono. Per trovarli c’è solo una strada ed è sempre dolorosa da imboccare per un governo che entra nell’ultimo miglio della legislatura: alzare le tasse. Ipotesi niente affatto esclusa in queste ore.
IL MONITO DI MELONI
Urge ritagliare un tesoretto extra, specie per finanziare misure con un appeal elettorale speciale. Il comparto sicurezza è fra quelli con i riflettori del governo puntati addosso. Ammonta ad almeno cinquanta milioni l’aumento per il settore messo in conto dai leader del centrodestra. Altri venti milioni di euro, hanno concordato i presenti, saranno ad esempio sottratti dal tesoretto per le modifiche dei senatori del centrodestra — inizialmente di 100 milioni — e destinati agli agenti che lavorano in strada, sulle volanti, e dunque rischiano più di altri. L’input è partito direttamente da Meloni. Che sul punto ha recapitato un monito ai suoi: niente marchette in Parlamento. Ovvero: i senatori del centrodestra devono destinare, nei rispettivi emendamenti, la propria quota (circa 400mila euro) per «interventi di valore, per gli enti locali o istituzioni riconosciute». Meloni fa qualche esempio. Meglio conservare i fondi per il restauro di un palazzo antico o per chiudere i cantieri di un piccolo comune, piuttosto che per una miriade di mini-misure «assistenzialistiche».
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