20.06.2025
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Politics

Zelensky sarà solo alla cena. Il veto di Trump anche al G7


Tempi durissimi per l’Ucraina e non solo per le bombe che continuano a piovere dal cielo. Se due indizi fanno una prova, allora Volodymyr Zelensky ha più di un motivo per non dormire sonni tranquilli. «Sono molto deluso dalla Russia, ma anche dall’Ucraina» perché «si sarebbe potuto fare un accordo di pace» di cui non c’è traccia, è tornato a cannoneggiare ieri Donald Trump, mentre da Kiev il presidente in mimetica spiegava di essere pronto a chiedere un colloquio col tycoon a margine dei lavori del G7 a Kananaskis, in Canada, per ragionare su nuove sanzioni contro Mosca, rea di aver fatto cadere le richieste di cessate il fuoco arrivate da Washington. Ma non è solo a Kiev che si respira pessimismo. È un sentiment condiviso, rimbalza nelle cancellerie europee e tra gli alleati della Nato, nessuno escluso. Il timore che serpeggia e che si ingrossa di giorno in giorno è che gli Usa vogliano smarcarsi, abbandonando l’Ucraina al proprio destino. Ad alimentare l’apprensione l’annuncio del capo del Pentagono, Pete Hegseth, di un taglio dei fondi per Kiev già a partire dalla prossima legge di bilancio.

Per questo l’appuntamento dei 7 Grandi del pianeta tra le montagne di Alberta è accompagnato da una buona dose di preoccupazione. Con il “padrone di casa”, il Canada, che si muove sul filo, in un difficile equilibrio da funambolo. Non deve essere semplice per chi ha subito sfacciate minacce di annessione e una guerra dei dazi senza esclusione di colpi. Eppure Toronto cerca di tenere insieme tutto, tentando di non urtare l’umore di Trump pur di salvare il vertice che segna il 50esimo anniversario del Gruppo dei Sette. Stessi sforzi portati avanti nella preparazione di un altro summit all’orizzonte, quello della Nato all’Aia, in programma dal 24 al 26 giugno. E dove Zelensky parteciperà solo alla cena della vigilia, tenuto a debita distanza dai lavori formali del vertice. Per volontà, stando a fonti diplomatiche, proprio del presidente statunitense, che di tenere un posto al tavolo per Kiev non avrebbe voluto saperne.

I timori per uno smarcamento degli States dalla guerra in Ucraina si sono fatti largo anche nell’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e il segretario generale della Nato Mark Rutte. Il numero uno dell’Alleanza atlantica ha preventivamente informato la premier dell’assenza di Zelensky ai lavori dell’Aia dove gli alleati dovranno ragionare delle spese da destinare alla difesa. E convincere Trump a venire incontro alle esigenze di chi, pur dichiarandosi pronto a destinare il 5% del Pil alla Difesa, non può certo permettersi di sconquassare i conti pubblici. Italia compresa. Motivo in più per non indispettire il tycoon aggiungendo un posto a tavola per un ospite poco gradito.

Più o meno è lo stesso mood che va in scena ad Alberta, dove gli sherpa in queste ore lavorano alle conclusioni finali del G7. Che, con altissime probabilità, non arriveranno. Al momento restano infatti fuori dall’accordo Ucraina e crisi in Medio Oriente, conflitti che, al 90%, verranno citati solo nel comunicato della presidenza canadese. Troppo abissali le distanze tra l’America first di Trump e gli altri alleati su Ucraina e Gaza per intestarsi una linea comune. Per questo, a due giorni dall’inizio del summit — dove sarà presente Zelensky, protagonista di una sessione di lavoro “sull’Ucraina forte e sovrana” con Rutte — le diplomazie riunite a Kananaskis sono orientate ad adottare dichiarazioni comuni su sette dossier piuttosto che un testo unico.

I DOCUMENTI

Tra i documenti che recheranno le firme dei leader ne figurano persino due sulla lotta agli incendi e le tecnologie quantistiche. Ma delle guerre che tengono il pianeta col fiato sospeso non c’è traccia: per loro, salvo accordi in zona Cesarini, ci si dovrà accontentare delle conclusioni della presidenza canadese. E se l’Ucraina figura almeno tra le sette sessioni di lavoro, la guerra a Gaza non spunta nemmeno un titolo: rientrerà nella cena di lavoro sui “temi geopolitici”. Mentre l’Italia, grazie al sostegno degli States e del Regno Unito, incassa una dichiarazione ad hoc, corale, “sulla migrazione e sulla lotta al traffico di essere umani”. «È un vertice volutamente annacquato — spiegano fonti diplomatiche — anche sul cambiamento climatico e sullo sviluppo sostenibile non c’è nulla e la ragione è sempre la stessa: guai a far incavolare Trump».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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