Secondo Sergio Marullo di Condojanni, ad di Angelini — multinazionale della farmaceutica con head quarters a Roma — in ogni azienda devono sempre «dialogare la dimensione privata e quella pubblica». E se la prima «si nutre di innovazione, l’altra è legata alla sostenibilità». In quest’ottica i profitti aiutano anche le imprese a portare avanti progetti di sviluppo per le comunità nei territori nei quali si opera. «A Roma, non a caso, abbiamo fatto un grande investimento per la città con i nostri quarters. Angelini opera in 21 Paesi, ma la Capitale per noi è importantissima e abbiamo fatto la scelta di investire e di crescere qui. Ci siamo chiesti cosa possiamo fare noi per Roma e non che cosa Roma può fare noi».
In questa direzione è nato e si è sviluppato «un head quarter, che oltre a essere per noi motivo di orgoglio, ci aiuta ad attirare talenti». Aspetto importante per «una multinazionale, dove metà del nostro top management oggi parla inglese. E non a caso noi dobbiamo crescere, lavorare per portare sempre più talenti qui». Su questo fronte, Roma però deve ancora lavorare: «Quando cerchiamo giovani ricercatori a livello globale la Città Eterna sconta un pregiudizio non ancora del tutto positivo. Per me è una follia e non soltanto perché è la città più bella al mondo dove poter lavorare».
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