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10 km oltre il confine russo. Putin in allarme invia aiuti e convoca lo stato maggiore


È Kursk il perno sul quale gira la nuova, inaspettata, controffensiva ucraina. È una regione adiacente al confine russo-ucraino perciò questa incursione di terra rappresenta una novità. Il giorno dopo, cominciano a delinearsi meglio anche le proporzioni di questo attacco. Le forze ucraine sono avanzate fino a 10 chilometri nell’oblast di Kursk, in Russia, e hanno penetrato almeno due linee difensive russe e una roccaforte, scrive l’Isw. Secondo diversi analisti, l’avanzata ucraina si è concentrata intorno a Sudzha, una città russa di circa 5.500 abitanti che ospita una stazione di gas della Gazprom che ancora rifornisce l’Europa attraverso l’Ucraina. Secondo l’Agence France-Presse, il gigante russo del gas ha assicurato che continuerà a fornire metano. Il prezzo della meteria si è alzato in queste ore (+5%) mentre i flussi non sarebbero in pericolo. Secondo gli ordini pubblicati dal gestore della rete ucraino, riferisce Bloomberg, dal punto di transito di Sudzha passeranno domani 41,7 milioni di metri cubi di gas, in linea con i flussi degli ultimi mesi. Oggi i transiti sono stati leggermente inferiori alla media (37,3 milioni di metri cubi di gas) ma la flessione, secondo fonti anonime citate da Bloomberg, è legata a una domanda più bassa da parte dei clienti. C’è ovviamente molta preoccupazione nei Paesi che attingono a questo gasdotto (Slovacchia, Ungheria e Austria). 

Sfondando il confine gli ucraini sono riusciti ad assestare un doppio colpo: penetrare in territorio russo e costringere dunque il nemico a concentrare le forze lì e a sguarnire il Donbass, fronte complicatissimo per Kiev, «più lungo di 1.000 chilometri con una profondità di oltre 200 chilometri», secondo le parole di Budanov, il capo dell’intelligence militare ucraina. A questo punto, ragionano gli analisti militari, è improbabile che le forze russe lancino una nuova campagna separata durante l’estate a causa delle capacità limitate. In sostanza, non possono permettersi di aprire un nuovo fronte, per giunta dentro i loro confini. 

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Una fonte interna russa, citata dall’Isw, ha affermato che Kiev sia riuscito a prendersi un pezzo di territorio pari a 45 chilometri quadrati all’interno dell’Oblast di Kursk e altre fonti russe hanno riferito che siano stati catturati 11 insediamenti, tra cui Nikolaevo-Daryino (1,5 chilometri a nord del confine dell’Oblast di Sumy), Darino (tre chilometri a nord del confine dell’Oblast di Sumy) e Sverdlikovo (a est dell’area Nikolaevo-Darino). Le truppe si starebbero muovendo lungo l’autostrada 38K-030 Sudzha-Korenovo. Altri blogger russi scrivono che gli ucraini sono riusciti a sequestrare e occupare la stazione di distribuzione del gas a Sudzha. E che hanno catturato 40 prigionieri russi. Mentre i russi contano 660 militari ucraini uccisi e 82 veicoli blindati distrutti. 

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E così, per la prima volta arrivano notizie della popolazione civile russa colpita dagli attacchi nemici. E quindi, tradotto, le stesse notizie lette per mesi degli ucraini massacrati dalle bombe russe. Da Mosca sono partite alla volta di Kursk sette squadre di ambulanze e ventidue medici per aiutare i residenti. Lo riporta Andrei Vorobiov, il governatore della regione di Mosca sul suo canale ufficiale Telegram. Un paziente di 70 anni con una ferita da arma da fuoco è stato trasportato all’Istituto Centrale di Traumatologia di Mosca e 50 disabili sono stati evacuati. Anche Alexander Gusev, il governatore dell’oblast di Voronezh, vicino a Kursk a sud, ha promesso aiuti umanitari tra cui lavatrici, frigoriferi, forni a microonde e un generatore diesel, «necessari per creare centri di accoglienza temporanei», scrive. Il governatore dell’oblast di Orel Andreï Klytchkov ha chiesto ai concittadini di raccogliere «acqua in bottiglia, vestiti, biancheria intima e articoli per l’igiene personale».  

Putin riunisce il gabinetto di guerra

La risposta del Cremlino alle attività offensive ucraine nell’Oblast di Kursk è stata finora contraddittoria. Hanno dato la notizia dell’attacco per primi dicendo di aver bloccato un tentativo di infiltrazione. Ma che si trattasse di qualcosa di molto più importante di un’infiltrazione lo dimostra il clima grave che si è addensato sul Cremlino e che trapela dalle relative comunicazioni. Subito dopo l’attacco Vladimir Putin ha incontrato i più alti esponenti militari e ha parlato di «provocazione su larga scala» degli ucraini. Ha anche incontrato il ministro della Difesa Andrey Belousov, il segretario del Consiglio di sicurezza Sergei Shoigu, il direttore del Servizio di sicurezza federale (FSB) Alexander Bortnikov e il capo di stato maggiore generale dell’esercito, il generale Valery Gerasimov. Ha poi incaricato il vice primo ministro Denis Manturov e le autorità regionali di coordinare l’assistenza umanitaria nel distretto. Il governatore di Kursk, Alexey Smirnov, ha affermato che la situazione è «sotto il controllo personale di Putin». Tirare in ballo il capo del Cremlino dà la misura di quale colpo, anche psicologico, abbia inferto l’offensiva ucraina.

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