24.05.2025
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Politics

«Vogliono colpirmi, schema già visto con Berlusconi»


Un film già visto in passato. Di cui si teme di conoscere il finale. Eccola, la preoccupazione che si infiltra tra le mura in pietra della masseria Beneficio in Puglia. E che spinge la premier e i maggiorenti di Fratelli d’Italia a una levata di scudi preventiva in difesa di Arianna Meloni. I segnali all’orizzonte di un autunno caldo sul fronte dello scontro con la magistratura, o meglio con una parte di essa: un possibile attacco politico-giudiziario diretto contro la sorella della presidente del Consiglio. Anticipato da una serie di articoli sul presunto ruolo della responsabile della segreteria di via della Scrofa nella scelta di alcune nomine al vertice delle partecipate di Stato. Attacco che arriverebbe in contemporanea con la ripresa del procedimento a carico di Daniela Santanchè, su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio. Una sorta di accerchiamento. Con l’obiettivo, va da sé, di indebolire il governo. E magari, avanza il sospetto qualcuno tra i fedelissimi della premier, di sabotare le riforme in cantiere della maggioranza, dalla separazione delle carriere al premierato.

A dare la stura ai timori è un articolo del Giornale a firma di Alessandro Sallusti. Una ricostruzione di cui, assicurano nell’inner circle della leader di FdI, «non sapevamo nulla». Ma che conferma ciò che già si cominciava a sospettare: «Vogliono indagare Arianna Meloni», recita il titolo del quotidiano. Che ipotizza una triangolazione di giornalisti, politici dell’opposizione e procure compiacenti per mettere in pratica il «metodo Palamara» e «azzoppare l’avversario». E adombra la possibilità che alla sorella della premier possa essere contestato il reato di traffico d’influenze.

I TIMORI

Uno scenario che fa il paio con l’allarme lanciato mesi fa da Guido Crosetto su possibili inchieste contro membri del governo Meloni. Stavolta però il presunto bersaglio ha un nome e un cognome. E la stessa premier, raggiunta a telefono dall’Ansa, spiega di ritenere «molto verosimile» la possibilità di un’inchiesta a danno della sorella. «È uno schema visto e rivisto soprattutto contro Silvio Berlusconi», osserva la leader di FdI. «Un sistema di potere che usa ogni metodo e ogni sotterfugio pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica. Hanno setacciato la vita mia e di ogni persona a me vicina senza trovare nulla per attaccarci». E ancora: «Se fosse vero che ora sono passati alla macchina del fango e alla costruzione a tavolino di teoremi per sperare in qualche inchiesta fantasiosa contro le persone a me più vicine, a partire da mia sorella Arianna, sarebbe gravissimo». Ma, prosegue Meloni, «sarebbe anche un buon segno, perché queste mosse squallide e disperate da parte della peggiore politica significherebbero solo che stiamo smontando il sistema di interessi che tiene in ostaggio l’Italia da troppi anni».

Si prepara allo scontro, la premier. Ma per le opposizioni l’arroccamento sa di «vittimismo stantio»: «Meloni smetta di inseguire le fake news complottiste e pensi all’Italia», sferza Riccardo Magi da +Europa. E mentre il Pd tace, vanno giù duri Matteo Renzi e Italia viva. Chiamati in causa da FdI perché proprio da Iv è firmata l’interrogazione parlamentare su Arianna Meloni, in cui si ipotizza una sua «influenza» sulle nomine di Stato (scelta lessicale non casuale, a sentire i Fratelli: «Renzi lancia il sasso e nasconde la mano», attaccano). «Le sorelle Meloni vedono i fantasmi?», replica furioso il senatore fiorentino. Che chiede a Sallusti di smentire ogni coinvolgimento di Iv e alla premier di rispondere in parlamento nel merito. «Io non attacco la famiglia della premier per le vicende giudiziarie, a differenza di quello che Meloni fece con i miei cari», chiosa.

LE REAZIONI

Da FdI, invece, il retroscena del Giornale innesca fin da subito una batteria di reazioni unanimi. Il responsabile Organizzazione di via della Scrofa Giovanni Donzelli posta un video in cui evoca il rischio di una «cospirazione per fermare governo e riforme» e di un tentativo di «inquinare la democrazia». Il capogruppo in Senato Lucio Malan parla di un «inquietante possibile sbocco giudiziario» della campagna contro Arianna Meloni, mentre il collega di Montecitorio Tommaso Foti lancia un messaggio «ai mestatori professionali: non passerete».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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