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verso un premier tecnico, il presidente pensa a Beaudet


Dal cappello di Emmanuel Macron alla fine è uscito un maestro elementare. Per uscire dall’impasse politica in cui si trova il paese dopo le elezioni del 9 luglio che hanno consegnato alla Francia un parlamento spezzettato e nessuna maggioranza, ieri è cominciato a circolare il nome di Thierry Beaudet. Non un signor nessuno, ma nemmeno un politico. Né un tecnocrate. Personaggio rispettato della società civile, 62 anni, una carriera nel settore previdenziale, presidente del Cese, il Consiglio economico, sociale e ambientale , considerata la «terza Camera» della Repubblica.

L’inesperienza politica e la mancanza di truppe proprie in un’Assemblea divisa tra gruppi belligeranti potrebbero essere la forza di Beaudet, che ha diretto la Convenzione cittadina sul fine vita e aveva anche criticato in modo aperto lo scioglimento del Parlamento voluto da Macron dopo la batosta subita dal suo partito alle elezioni europee di maggio. «È un’opzione seria» ha detto ieri sera alla France Presse una fonte vicina al presidente riferendosi alla «soluzione Beaudet»: «È una risposta solida e nuova al bisogno di dialogo nella società, in particolare con le forze sociali».

LO STALLO

Potrebbe soprattutto essere l’unica risposta possibile a una quadratura del cerchio che Macron cerca da due mesi e che ha gettato la Francia nella più lunga crisi di Governo della Quinta Repubblica. La missione è trovare un (o una) premier in grado di creare un governo sostenuto da una maggioranza composita che comprenda il centro macroniano, la destra moderata dei Républicains e la sinistra socialdemocratica e verde. La giornata di ieri – ennesima giornata di consultazioni – si era aperta con un altro nome: quello dell’ex ministro socialista di Hollande Bernard Cazeneuve, dato per (quasi) sicuro nuovo premier. È stato proprio Cazeneuve, ieri mattina, ad aprire l’andirivieni di politici all’Eliseo. Seguito dal gollista Xavier Bertrand, altro primonistrabile, proveniente dalla destra moderata, e poi dai due ex presidenti Hollande e Sarkozy, quindi dal premier dimissionario Attal. Macron deve aver preso atto della persistenza dei veti incrociati da destra e da sinistra a tutte le soluzioni – e i nomi – proposte: Cazeneuve non in grado di convincere a sinistra nonostante i trascorsi nel partito socialista, Bertrand troppo lontano dal poter creare una maggioranza, fosse pure variabile e di intese larghissime. Beaudet, un background di sinistra moderata con qualità di mediatore universalmente riconosciute, era considerato ieri sera una «buona sorpresa» tanto sul versante sindacale che su quello patronale. E in Italia Renato Brunetta, Cnel, commenta: «Incarna la società civile, corpi intermedi di nuovo protagonisti».

LE REAZIONI

Dalla sinistra del Nuovo Fronte Popolare – prima forza in parlamento, finora inflessibile nel difendere la propria candidata premier Lucie Castets – è arrivato in serata un vago spiraglio proprio per bocca di Castets: «Sosteniamo un cambiamento di politica non un nome, dunque sosterremo un candidato in grado di far cambiare la politica in questo paese». Secondo alcune fonti, l’Eliseo avrebbe addirittura già trovato anche il direttore di gabinetto del nuovo premier, nelle vesti di Bertrand Gaume, 49 anni, prefetto della Regione Nord, legato all’ex segretario socialista Benoit Hamon. Dalla presidenza nessuna comunicazione ufficiale. Alcuni non escludevano ieri sera che «altri nomi» potrebbero uscire fuori, ma per i più oggi il presidente darà l’incarico al neofita Beaudet. «Bravissima persona, rispettata da tutti, proveniente dalla sinistra moderata — commentava ieri una fonte che ha seguito da vicino il sofferto iter di formazione del nuovo governo — ma tra essere bravi a creare il consenso dentro il Cese e scendere nella fossa dei leoni dell’Assemblea Nazionale, ce ne passa.

Francesca Pierantozzi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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