Dopo S&P è il turno di Fitch. L’agenzia di rating ha rivisto il giudizio sull’Italia, alzando da BBB a BBB+ con prospettive stabili. Brinda alla promozione il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: «Tanto studio, tanto lavoro. Serio e riservato. Abbiamo riportato l’Italia sulla giusta strada», ha commentato il titolare del Mef.Già nei giorni scorsi il titolare del Mef si era dimostrato tranquillo. «Passeremo bene l’esame», commentava il ministro dell’Economia, giorni fa. L’esaminato, aggiungeva, fa i compiti e «l’esaminatore fa il suo mestiere» e «non può non notare quello che tutti i mercati stanno notando». Proprio al titolare del Mef va il plauso del collega di governo e di partito Matteo Salvini, «orgoglioso» del lavoro fatto.
Le motivazioni della promozione gli danno ragione. Fitch sottolinea la cautela sui conti su cui fa leva il governo per realizzare gli obiettivi sia a breve sia sul medio e lungo termine.
C’è «una maggiore fiducia nella traiettoria fiscale dell’Italia, sostenuta da una crescente prudenza nei conti pubblici e da un forte impegno a raggiungere gli obiettivi di bilancio a breve e medio termine previsti dal nuovo quadro di bilancio dell’Ue», scrivono gli analisti di Fitch.
I numeri
L’agenzia di rating mette in evidenza «un contesto politico stabile, il continuo slancio riformatore e la riduzione degli squilibri esterni» che »migliorano ulteriormente gli indicatori di credito dell’Italia». Inoltre, «questi fattori attenuano i rischi derivanti dal debito pubblico ancora elevato e dalle crescenti sfide esterne».
Tutte ragioni che spingono gli esperti dell’agenzia statunitense a prevedere per fine anno un deficit al 3,1 per cento, inferiore al 3,3% indicato in primavera dal Mef nel documento di finanza pubblica, merito «dell’ampliamento della base imponibile per le buone performance del mercato del lavoro. La linea di Fitch, peraltro, è anche quella che si fa strada tra diversi osservatori, convinti che Roma possa arrivare al 3% già a fine anno, se non addirittura fare meglio, uscendo quindi in anticipo dalla procedura di infrazione europea per disavanzo eccessivo. La società di rating conferma inoltre le stime del Tesoro sulla crescita per il 2025 allo 0,6% e allo 0,8% per il 2026, nonché per il 2027. Quanto a debito è atteso salire al 137,6% nel 2026, ancora per il peso del Superbonus al 110%. «Il debito resterà molto più elevato rispetto ai paesi» con rating BBB (la media era il 57,3% nel 2024) ma «prevediamo una riduzione dei rischi in termini di finanziamento e sostenibilità». Scrivono ancora: «prevediamo che il rapporto debito/PIL inizierà a diminuire di circa 1 punto percentuale all’anno (al 134% entro il 2030) man mano che questi effetti si dissipano, riflettendo avanzi primari sostenuti e una crescita nominale modesta (prossima al 3%)». Traguardi alla portata come lasciato intendere anche dalla presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, secondo la quale l’Italia è un esempio da seguire, contrapposta alla Francia alle prese con una situazione politica di instabilità e conti fuori controllo. Difficoltà certificate proprio da Fitch che ha declassato il Paese, seconda economia d’Europa E ieri per Parigi è arrivata anche la bocciatura di Bbrs, che ha tagliato il giudizio ad AA sempre in scia alle difficoltà che attanagliano il governo anche dopo il cambio della guardia del primo ministro.
Il confronto
L’Italia parte da basi diverse. Lo scorso aprile proprio Fitch aveva confermato il suo giudizio sulle prospettive italiane, ribadendo il rating BBB con outlook positivo. Il voto aveva aperto la stagione delle pagelle delle tre grandi agenzie. A stretto giro era arrivata la promozione di S&P che aveva portato la sua valutazione da BBB e BBB+. A maggio è stato il turno di Moodys di rivedere da stabili a positive le prospettive dell’economia italiana.
Nel comunicato trova spazio anche un passaggio sulla situazione della banche per l’abbondande liquidità e la robusta posizione del apitale. Anche a questo giro Fitch apre le danze, seguiranno S&P il 10 ottobre, proprio nei giorni nei quali il governo sarà impegnato a scrivere il disegno di legge di Bilancio, e chiuderà Moody’s il 21 novembre prossimo.
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