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370mila nati nel 2024, in calo del 2,6%


In Italia nascono sempre meno bambini. Nel 2024, secondo l’Istat, si è superato un altro record: le nascite sono state meno di 370mila. Per l’esattezza 369.944, in calo del 2,6% sull’anno precedente. Sono, in media, meno di 1,2 figli (1,18) per donna: il minimo storico.

Si conferma così quello che per l’Istituto di statistica e gli esperti di natalità è diventato oramai un calo strutturale, segnato dalla riduzione delle donne in età fertile e dalla drastico calo del tasso di fecondità sotto i 30 anni. I bambini si fanno sempre più tardi, spesso fuori dal matrimonio, e questo vale soprattutto per le coppie in cui entrambi i genitori sono italiani. L’invecchiamento della popolazione (un italiano su quattro è già over 65 e nel 2050 lo sarà uno su tre) ha e avrà quindi effetti sempre più preoccupazioni sull’economia nazionale, dalla produttività del lavoro e l’assenza di manodopera giovane fino al peso crescente delle pensioni sul bilancio pubblico.

I NUMERI

La tendenza nera sembra peggiorare nei primi mesi di quest’anno. Secondo i dati provvisori relativi a gennaio-luglio, infatti, sono circa 13mila in meno i bimbi nati rispetto allo stesso periodo del 2024 (-6,3%). Le regioni dove si registrano i cali più intensi sono l’Abruzzo e la Sardegna (rispettivamente del 10,2% e del 10,1%). Ma anche l’Umbria (-9,6%), il Lazio (-9,4%) e la Calabria (-8,4%).

Per quanto riguarda il numero medio di figli per donna, poi, la stima provvisoria dei primi sette mesi di quest’anno evidenzia un ulteriore calo a 1,13. Nel 2024 l’età media in cui si partorisce ha raggiunto i 32,6 anni, in lieve rialzo rispetto all’anno precedente (32,5), ma in crescita di quasi tre anni rispetto al 1995.

Limitando quindi l’analisi ai soli primogeniti, le donne diventano madri in media per la prima volta a quasi 32 anni (31,9), contro i 31,7 del 2023 ei 28,1 del 1995. L’aumento dell’età media al parto si osserva sia tra le donne straniere che tra quelle italiane, ma coinvolge più le seconde. L’età continua ad essere più alta nel Centro e nel Nord (33 e 32,7 anni) rispetto al Mezzogiorno (32,3). Lazio, Basilicata e Sardegna sono le regioni cui spetta il primato della “posticipazione” (33,2 anni in tutte e tre le Regioni). E, come detto, è sempre più diffusa tra i giovani la tendenza ad avere figli fuori dal matrimonio. Pur a fronte di una riduzione assoluta, l’incidenza dei nati da coppie non coniugate continua comunque a crescere: 43,2% nel 2024 (+0,8% sul 2023 e +23,5% rispetto al 2008). La quota più elevata si osserva nel Centro (49,6%), seguito dal Nord (42,8%). Tra le Regioni spiccano l’Umbria e il Lazio, dove più della metà dei bimbi nasce fuori dal matrimonio.

Resta sostanzialmente stabile, invece, il numero dei nati da genitori in cui almeno uno dei partner è straniero. Queste nascite, che costituiscono il 21,8% del totale, sono passate da 80.942 nel 2023 a 80.761 nel 2024. Dal 2012, ultimo anno in cui si è osservato un aumento rispetto all’anno precedente, il calo è però di oltre 27mila unità. I nati da coppie miste (padre italiano e madre straniera, oppure padre straniero e madre italiana), che rappresentano l’8,1% del totale dei nati, registrano poi un lieve aumento sul 2023 (pari al 2,3%), attestandosi a 30.168 bambini e bambine (contro i 29.495 dell’anno precedente).

LE PROSPETTIVE

Per Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità, «si conferma la profonda crisi demografica che l’Italia sta attraversando: non è più un segnale isolato, ma un trend che mette a rischio la sostenibilità sociale ed economica della nostra nazione». Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica e consigliere del Cnel, tra i massimi esperti in Italia del tema natalità, aggiunge che «se non facciamo qualcosa per invertire la rotta, rimanendo sotto quota 1,2 figli per donna, l’impatto sul welfare e sulle imprese potrebbe essere irreversibile: rischiamo di entrare in un circolo vizioso tra spesa alta per gli anziani e sempre meno opportunità per i giovani». Per questo le opposizioni chiedono al governo uno sforzo aggiuntivo per aiutare tutte le tipologie di famiglie presenti in Italia.


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