17.05.2025
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Economy

«Vogliamo investire ancora in Italia con una spinta verso tech e salute»


«Noi casse di previdenza associate nell’AdEPP (Associazione degli Enti Previdenziali Privati) e la Fondazione Enpam (Ente dei medici e dentisti) che è il principale ente di questo mondo, da tempo sosteniamo l’Italia, nel nostro ruolo di attori dell’economia reale anche perchè le libere professioni intellettuali che rappresentiamo sono gangli importanti del mondo produttivo, direi che ci siamo dentro quasi per genesi naturale». Alberto Oliveti è Presidente della fondazione dei medici e odontoiatrici dal 2012 che ha 27 miliardi di patrimonio, e di AdEPP, associazione delle casse da dicembre 2015 che raccoglie 1,6 milioni di professionisti, 114 miliardi di patrimonio, 18 enti. Al Messaggero il professionista medico, a capo dell’ente della categoria, illustra la nuova strategia partendo dal Fondo dei Fondi.

Le casse sono diventate investitori molto attivi sul mercato, ora potreste entrare nel progetto del Mef di un fondo dei fondi dove Cdp metterebbe 4/500 milioni per attivarne almeno altrettanti da molti soggetti come le casse?

«Parliamone, illustratecelo, diteci qual è l’idea che ha accennato il sottosegretario Federico Freni agli Stati Generali della Previdenza a maggio scorso».

Cdp e Borsa hanno convocato gli investitori per il 30 settembre, entrerete nel progetto quasi sicuramente?

«Non può essere così perchè come Enpam valuterei con attenzione la proposta partendo dal fatto di aver già investito da tempo nello stesso settore, tramite un mandato di mezzo miliardo affidato ad Anima SGR, e si potrebbe incorrere nel rischio di eccessiva concentrazione. Le altre Casse sono pienamente autonome e decideranno sulla base dei propri equilibri. Certo che se la proposta venisse messa in una logica di incentivo fiscale sui rendimenti realizzati che ha il precedente nei Pir, ogni cassa potrebbe valutarla con più interesse».

Qualcuno dice che vorreste volontarietà e diversificazione, vero?

«Si, ma credo la proposta sia già così, ogni cassa potrebbe trovare una pluralità di opzioni vicine al proprio interesse professionale».

L’odierno patrimonio di Enpam, al valore di mercato, è di 27,2 miliardi, siete uno dei maggiori investitori italiani.

«Fatti salvi 400 milioni di liquidità di tesoreria per pagare le pensioni e si noti bene che stanno depositati in banca in Italia, abbiamo 6,5 miliardi di beni reali, cioè immobili ed infrastrutture, al 90% in Italia, rispettivamente 5,7 miliardi in immobiliare tramite sgr e il resto in infrastrutture come F2i».

Tutto qui?

«Non direi, abbiamo 20,3 miliardi di beni finanziari investiti e da reinvestire per pagare prestazioni previdenziali: di questi, 14 miliardi sono obbligazioni governative e corporate, di cui 4 miliardi sono in Italia».

Siete presenti in molte quotate.

«Su 4 miliardi di azionario, quasi 2 miliardi sono impegnati in Eni, Enel, Intesa Sp, Bpm, Mediobanca, Poste, Bonifiche Ferraresi, GHC. Poi nel private market (private equity, private debt e venture capital) su 3 miliardi abbondanti di investimenti fatti, in Italia ne abbiamo 1 miliardo come FSI, Nextalia».

Però in Italia investite col contagocce il risparmio previdenziale obbligatorio dei medici e dentisti italiani?

«È evidente non sia proprio così, siamo ben oltre il peso percentuale ed il merito di credito del Paese nel mondo. Ci prendiamo questo rischio perché sosteniamo fortemente la nostra economia reale. In più pagando all’Erario circa 200 milioni all’anno di tassazione sui rendimenti degli investimenti, cosa che i nostri vicini europei non fanno».

Lei ha accennato ad Anima precursore del progetto del fondo dei fondi, perchè?

«Sì Anima ha avuto da Enpam il mandato per 500 milioni inclusi nella voce azionario in Italia, da investire in small e mid cap italiane, molto prima che il governo proponesse il suo progetto di fondo dei fondi in questo settore. Noi lo abbiamo già fatto in autonomia da tempo, comunque porte aperte a tutte le iniziative che aiutino a far crescere il Paese, magari coinvolgendo investitori che a oggi non sono presenti o lo sono in maniera marginale, noi già ci siamo. Che almeno ci venga riconosciuto.

Voi entrate nelle Governance delle società dove avete investito, perchè?

«Per avere una visione complessiva on time di quei mercati dato che come casse non solo vogliamo essere pazienti, ma dobbiamo anche essere tempestivi e lungimiranti nelle scelte, se vogliamo mantenere la coerenza del ruolo previdenziale».

Non c’è anche una logica di potere?

«Se per potere si intende espressione individuale no. Affermativo se si intende la sostanza di esercitare al meglio la propria funzione di rappresentanza di un Ente esponenziale di una categoria così importante con presenza e visione per dare coerenza al proprio ruolo previdenziale, economico e sociale. Infatti il potere lo decliniamo nella determinazione di far crescere e sviluppare il lavoro sottostante alla previdenza, come requisito fondamentale per la tenuta nel tempo di una gestione incentrata su un patto professionale tra generazioni subentranti. Per questo i nostri futuri obiettivi, correlati alla missione professionale, comprenderanno tech e salute, dove siamo già presenti con GHC che è una realtà sana e ben gestita».

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