30.07.2025
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Economy

Von der Leyen in missione a Pechino, ma l’intesa con la Cina è ancora lontana


Al di là degli auspici diplomatici, non si riducono le distanze tra l’Europa e la Cina. Politiche e commerciali. Prima della partenza della delegazione Ue (la presidente Ursula von der Leyen, il leader del Consiglio Antonio Costa e Kaja Kallas, Alto rappresentante per gli affari esteri) per Pechino, un portavoce della Commissione si era affrettato a far sapere che Bruxelles non si aspettava nell’ex Regno di Mezzo di trovare un partner per controbilanciare l’offensiva protezionistica trumpiana. Previsione confermata, ieri, dopo il summit che ha visto Ursula von der Leyen e Xi Jinping lontani dallo sciogliere i nodi che rendono complesse le relazioni tra le due superpotenze.

PUNTO DI SVOLTA

Il presidente dell’Unione europea ha dichiarato: «Siamo a un punto di svolta. Credo che il vertice abbia dimostrato che possiamo trovare soluzioni pratiche». Ma poi ha aggiunto al leader di Pechino che «servono più progressi sui problemi». Cioè la sovrapproduzione cinese «su acciaio, pannelli solari, veicoli elettrici o batterie» che si sta scaricando sul Vecchio Continente. Il tutto mentre la bilancia commerciale pende soltanto da un lato e Pechino mantiene barriere all’accesso delle merci europee nel suo mercato interno come «carne, cosmetici e prodotti farmaceutici. Nell’ultimo decennio il nostro deficit è raddoppiato — ha scandito Von der Leyen — superando i 300 miliardi di euro, va riequilibrato». Per non parlare della poca trasparenza «sulla sicurezza dei dati e sui flussi di dati transfrontalieri» o sulle attività informatiche «dannose» imputate alla Cina. E non da meno sono la guerra in Ucraina e l’appoggio a Vladimir Putin, il rispetto dei diritti umani in Tibet come a Hong Kong fino all’aumento delle tensioni nello stretto di Taiwan.

Dopo questo bilaterale il bilancio è m agro: soltanto sul clima c’è stata una dichiarazione congiunta tra la Ue e la Cina, nella quale si annuncia che i due Paesi «devono guidare gli sforzi globali per ridurre le emissioni di gas serra, anche in vista della Cop30». Anche con «un trattato internazionale ambizioso ed equilibrato sull’inquinamento da plastica». Le parti hanno poi «ribadito che, nell’attuale situazione internazionale fluida e turbolenta, è fondamentale che tutti i Paesi, in particolare le principali economie, mantengano la continuità e la stabilità delle politiche e rafforzino gli sforzi per affrontare il cambiamento climatico». Un riferimento neppure tanto velato agli Stati Uniti, ritiratisi dall’accordo di Parigi.

Von der Leyen ha poi fatto sapere che Bruxelles ha «concordato con Pechino un meccanismo aggiornato per le esportazioni cinesi di minerali di terre rare. In altre parole, in caso di colli di bottiglia, questo meccanismo di supporto rivisto può immediatamente verificare e risolvere il problema o la questione che si presenta». Ma anche su questo versante l’intesa non è risolutiva, perché resta il nodo delle licenze all’export.

Dal fronte cinese, Xi Jinping ha ricordato agli interlocutori europei che le sfide attuali «che l’Ue affronta non provengono dalla Cina». Per poi sottolineare la «necessità di gestire le differenze e gli attriti». In questa direzione la strada maestra è che Bruxelles «mantenga aperti i suoi mercati su commercio e investimenti», astenendosi dal ricorso a «strumenti economici e commerciali restrittivi». Oltre a sollecitare un’alleanza sulle tematiche ambientali e il digitale. Si è anche soffermato sull’importanza della difesa del multilateralismo. «Più la situazione internazionale è grave e complessa, più la Cina e l’Ue devono intensificare la comunicazione, rafforzare la fiducia reciproca e approfondire la cooperazione».

Ancora più pratico e prosaico il premier Li Qiang. Durante il Simposio dei leader aziendali Cina-Ue, ha spiegato che Pechino e Bruxelles devono ampliare i reciproci legami commerciali e di investimento, per rafforzare la resilienza e la vitalità economica e aumentare la capacità di negoziare le incertezze esterne.


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