13.05.2025
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Economy

Addio al demografo Antonio Golini: fu commissario straordinario dell’Istat


A rendere nota la scomparsa a 87 anni di Antonio Golini è stato l’Istat, l’Istituto che il demografo guidò come commissario straordinario dal 2013 al 2014. Demografo di grande rilievo nel panorama scientifico italiano e internazionale, Golini, ha ricordato l’Istat, ha dedicato la sua carriera allo studio delle dinamiche demografiche, delle transizioni della popolazione e delle trasformazioni sociali. La sua attività accademica e istituzionale ha contribuito in modo significativo all’avanzamento degli studi sulla popolazione, con una particolare attenzione alle implicazioni delle tendenze demografiche per le politiche pubbliche. Durante il suo mandato alla guida dell’Istat, «ha garantito continuità e rigore scientifico in una fase di transizione, confermando l’autorevolezza dell’Istituto a livello nazionale e internazionale». Il Presidente, il Consiglio dell’Istituto e tutto il personale dell’Istat si sono uniti nel ricordo riconoscente di un uomo di scienza e di istituzioni». Golini è stato anche un prezioso collaboratore del Messaggero, che ha ospitato per diversi anni le sue riflessioni sulle dinamiche demografiche e sulle implicazioni che la denatalità può avere sullo sviluppo economico e sociale del Paese, oltre che gli impatti rilevanti sulle politiche pubbliche, dalle pensioni alla Sanità. La crisi demografica, aveva scritto nel libro “Italiani poca gnete”, «costringe a ripensare tutto: sviluppo economico, lavoro, welfare e politica estera». Nei suoi scritti e nei suoi interventi, aveva analizzato con lucidità gli effetti di quello che definiva il “malessere” demografico.

LE RIFLESSIONI

L’impatto dell’invecchiamento sull’innovazione e sull’imprenditorialità; il progressivo ridimensionamento della forza lavoro; il rischio di insostenibilità per previdenza e pensioni pubbliche in un Paese già gravato da un indebitamento record; le incognite legate ai flussi migratori in entrata soprattutto dal Sud del mondo e il depauperamento del capitale umano causato dalla nuova emigrazione; i mutamenti sociali e culturali che da tutto ciò discendono; i contraccolpi politici e l’indebolimento geopolitico. Fu tra i primi a capire le pressioni e i travagli del Mediterraneo e che l’Europa, per garantirsi un futuro, avrebbe dovuto occuparsi dell’Africa. Golini ha avuto una lunghissima carriera accademica. Professore emerito alla Sapienza di Roma – dove ha insegnato Demografia per oltre cinquant’anni – è stato anche docente di Sviluppo sostenibile presso la Luiss; accademico dei Lincei, e presidente della Commissione Onu su popolazione e sviluppo.

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