Giorgia attacca, Elly risponde. O viceversa. In ogni caso, da un lato o dall’altro, la battaglia verso le politiche è iniziata. Schlein riunisce l’Assemblea del Pd, 6 ore e mezza di dibattito, da cui esce con 225 sì alla sua relazione, nessun no, qualche maldipancia residuo (riformisti ma anche una parte della sinistra-sinistra del partito) e soprattutto una convinzione: al Nazareno, ormai, Elly ha sbaragliato la concorrenza, tanto che l’ex sfidante alle primarie Bonaccini da ieri è ufficialmente in maggioranza con lei. La via verso Palazzo Chigi è ancora lunga, e la sensazione è che dipenderà soprattutto dalle mosse del «non alleato» Giuseppe Conte, ma la sfida a Meloni è lanciata.
Elly affila i coltelli: «Penso — dice aprendo l’assemblea dem — che fra poco sentiremo un’altra bella dose di propaganda da parte di Meloni».
E poi la incalza: «Presidente Meloni vada a fare un giro per i supermercati, provi a fare i conti scaffale dopo scaffale di ciò che va rimesso al suo posto perché costa troppo. Faccia un giro perché mentre lei dice che va tutto bene, anzi non è mai andato meglio, gli italiani sono costretti a scegliere cosa comprare e cosa no perché tutto è aumentato, lo dice l’Istat. Ma questo Telemeloni non lo dice. Va bene festeggiare il cibo italiano patrimonio dell’Unesco, presidente Meloni, ma il frigo degli italiani è sempre più vuoto». E ancora: «Ieri Arianna Meloni ha detto che le priorità sono legge elettorale e premierato. Pensavamo che fossero il carovita e la sanità… Per le sorelle Meloni sono priorità la legge elettorale e una riforma che indebolisce le prerogative del Capo dello Stato: giù le mani dal presidente della Repubblica».
Schlein snocciola tutto ciò che, a detta sua, non è andato in questi tre anni. E’ il controcanto, rispetto a quello fatto a Castel Sant’Angelo da parte della premier: «La spesa pubblica è scesa sulla sanità, sulla scuola, sulla ricerca, politica industriale e anche sulla casa. Su cosa è salita invece? Sulle spese militari, per aver accettato la richiesta di Trump di portarle fino al 5% del Pil. E salgono le tasse. Nonostante la loro propaganda i dati del governo indicano che la pressione fiscale non è mai stata così alta negli ultimi 10 anni», mentre Meloni è stata «campionessa di incoerenza» su banche e accise. Poi la proposta: «Vi propongo un percorso programmatico per il Paese e nel Paese, facciamolo insieme. E’ tempo di ascoltare il territorio. Da gennaio partiremo con un grande percorso per dare la parola all’Italia». Per poi riunirsi «con le forze con cui saremo alternativa». E il referendum sulla giustizia? Per la prima volta, o quasi, Schlein esce allo scoperto: «La riforma della giustizia non è una riforma che migliorerà l’efficienza della giustizia italiani, nè aiuterà gli italiani. Serve a loro. Lo ha detto Meloni che, di fronte a una sentenza della Corte dei Conti, ha detto: ora gli facciamo vedere chi comanda. Quindi il Pd sarà impegnato per il No al referendum».
Schlein lancia anche la campagna di tesseramento per il 2026: sulla tessera Tina Anselmi. Un richiamo alle origini, come fu due anni fa con gli opcchi di Enrico Berlinguer. Dopo la relazione della segretaria seguono oltre 6 ore di dibattito, dove parlano le varie anime del Pd, con qualche momento qua e là di tensione (Boccia e Delrio, ad esempio), con le notazioni più critiche dei riformisti (Picierno: «Sono felice che oggi il segretario abbia richiamato al pluralismo, ma ascoltare giudizi verso alcuni nostri compagni come «guerrafondai», «sionisti», «riformisti da salotto» dimostra «un conformismo avvelenato» che spinge la minoranza a scegliere «se allinearsi, andarsene o stare zitti. Il pluralismo si pratica, non si dichiara e basta». I malumori maggiori sono verso Conte. Per Picierno «serve chiarezza» nel rapporto. Boccia gli ricorda «che prima non governava nessuna regione e adesso ne ha due», Alfieri chiede «che non ci siano derive trumpiane». Poi si vota: su oltre 900 aventi diritto, Schlein prende 225 e nessun no. Gli altri? Tutti astenuti o non votanti. Il problema dell’affluenza, ormai, riguarda anche i partiti.
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